Attentato Tunisia, Matthew James fa scudo a fidanzata. 3 pallottole, ma è vivo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Giugno 2015 - 07:30 OLTRE 6 MESI FA
Matthew James e la fidanzata

Matthew James e la fidanzata

ROMA – “Devo la vita al mio fidanzato, si è gettato di fronte a me non appena hanno cominciato a sparare. Era coperto di sangue, ma mi diceva solo di scappare”: questo il drammatico racconto di Saera, sopravvissuta alla strage di Sousse, in Tunisia dove 38 turisti sono stati uccisi dai terroristi islamici. E Saera è sopravvissuta grazie al coraggio del fidanzato Matthew James, gallese, 30 anni, per gli amici Sas.

Tanti i racconti drammatici riportati da Alessandra Rizzo della Stampa. Un uomo si getta di fronte alla fidanzata per farle da scudo non appena gli attentatori cominciano a sparare; una madre trascina i figli fuori dall’acqua e corre verso l’albergo; un turista barricato in camera spinge il letto contro la porta, sperando di proteggersi mentre da fuori risuonano le raffiche. I turisti sopravvissuti all’attentato sulla spiaggia di Sousse in Tunisia hanno raccontato ancora sotto choc i i momenti dell’attacco, i terroristi che aprivano il fuoco, la ressa sulla spiaggia per cercare di mettersi in salvo, le corse disperate tra la confusione e le grida. Molti di loro sono britannici e irlandesi in vacanza con le famiglie.

Spari verso i lettini. Dal suo letto d’ospedale, un inglese ha raccontato alla Bbc di aver sentito gli spari mentre era in spiaggia. «Ho guardato mia moglie, lei ha cominciato a correre verso l’albergo, mentre mi giravo ho sentito un proiettile colpirmi al braccio», ha detto, la voce tremante. «Sono scappato in direzione del mare e ho visto l’attentatore sparare a caso verso le persone sdraiate sui lettini». Barricati in stanza. John Yeoman, che ha sentito gli spari dalla piscina di uno degli alberghi, ha raccontato in tempo reale su Twitter ciò che ha visto e sentito. «Siamo bloccati nella stanza, sentiamo il suono degli spari nel silenzio». Qualche minuto dopo una foto mostra il letto messo contro la porta della camera. «Spero sia abbastanza», dice. Anche Sheila Patel si è rinchiusa in camera con il marito. «Abbiamo serrato le finestre, tirato le tende, chiuso le porte, sperando che non venissero da noi. Poi io e mio marito ci siamo abbracciati, abbiamo pregato» ha raccontato la donna alla Bbc. Ancora tremando a distanza di ore, non riesce a dire quanto sia durato l’attacco, forse mezz’ora. «Ci è sembrato che durasse moltissimo. Sentivamo urla, spari. Tanto rumore, poi è sceso il silenzio». Ed è cominciata la lunga attesa dei turisti per partire, andare via dall’orrore. «È orribile, mai avrei immaginato una cosa del genere», ha detto la donna. «Ora vogliamo solo andare a casa».