Beppe Grillo e la sconfitta di Internet. La rivincita della televisione

Beppe Grillo e la sconfitta di Internet. La rivincita della televisione
Beppe Grillo e la sconfitta di Internet. La rivincita della televisione

ROMA – È la rivincita della televisione. Beppe Grillo voleva vincere le elezioni trainato da Internet e invece si ritrova sconfitto ad inseguire ancora la vecchia televisione. “Così la televisione si è presa la rivincita sulla Rete” scrive Maurizio Caverzan del Giornale. L’articolo:

(…) Tra le tante cose che l’ex spalla di Baudo voleva riformare c’erano il sistema di comunicazione con gli elettori e l’informazione politica. I giornalisti, i conduttori tv erano feccia. Non c’era adunata di piazza in cui i «vaffa» planetari non comportassero maltrattamenti di qualche troupe di telegiornali pubblici e privati, soprattutto pubblici. Noi abbiamo il Blog. Il web è democrazia vera, pura, affidabile. Il Sesto potere era pronto a mandare in soffitta il Quinto. Salvo poi accorgersi che internet restava una tecnologia classista, estranea a larghe fette di popolazione, alla provincia profonda, agli anziani. Le consultazioni interne M5S, le primarie per le candidature erano dei flop. In piena campagna per l’elezione del capo dello Stato, quando non si parlava d’altro, alle Quirinarie votarono 28mila persone. E tanto per smentire l’attendibilità della procedura, Milena Gabanelli e Gino Strada, i primi due classificati, rinunciavano lasciando campo libero a Stefano Rodotà (4.677 voti). Poco alla volta, da strumento costruttivo, il Blog diventava verticistico e inquisitorio, un bollettino d’intimidazioni del dissenso. La rubrica più letta era «Il Giornalista del giorno», inaugurata nel dicembre 2013 con Maria Novella Oppo dell’Unità, prima di una lista nera che includerà Michele Santoro, un tempo suo sponsor.

La nuova frontiera era la «disintermediazione», la scelta di bypassare i conduttori e parlare direttamente al popolo. Come? Con lo streaming, la divulgazione senza mediazioni degli eventi prescelti. Ma la strategia restava incerta e le situazioni più problematiche – contestazioni interne, assemblee per le epurazioni – sfuggivano alla presa diretta. Per riformare l’informazione Rai, Grillo aveva preteso la presidenza della commissione di Vigilanza, il più antico e inutile organismo di controllo della politica. Come portavoce dei gruppi parlamentari, invece, era stato scelto Rocco Casalino, un ex concorrente del «Grande Fratello», e già questo emanava un sentore di nemesi. Che divenne ancora più forte quando, dopo un timido riavvicinamento alla ripudiata «televisiùn» (intervista a Mentana), alla vigilia delle Europee sorrise in camicia bianca nel selfie con Bruno Vespa. Per poi compiere un altro dietrofront. Andare in tv «è stato un errore. La televisione non consente di approfondire, è il contrario della strategia comunicativa del M5S», si pentì in luglio. Chissà se ora, dopo la resa, tornerà a prendere a mazzate i computer come faceva nella sua prima vita, a teatro?

L’articolo di Gabriele Martini per La Stampa: 

(…) Negli ultimi mesi la musica è cambiata. I temi affrontati sono marginali, oltre metà delle proposte non raggiunge i 200 commenti, mentre per una legge su quattro gli iscritti coinvolti sono meno di 100. Pochi, anzi pochissimi se rapportati ai circa 100 mila militanti che vengono invitati a partecipare via mail ogni volta che sul sito arriva una nuova legge.

Nella base grillina serpeggia inoltre una lamentela ricorrente: i cittadini non hanno mai potuto presentare le loro proposte sulla piattaforma online. È vero. Agli iscritti, infatti, viene concesso solo di integrare e modificare i documenti dei parlamentari. E la qualità della discussione – per la verità – lascia spesso a desiderare. La senatrice Montevecchi propone «l’istituzione della figura professionale dell’insegnante di lingua italiana»? In un mese arrivano 70 commenti, molti si limitano a un laconico «favorevole», altri vanno fuori tema. C’è chi chiede misure a sostegno dei prof di musica e chi mette in guardia dal rischio di «un’invasione islamico-africana». Claudio Piscopo spariglia: «Propongo di insegnare tra i banchi anche la lingua napoletana» (…)

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