ROMA – “Si sciopera il venerdì, ci si ammala il lunedì. Con l’obiettivo manifesto di fare, entrambe le volte, il weekend lungo”. Roberto Mania scopre su Repubblica la regola d’oro dei sindacati, giornalisti compresi. Va avanti così da sempre, in un Paese come l’Italia dove se mandi via le galline “sciò sciò” tutti, sempre meno a dire il vero, incrociano le braccia. Si tratta di uno strumento efficace per rendere interessante scioperare e vincere il dolore alla perdita della giornata (ci sono anche categorie che la giornata, nonostante lo sciopero, non la perdono comunque, dallo Stato alla Rai).
L’articolo di Roberto Mania offre una apertura interessante sulla tecnologia dello sciopero:
“Sul giorno preferito di malattia non ci sono distinzioni significative tra i circa 3,5 milioni di dipendenti pubblici e i 13 e passa milioni di dipendenti privati: cade il primo giorno della settimana nel 28,8 per cento dei casi degli uffici della pubblica amministrazione, e il 31,7 per cento dei casi delle aziende private. Nel 2013 ci sono stati complessivamente ben 4,2 milioni di malati il lunedì (2,8 milioni nel privato e 1,3 nel pubblico).
[…] È l’Italia dei certificati medici che emerge dall’ultima elaborazione (novembre 2014) dell’ufficio statistico dell’Inps. Un dato spicca tra tutti: tra il 2011 e il 2013 il numero di certificati medici nella pubblica amministrazione è cresciuto del 27 per cento (+ 9,2 per cento tra 2013 e 2012) contro un aumento nel settore privato di poco superiore all’1 per cento. Nel pubblico si è passati dai 4,7 milioni del 2011 ai 5,9 milioni del 2013, mentre nel privato i certificati sono cresciuti dagli 11,7 del 2011 agli 11,8 del 2013″.
A conferma che l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e l’eccesso di tutele qualche danno lo fanno, Roberto Mania mette in relazione assenteismo per malattia e dimensione aziendale:
“Più è piccola l’impresa meno sono frequenti i casi di malati. Né sorprende che l’84 per cento dei lavoratori del settore privato che si sia ammalato abbia un contratto a tempo indeterminato. Si ammalano più gli operai (circa il 66 per cento), più gli uomini (oltre il 67 per cento, e ci ammala soprattutto nell’industria e nel commercio. Mentre nel pubblico impiego (dati del ministero aggiornati all’agosto 2014) il maggior numero di assenze si registra nei ministeri e alla Presidenza del Consiglio”.
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