Baci tra Buffon e la D’Amico: felicità attira odio. Selvaggia Lucarelli, Libero

Baci tra Buffon e la D'Amico: felicità attira odio. Selvaggia Lucarelli, Libero
Baci tra Buffon e la D’Amico: felicità attira odio. Selvaggia Lucarelli, Libero

ROMA – “Se è vero – scrive Selvaggia Lucarelli su Libero – che le storie d’amore alla fin fine si somigliano un po’ tutte, si può affermare con certezza che le separazioni conservano una loro originalità non solo nelle dinamiche all’interno della coppia, ma pure nella tifoseria becera di chi si affretta a stabilire chi abbia torto e chi ragione. (La suocera e Wanda Nara sono le uniche sui cui torti sono stati sempre tutti d’accordo)”.

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Soprattutto nelle rotture che prevedono la presenza del famoso trittico «lui, lei, l’altro/a», gli equilibri non sono mai gli stessi, i ruoli possono invertirsi, le colpe si attribuiscono al momento, in base alla sensibilità del giudice e dell’onda emotiva del momento. Per farsi un’idea della faccenda, basta dare un’occhiata alle homepage di molti siti in questi giorni. Da una parte c’è la Trierweiler con le dichiarazioni choc sulla fine della sua tormentata storia con Hollande, dall’altra le nuove foto della coppia Buffon/D’Amico, dall’altra ancora l’annuncio della Ventura che dichiara trionfante d’aver voluto la Seredova con sé a Miss Italia perché «è stata esempio di dignità per le ragazze».

Riassumendo: tre donne e tre modi diversi di vivere la fine di una storia d’amore. La Trierweiler, secondo la sua imperdibile autobiografia, ha il classico profilo della cornuta che la prende con filosofia: appreso il tradimento, s’è messa a scappare per casa con la boccetta dei sonniferi in mano e Hollande che la rincorreva. Poi il ricovero di una settimana in ospedale e infine, appunto, una bella autobiografia da cui Hollande, si suppone, uscirà bene come la Gandolfi dopo un incontro in ascensore con Paola Ferrari. Roba che Michela Rocco di Torrepadula e Mia Farrow, al confronto, sono incassatrici professioniste. Questo genere di donne vengono sostanzialmente acclamate dalla serena e pacificata tipologia femminile denominata «ora ti faccio rimpiangere non d’aver messo l’anello al dito a me 20 anni fa, ma di aver emesso il tuo primo vagito nel mondo 50 anni fa». Sono quelle donne che «Sì, lei è una sgualdrina rubamariti», ma la loro missione nella vita è riservare all’ex marito quanto di più vicino all’evirazione chimica sia possibile.

Se la Trierweiler è colei che aspetta il cadavere dell’ex sulla riva del fiume, la Seredova è quella che tira fuori la canna da pesca e si mette a pescare fischiettando diabolica. Sul suo aplomb di fronte alla notizia che il Gigi nazionale la mollava per la D’Amico si sono spese già molte parole, ma è la valanga di solidarietà femminile che le è piombata addosso, ad essere interessante. E non è che sia così facile avere in curriculum un calendario per Max ed essere amate dalle donne.

Ci vogliono, a volte, un bel paio di corna subite e un’amante-capro espiatorio con uno stacco di coscia lungo quanto la Salerno-Reggio Calabria. Perché la Seredova, alla fine, ha agito d’astuzia. S’è guardata bene dal colpevolizzare Gigi, ha commentato la sua disavventura con un laconico: «Oh, s’è innamorato di un’altra, che ci posso fare» e con una mossa mefistofelica, ovvero buttando lì il sottotesto «se non fosse stato per quella lì, io e Gigi guarderemmo ancora C’è posta per te mano nella mano sul divano», s’è portata a casa il tifo feroce della categoria «maledetta sfasciafamiglie ammaliatrice gattamorta non avrò pace finché il primo etto di adipe non ti si depositerà sulle chiappe e lui ti mollerà per una ballerina ventenne estone».

E infatti, a leggere i commenti delle donne sotto le nuove gallery di Vanity fair e vari siti in cui Buffon e la D’Amico limonano duro non come se non ci fosse un domani, ma come se ci fosse un domani in cui ricominciare a limonare più duro del giorno prima, beh, viene da suggerire alla povera Ilaria di farsi scortare dai caschi blu anche solo per andare all’Esselunga. Perché Buffon e la D’Amico sono, per il popolo beghino e giustizialista, la parte indifendibile della vicenda. Chi accusa lei essere una maestrina- manico di scopa e lui se ne pentirà.

Chi taccia lui di essersi fatto abbindolare e profetizza un finale funesto, chi rimprovera ai due scarsa sensibilità per gli ex, chi dice che lui poteva abbracciare la palla durante i mondiali anziché la D’Amico durante la gita in barca, chi li accusa di non pensare al trauma che subiranno i figli nel vederli che slinguazzano sulla copertina di Oggi. Insomma, possiamo dire che al momento la popolarità della D’Amico tra il pubblico femminile è alla pari con le smagliature argento, la menopausa e Raffaella Fico. Certo, viene facile decidere per chi tifare quando vedi la Trierweiler che si attacca alla boccetta dei sonniferi da una parte e Hollande che va in scooter dall’altra.

O quando osservi Buffon e Ilaria pomiciare e la Seredova compiere un atto ancora più estremo del suicidio con i sonniferi: andare a Miss Italia. Eppure, la stessa Ventura che decanta la dignità della Seredova, non gestì la sua, di separazione, con particolare dignità. Ci furono, col suo ex marito, accuse reciproche, pubblicazioni di sms, esami del capello e meschinità varie. E qui, nell’apparente incongruenza della Ventura, sta il sunto della vicenda: nessuna di noi è Trierweiler o Seredova. Talvolta ci tocca il ruolo delle cornute con eleganza, più spesso quello delle cornute isteriche e con la dignità di una blatta da tubatura. È il ruolo della D’Amico quello che ci tocca con minor frequenza.

E non perché noi siamo più sensibili e riservate di lei, non perché noi, amanti senza macchia, se proprio dobbiamo essere sfasciafamiglie siamo sfasciafamiglie di classe. Non raccontiamoci questa balla consolatoria e livorosa. È perché la fortuna della D’Amico è riservata a poche. La verità è che chi infesta il web con commenti di una malvagità inaudita su Buffon e la D’Amico, ha seri problemi con la felicità altrui. La verità, amiche donne così preoccupate per i figli di questo o di quell’altro, è che voi uno che vi limoni senza pietà, incurante delle buone maniere e delle prevedibili critiche, ve lo sognate la notte. Come vi sognate la notte il miracolo di quell’innamoramento scemo, con le bocche e le mani che non sanno star ferme neanche su una spiaggia o in un ristorante, perché quando quella roba lì ti sorprende a quarant’anni anni sei più fesso e felice che a venti.

Preferite le coppie di plastica che nascondo la loro infelicità in camera da letto e le danno una frettolosa inamidata ai vernissage o quelle che la loro felicità ce la sbattono in faccia con l’allegra noncuranza di chi si ama? Io preferisco le seconde. Preferisco figli che vedano mamma e papà innamorati di nuovo fuori di casa, che mamma e papà in casa pure se non si amano più, tristi di quell’infelicità che filtra pure nelle pareti. E a dirla proprio tutta, da donna, mi auguro di avere sempre più spesso la lingua impegnata in affari interessanti come quelli della D’Amico, che in commentini livorosi sulla felicità altrui.

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