Auto blu, Il Fatto: “Caccia al decreto. Resta solo la slide di Renzi”

Auto blu, Il Fatto: "Caccia al decreto. Resta solo la slide di Renzi"
Auto blu in vendita

ROMA – Nell’era Renzi, con l’annuncio il più è fatto. La distanza tra la slide e il fare è invece una questione di priorità. Quella delle auto blu in dotazione ai ministeri non sembra esserlo molto. Come tempi d’attesa non c’è male: 76 giorni e ancora nulla.

Eppure l’annuncio aveva rispettato tutti i passaggi codificati dal nuovo corso renziano: la slide (“massimo 5 vetture a ministero”); l’annuncio in conferenza stampa in orario tg; e il tweet a effetto finale. “Direttori e sottosegretari dovranno andare a piedi o in taxi, autobus, metro, moto o bicicletta”, spiegava il premier. Era il 18 aprile. Per questo si può solo immaginare il senso di frustrazione provato dal commissario alla spending review, Carlo Cottarelli , costretto a chiamare il dipartimento della Funzione pubblica per chiedere conto del ritardo e sentirsi rispondere che “ci sono stati dei contrattempi”.

Scrive Carlo Di Foggia sul Fatto:

L’EPISODIO si è svolto mercoledì scorso, a raccontarlo è un autorevole fonte del Tesoro – dove Cottarelli ha ancora il suo ufficio – per altro l’unico ministero che ha ridotto le auto blu: da 24 a 12 a disposizione dei vertici, costretti a usarle solo su prenotazione. Un’operazione – spiegano nei corridoi di via XX settembre – “avvenuta motu proprio”, cioè in automatico, senza una norma che li obbligasse a farlo. Perché, per quante riforme tu possa annunciare, e impegni tu possa prendere, la trafila è sempre la stessa: servono i decreti attuativi, altrimenti le norme contenute nei testi usciti dal consiglio dei ministri rimangono semplici dichiarazioni d’intenti. Quella sulle auto blu dei ministeri è stata inserita nel “decreto Irpef” – quello dei famosi 80 euro in busta paga – del 24 aprile scorso. Quel testo stabilisce che “con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri su proposta del ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione, di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, è indicato il numero massimo, non superiore a cinque, per le auto di servizio a uso esclusivo, nonché per quelle ad uso non esclusivo, di cui può disporre ciascuna amministrazione centrale dello Stato”.

Ai vari ministeri, però, quel decreto non è mai arrivato, e così le 1.599 auto blu (costo: 400 milioni l’anno) che compongono il parco macchine in uso a ministri, viceministri, sottosegretari, capi di gabinetto e di dipartimento, sono ancora tutte lì.

COME SPESSO succede con gli annunci renziani, i risultati ottenuti sono spesso opera dei predecessori. Nel caso specifico, a oggi l’unico taglio effettuato – per altro molto blando – è quello voluto a settembre del 2011 dall’allora ministro del Tesoro Giulio Tremonti: via le auto “di utilizzo esclusivo, con autista” – le cosiddette “blu blu” – a direttori generali, capi degli uffici legislativi, delle segreterie e degli uffici stampa. Ai piani più alti, hanno invece conservato quelle “di utilizzo non esclusivo”, ma sempre con autista. Le altre 5.000 auto blu sparse per le amministrazioni periferiche sono ancora tutte in servizio, e non vengono toccate dalla norma annunciata da Renzi. Norma che non riguarderà le 53.743 vetture che compongono l’intero parco macchine in dotazione alla pubblica amministrazione (49.820 appartengono alle amministrazioni locali) e che costano poco più di un miliardo l’anno alle casse dello Stato (…)

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