Beppe Grillo. Francesco Merlo: “Manganelli come terroristi, camorristi, mafiosi”

Pubblicato il 9 Dicembre 2013 - 07:20 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo. Francesco Merlo: "Manganelli come terroristi, camorristi, mafiosi"

Francesco Merlo: da Beppe Grillo metodi come terroristi, camorristi, mafiosi”

Beppe Grillo che lancia l’anatema e fa le liste di proscrizione o meglio ancora aizza al linciaggio dei giornalisti, non è piaciuto. Evoca toni da anni di piombo, quando al manganello verbale faceva seguito la raffica di mitra skorpion reale e mortale.

Un autogol” lo ha definito Andrea Scanzi sul Fatto.

Tra quanti si sono rivoltati alla aggressione, verbale almeno per ora, di Beppe Grillo ai danni della giornalista Maria Novella Oppo, dell’Unità, c’è anche Francesco Merlo, il quale su Repubblica ha scritto che dopo Maria Novella Oppo

“sul blog di Beppe Grillo ci sarà un giornalista al giorno da lapidare. «Segnalateli » è infatti l’ordine testuale del leader populista: sfogatevi, colpiteli, prendeteli. Nel blog, con la sua solita prosa malata, scrive «sputtaniamoli » per spiegare il senso della rubrica che ha appena inaugurato e che ha intitolato “Giornalista del giorno”.

“Nel recente passato uno così caricaturale ed esagerato lo avremmo liquidato con un coro di “scemo scemo” magari davanti a casa sua, sulla spiaggia di Bibbona. Insomma, non lo avremmo preso troppo sul serio.

[…]

“In molti pensavamo che gli spasmi biliosi e la patologia ossessiva di Beppe Grillo non avrebbero certo contagiato un Paese sano, una democrazia matura e neppure il web che il leader del malumore cerca sempre più di ridurre a un cortile dove, come le lavandaie di una volta, i suoi garzoni sbraitano contro tutti; o come i muri delle latrine dove il primo che arriva scrive le proprie porcherie.

“Ma oggi questo strampalato Beppe Grillo, che farnetica di assalti e di vendette, sta diventando troppo minaccioso e il suo incitamento all’offesa persecutoria contro i cronisti e gli opinionisti è ormai una forma di teppismo politico. E infatti […] questa volta persino il nonno nobile del grillismo, lo stesso Dario Fo, intervistato dal quotidiano “Europa” si è dissociato:

«Non mi piace. Non accetto un linguaggio di questo genere».

Dario Fo dice pure, attenuando il suo disagio, di conoscere un Grillo «più sottile e ironico» e conclude che forse «non l’ha scritto lui, ma qualcuno che lavora nella comunicazione».

[…]

“I tempi sono più propizi alla violenza che alla ragione e il furore sta trasformando gli ex ingenuotti del Movimento 5 stelle in funzionari fanatici. Sembrano gli arditi con il web tra i denti al posto del pugnale. Il loro codice di rapidità e di fuoco diventa sempre più eversivo e, se ci fate caso, orecchia in modo sorprendente il vocabolario marinettiano.

Vediamolo.

«La Corte ha i tempi di un gasteropode ».

«I giornalisti sono paraculai dei giornalai di regime».

È tutto un «pirotrone ».

Esplode «lo sterco secco».

Zirla «il cuculus canorus».

Si propaga «la pippite » tra «i catafalchi».

«Il ballista d’acciaio»metallizza «le scimmie instancabili».

E intanto turbinano i «vaffa» e i «siete ominicchi e prendinculo».

E sono «illegittimi » il Parlamento, il governo, il Presidente della Repubblica, le elezioni, la Corte Costituzionale, le istituzioni e, prima di tutti, i cronisti che non criticano ma «diffamano», non raccontano ma «servono i partiti» e presto saranno licenziati e dovranno trovarsi un lavoro: «Tutto finirà in una combustione politica spontanea».

[…]

“Anche io sono un giornalista e non mi fa piacere che già domani potrei essere esposto (ancora una volta) alla gogna. Ma è giusto ricordare che gli ultimi elenchi di giornalisti, le ultime schedature di «obiettivi sensibili», le hanno fatte in Italia quelli che poi, dopo qualche anno, aspettarono in via Solferino Walter Tobagi. E, a ritroso, i camorristi che inseguirono la Mehari di Giancarlo Siani e i mafiosi che pedinarono Pippo Fava sino alla sede del teatro stabile di Catania. È vero che Grillo non è ancora terrorista né camorrista né mafioso.

“Sempre più però il suo codice di violenza, i suoi roghi, le sue scomuniche, i suoi avvertimenti, i suoi manganelli foscamente rimandano alla “sgrammatica” dei terroristi, dei camorristi, dei mafiosi”.