Banche e Generali: tutti più cauti sui BTp

Banche e Generali: tutti più cauti sui BTp
Banche e Generali: tutti più cauti sui BTp

ROMA – Le banche e le Assicurazioni Generali, finite sotto esame da parte di Standard & Poor’s, stanno riducendo i BTp in portafoglio.  Da 58,5 miliardi (fine 2012) a  55 miliardi (2013), una mini riduzione ma con un trend chiaro.

Scrive Morya Longo sul Sole 24 Ore:

Dal canto loro le 15 maggiori banche italiane dovranno presto affrontare uno stress test europeo nel quale la loro esposizione sui BTp peserà sull’esito finale: il fatto che abbiano i bilanci pieni zeppi di BTp potrebbe insomma penalizzarle, come già accaduto nei precedenti stress test. Questo potrebbe indurle a limare almeno un po’ la loro esposizione sui titoli del Governo italiano. Sarà un caso, ma dopo due anni di maxi-acquisti, le banche della Penisola negli ultimi mesi hanno già iniziato leggermente a ridurre i titoli di Stato nelle loro gigantesche pance: ne avevano 428,1 miliardi a giugno (dati Bce), ne hanno 421,7 ora. Si tratta pur sempre di numeri in crescita rispetto ai 356 miliardi di fine 2012, ma anche qui il trend è lo stesso: leggero, leggerissimo disimpegno. Quasi impercettibile, certo. Ma in calo.
Se tre indizi non fanno una prova, quantomeno potrebbero indicare che il vento sta cambiando: le banche e le assicurazioni italiane, che dal 2011 fino a pochi mesi fa hanno acquistato a piene mani titoli di Stato del nostro Paese (di fatto salvandolo quando nessuno voleva più i BTp), nel 2014 potrebbero non svolgere più questa funzione. Certamente non venderanno BTp, ma quantomeno potrebbero ridurre gli acquisti. O, come sta facendo Generali, potrebbero smettere di usare i proventi dei titoli in scadenza per comprarne di nuovi. Questo pone dunque l’Italia davanti a uno scenario nuovo: se negli ultimi due anni sono state le banche e le assicurazioni italiane a sostituire gli investitori internazionali in fuga dall’Italia, presto potrebbero dismettere queste vesti. Insomma: la “cintura di sicurezza” che è stata ben allacciata negli ultimi anni, potrebbe piano piano slegarsi.
La domanda è: la loro minore domanda per i BTp potrà essere sostituita da una rinnovata domanda estera? Vari addetti ai lavori pensano di sì. Almeno guardando la situazione attuale del mercato. «In questo periodo vediamo grossi flussi di acquisto sui titoli italiani dall’estero, per cui in caso di lieve disimpegno da parte delle banche e assicurazioni italiane non dovrebbero esserci problemi per l’Italia», osserva il responsabile del trading sui titoli di Stato di una banca italiana. Che però obietta: «Per ora non vedo un particolare disimpegno da parte delle banche italiane». Pensa invece che potrebbero presto arrivare un po’ di turbolenze sullo spread Stefan Kreuzkamp, esperto obbligazionario di Deutsche Asset & Wealth Management (gruppo Deutsche Bank): «Qualche pressione potrebbe esserci in futuro, anche perché lo spread BTP-Bund è ormai vicino ai minimi. Ma credo che il fenomeno resterà limitato, perché attualmente c’è molta domanda sui titoli italiani dall’estero». «Credo che nel 2014 ci potrà essere una riallocazione di alcuni portafogli di titoli di Stato, ma non credo che l’impatto sulle quotazioni dei BTp sarà consistente», gli fa eco un gestore italiano.
Insomma, gli addetti ai lavori sono fiduciosi (per ora): se anche gli investitori italiani dovessero ridurre un po’ la loro esposizione sui BTp e se anche dovessero partecipare in maniera meno attiva alle aste del Tesoro, dall’estero potrebbe essere compensato questo calo della domanda. «In questo periodo registriamo molte richieste da parte di investitori extraeuropei per prodotti strutturati legati al rischio e alle opportunità dell’euro e di Italia e Spagna – osserva Kreuzkamp –. Attualmente c’è un enorme domanda per questi prodotti. E l’interesse sta arrivando anche da piccoli risparmiatori, per esempio giapponesi». In un contesto di bassi tassi d’interesse, insomma, i BTp stanno tornando appetibili per molti. Questo potrebbe certamente compensare l’eventuale calo di domanda da parte di banche e assicurazioni italiane. Ovvio, però, qualunque shock esterno o qualunque evento negativo potrebbe cambiare il trend. Ma, per ora, nessuno tra gli addetti ai lavori vede problemi.

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