Beppe Grillo visto da Piero Ottone: “30 anni fa era un’altra persona”

ROMA – Il genovese Beppe Grillo visto dal genovese Piero Ottone. Il primo è un comico prestato alla politica del quale ormai quasi tutti sanno vita morte e miracoli. Il secondo, classe 1924, è stato un grandissimo giornalista e direttore di giornali, Secolo XIX e Corriere della Sera. Ottone, pseudonimo di Pier Leone Mignanego, parla di un incontro con Grillo di una trentina di anni fa. E, se le prime impressioni sono quelle che contano, il fondatore del Movimento 5 Stelle fece un’ottima impressione all’illustre concittadino, come racconta in un articolo dal titolo “Il Grillo mutante”:

“Tanti anni fa, forse una trentina, ho incontrato Beppe Grillo, ho trascorso con lui una serata. Una grande società editoriale aveva organizzato un convegno dei suoi dirigenti, convocandoli per un paio di giorni in un albergo fuori città, e la sera aveva invitato Grillo a intrattenersi con loro, presumibilmente al termine di discussioni impegnative e noiose, per diffondere un po’ di buon umore. Io ero della partita. Lui fece un’ottima impressione. Non solo perché raccontava bene, con garbo e intelligenza: ma perché aveva il senso della misura. Faceva parte del gioco che prendesse in giro qualcuno di noi: non eccedeva mai.

Dopo di allora non ho avuto occasione di incontrarlo, sebbene lui sia genovese come me: che abbia casa sopra Nervi, sulla strada di Sant’Ilario, l’ho scoperto solo adesso. Ma la buona impressione dell’incontro ha resistito, attraverso gli anni. Certamente è cambiato, da allora. Che cosa lo ha fatto cambiare? All’origine della sua fase attuale c’è, ovviamente, l’amarezza, diciamo pure la rabbia, inevitabile di fronte a una scena politica disastrosa, quale la nostra: l’inettitudine, la stupidità, soprattutto la corruzione. Difficile conservare il sangue freddo di fronte a certi spettacoli, da un capo all’altro della penisola. Ma se bastasse il basso livello degli uomini politici per scatenare un movimento popolare di rivolta, in Italia dovremmo essere in subbuglio da mattina a sera attraverso gli anni, e i capipopolo in ebollizione sarebbero centomila.

Invece ce n’è un numero limitato: l’Uomo qualunque dopo la guerra (io me lo ricordo, ero già in circolazione), magari un po’ di Bossi, Beppe Grillo adesso. Per capire la fase attuale di Grillo bisogna dunque mettere in conto, oltre all’effetto negativo della classe politica su tutti noi, una buona dose di protagonismo: il suo protagonismo, intendo dire. Il che è perfettamente normale: tutti coloro che si sentono attratti dalla politica, e partecipano ai suoi giochi, di protagonismo sono affetti, più o meno. […]

La psiche del condottiero, buono o cattivo che sia, benefico o malefico, è stata spiegata in mille modi, e Beppe Grillo, in questi ultimi mesi, è entrato nella categoria. […] È però difficile […] spiegare il cambiamento di indole nel personaggio in questione. Per gran parte della sua vita si direbbe che Grillo, quale appariva in pubblico, sia stato spiritoso e gentile. Nella sua nuova veste ha rivelato invece un’animosità, un’acredine, una rabbia irrefrenabile. Irriconoscibile il Grillo di adesso, una furia scatenata, un mastino, rispetto a quel signore bene educato e gentile che veniva fra noi, trent’anni fa. Che cosa ha provocato la metamorfosi?

Che cosa lo ha spinto alla ribellione, alla rabbia? Non sono, queste, domande oziose: perché la risposta ci aiuterebbe a capire quali saranno gli sbocchi di un movimento che attualmente blocca la vita nazionale. Che cosa vuole, in definitiva, il nostro personaggio? […]

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