ROMA – “Matematica in inglese. Oppure Storia dell’arte, o geografia o filosofia. A seconda dei professori abilitati a disposizione della singola scuola, liceo o istituto tecnico che sia. Debutta a settembre anche l’ultima parte della riforma Gelmini – scrive Gianna Fregonara sul Corriere della Sera – che prevede l’insegnamento in lingua straniera di una materia nell’ultimo anno di scuola superiore”.
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Nei licei linguistici, dove si parte della terza, la cosiddetta «immersione» nella lingua straniera è già partita del 2012, ma per le altre scuole la novità è prevista tra meno di sessanta giorni. Dispone infatti la riforma: «Nel quinto anno (dei licei) è impartito l’insegnamento in lingua straniera di una disciplina non linguistica compresa nell’area delle attività obbligatorie per tutti gli studenti. Tale insegnamento è attivato in ogni caso nei limiti degli organici a legislazione vigente». Lo stesso vale per gli istituti tecnici che dovranno offrire una materia in inglese.
Poiché, nonostante i corsi e le abilitazioni che in questi anni sono serviti a formare insegnanti proprio a questo scopo, non tutte le scuole sono pronte o hanno nel proprio organico professori preparati, nei giorni scorsi al ministero dell’Istruzione hanno deciso di indicare alle scuole un percorso «soft» per l’introduzione di questa novità nel curriculum.
Si parte comunque a settembre con la materia insegnata in lingua straniera — il metodo si chiama Clil, Content and language integrated learning, un sistema che dalla metà degli anni Sessanta è stato sperimentato in Canada e poi è stato usato in altri Paesi — e alla prossima maturità le competenze acquisite potranno anche essere oggetto dell’esame. Ma non per tutti: solo nella terza prova, mai nella seconda, per quanto riguarda lo scritto e solo se il professore interno nella commissione d’esame è titolare della materia insegnata in inglese, per quanto riguarda l’orale. Per le modalità sarà il singolo istituto decidere.
È questa la vera novità perché in alcune scuole l’insegnamento in inglese di una materia dell’ultimo anno è già stata introdotta in modo sperimentale in questi anni.
Anche riguardo alle ore di insegnamento della materia in inglese o lingua straniera le disposizioni del ministro Giannini sono più consigli che imposizioni. Si legge infatti nella circolare che è arrivata l’altro ieri ai presidi in procinto di andare in vacanza: «Si suggerisce» che la materia scelta dalla scuola sia insegnata «preferibilmente» al 50 per cento in inglese, insomma è sufficiente per quest’anno che almeno una parte delle ore, anche meno della metà, si svolga non in italiano.
Non solo, a chi non avesse in organico professori adeguati al compito di «immergere» i propri ragazzi nella nuova lingua il ministero consiglia e consente di usare progetti, tirocinanti e consulenti esterni, avvalendosi dei fondi di istituto per aiutare l’insegnante e attuare le disposizioni imposte dalla riforma.
Quel che manca per ora è il decreto — che le norme approvate nel 2010 prevedevano — a firma Miur e ministero dell’Economia per finanziare il progetto e per questo a Viale Trastevere sono corsi ai ripari indicando per il prossimo anno scolastico queste «norme transitorie», che venendo in contro a presidi e insegnanti consentono una partenza con criteri non troppo rigidi, sperando di coinvolgere tutti gli istituti.