Berlusconi finito? Vittorio Feltri descrive le cupe ore: “Nuove strategie”

Silvio Berlusconi (foto LaPresse)
Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

ROMA – Silvio Berlusconi caduto in disgrazia, come lo vede Vittorio Feltri, si rotola nelle  sue sofferenze, frastornato dalle confuse e inutili parole di chi gli offre un consiglio e gli chiede un ultimo favore.  Cupo, minaccioso, sulfureo pare fosse l’umore di Vittorio Feltri mentre scriveva questa oscura quanto mirata profezia

“Alcuni si illudono, come adole­scenti, che uccidendo il padre si libe­reranno da una dipendenza rassicu­rante e un po’ soffocante. Ma chi non è cresciuto in vent’anni, morirà picco­lo“. 

 Napoleone il piccolo, scrisse Victor Hugo: anche se Berlusconi non è Napoleone il grande né Angelino Alfano Napoleone terzo il paragone, nel contesto, appare crudele. Anche per chi non crede che Berlusconi sia definitivamente caduto e che sia stato fermato solo momentaneamente per impedirglielo di fare troppi danni nel suo delirio, il quadro tracciato da Feltri sembra il cielo di questa mattine di maltempo sulla gran parte in Italia. “Quando un uomo cade in disgrazia’ i suoi amici sono meno amici. Quelli poi che si offrono volontari per dar­gli una mano senza sapere co­me, sarebbero da prendere a pe­date”.

Feltri appare comprensivo verso i traditori:

“Non serve esagerare nelle critiche ma comprendere: gli uomini e le don­ne, onorevoli o disonorevoli che sia­no, sono fragili, talvolta inconsisten­ti. La paura rende anche vigliacchi. La paura più diffusa nei territori della politica è quella di lasciarsi sfuggire il potere o, più volgarmente, la poltro­na”.
Il risultato per Berlusconi sfiora il dramma. Da oltre due mesi

“vive una situa­zione surreale, il suo umore oscilla tra il nero e il rosa. Ora il rosa ha lascia­to il posto al grigio fumo di Londra. Mi dicono che Villa San Martino e Palaz­zo Grazioli sembrano succursali del Cimitero Monumentale in cui sfilano numerosi dolenti dalla mattina a not­te inoltrata. Vanno a testimoniare la loro partecipazione al dolore del ca­po e già che sono lì esprimono un desi­derio, formulano una richiesta. E nel­la speranza di avere soddisfazione, cioè una remunerazione, dispensa­no «preziosi» consigli dei quali Silvio si fa un baffo, pur fingendo di apprez­zarli.

“Nella vita conta di più la fortuna del­la bravura. Nella presente congiuntu­ra lui, il dottore presidente, ha il so­spetto di non potersi avvalere né del­l’una né dell’altra. In compenso, è contornato da una massa di rompi­scatole che lo frastornano.

“Le manovre per costringerlo al­la resa cominciarono un paio di de­cenni orsono, e non vale neanche la pena di ricordarle. I fatti nudi e crudi si riassumono in poche e scarne paro­le. Dato che i suoi avversari lo hanno snobbato a lungo, quando hanno in­tuito che era troppo tardi per batterlo alle urne- e definitivamente liquidar­lo- si sono affidati ai cattivi uffici della Giustizia”.
Qui Feltri da voce a cruccio di Berlusconi che più volte emerso dalle pagine del suo Giornale:
“Qualsiasi imprenditore di succes­so, se non degli scheletri, ha qualche ossicino nell’armadio.Per recuperar­lo­ occorre rovistare nelle carte e alme­no una tibia salta fuori. Ci sono indu­striali celebrati, riveriti e idolatrati che hanno esportato in Svizzera mi­liardate fottendo il fisco e gli azioni­sti. Sono stati denunciati perfino dai familiari, ma non è accaduto niente. Ovvio, ci sono imprenditori e impren­ditori. Alcuni di essi, intoccabili in vi­ta e in morte, sono stati celebrati.
“Altri in­vece, per esempio Berlusconi, vengo­no trasformati in simboli del male”.
” Si blate­ra da lustri di malagiustizia. I casi cla­morosi sono migliaia, tant’è che l’Eu­ropa ci tira le orecchie ogni cinque mi­nuti. Le ingiustizie dilagano e colpi­scono un sacco di povera gente co­stretta a subire in silenzio perché pri­va di voce. Cosicché è molto facile di­re che non si può riformare il sistema della magistratura solo per fare un fa­vore al Cavaliere. Le migliaia di vitti­me dei tribunali finiscono nel dimen­ticatoio. Non sono prese in considera­zione altrimenti ci sareb­be da dare ra­gione a Berlusconi quando dice di es­sere un perseguitato. Per non incorre­re nel peri di agevolare lui, si pre­ferisce calpestare i diritti della massa.
“Questa politica ha consentito di sbarazzarsi del leader del centrode­stra e ciò rende felice mezza Italia, a spanne. L’altra metà è in bambola e ogni tanto è assalita dal dubbio: forse è meglio che Silvio si faccia da parte, almeno si cesserà di discutere sem­pre e soltanto di lui. Uffa che barba, non se ne può più di questo estenuan­te tiremolla. Facciamola finita. La stanchezza serpeggia in ogni ambien­te, anche in quello del Pdl in cui si è smarrita la sinderesi: si dicono, si fan­no e si pensano cose assurde. Pugna­late, tradimenti, salti della quaglia: non deve stupire che nella confusio­ne generale ciascuno riesca a dare il peggio di sé”.

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