Berlusconi, gemelli spariti a Roma, Al Qaeda: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Agosto 2013 - 08:53| Aggiornato il 21 Agosto 2013 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Pdl all’attacco, venti di crisi. Il Corriere della Sera: “L’«agibilità politica» del leader è sempre più un problema per il Pdl. Per evitargli la decadenza da senatore si tira in ballo la Consulta. Risultato: venti di crisi sul governo.”

Un’assenza ingombrante. L’editoriale a firma di Angelo Panebianco:

“Il disastro egiziano è tale che persino gli osservatori europei più simpatetici nei confronti di Barack Obama, oggi prendono atto della inconsistenza della sua politica estera. C’è un rapporto fra i fallimenti internazionali di Obama e la popolarità di cui ha goduto a lungo in Europa. Era infatti piaciuto a tanti europei, soprattutto, perché lo immaginavano come il possibile liquidatore dell’«impero americano». Gli storici del futuro, plausibilmente, si divideranno all’infinito nella valutazione dei meriti e dei demeriti della politica estera del presidente dell’11 Settembre, di George Bush Jr. Ma difficilmente negheranno che l’azione internazionale di Obama sia stata un fallimento. Ha eliminato Bin Laden? Ha fatto un uso massiccio dei droni per colpire terroristi islamici? Sì, ma senza la guida di una visione politica, quale che essa sia, l’uso degli strumenti militari non porta lontano. La guerra, diceva Clausewitz, ha una grammatica ma non una logica. La logica della guerra è politica. Ed è la politica che è mancata nell’azione militare e in quella diplomatica dell’Amministrazione. Tutto ciò era già scritto negli atti e nelle parole di Obama fin dalla sua prima campagna presidenziale. Se si vuole dare un quarto di nobiltà alla sua visione politica bisogna ricondurla al jeffersonismo (da uno dei Padri fondatori dell’America, Thomas Jefferson). È una corrente per la quale l’America, terra benedetta da Dio, deve coltivare le proprie virtù in patria, impegnandosi il meno possibile all’esterno e influenzando gli altri soprattutto con la forza dell’esempio, delle proprie libertà e virtù repubblicane. A differenza dei wilsoniani, sia democratici che repubblicani (da Wilson a Roosevelt, da Kennedy a Reagan, a Bush Jr.), i jeffersoniani non credono che affare dell’America sia rendere il mondo safe for democracy, sicuro per la democrazia.”

Decadenza, il Pdl chiama in campo la Consulta. L’articolo a firma di Virginia Piccolillo:

“Ora che lo spiraglio giuridico è aperto, il Pdl va all’attacco, per evitare che Silvio Berlusconi decada da parlamentare: è quello che prevede la legge Severino, a seguito della condanna a 4 anni per frode fiscale. Così, dopo meno di una settimana, il richiamo del capo dello Stato sembra evaporato. Berlusconi via Facebook tranquillizza i suoi: «Io resisto! non mollo. Non mi faccio da parte. Resto io il capo del centrodestra». E il percorso indicato dal Quirinale che apriva alla possibilità di grazia, se richiesta? La linea del Pdl la indica l’ex presidente del Senato, Renato Schifani: «Nel messaggio del capo dello Stato non ho trovato quello che avevamo chiesto. Delle posizioni del presidente si prende atto e si rispettano, ma ci aspettavamo di più». Chiede un «bis» al Quirinale anche Fabrizio Cicchitto: il presidente, dice, «deve ulteriormente misurarsi con la situazione». E Michaela Biancofiore vuole l’intercessione del premier Enrico Letta per chiedere un nuovo «segnale di pacificazione»: la «commutazione della pena». Cosa che peraltro non risolverebbe la questione decadenza. In assenza di segnali, il Pdl cavalca i dubbi espressi da alcuni giuristi sull’applicazione della legge Severino, votata dalla scorsa maggioranza, Pdl incluso. Chiede uno slittamento della decisione della giunta sulla decadenza e sfida il Pd: «Se ci fosse un atteggiamento pregiudiziale di chiusura alle richieste di approfondimento anche davanti alla Corte costituzionale della legge Severino, allora sarebbe impossibile un percorso comune», avverte ancora Schifani, dal Meeting di Rimini. E pur considerando non all’ordine del giorno le dimissioni dei parlamentari del Pdl, fa capire che la tenuta del governo sarebbe seriamente compromessa».”

Il parallelo con Craxi e quel discorso da evitare. Per l’ex premier sarebbe sconsigliabile un intervento analogo al Senato. L’articolo a firma di Antonio Polito:

“E non sarà una buona notizia per l’Italia, perché la Storia non dovrebbe mai ripetersi. Una democrazia che vive per due volte in vent’anni il trauma di un collasso politico per via giudiziaria è infatti certamente malata. Fu proprio un discorso alla Camera di Bettino Craxi a mettere una pietra tombale sull’assetto politico del Dopoguerra. E non mi riferisco a quello più celebre del 3 luglio del 1992, molto evocato in questi giorni, in cui il leader del Psi, ancora solo sfiorato dalle inchieste su Tangentopoli, usò il dibattito sulla fiducia al primo governo Amato per una formidabile chiamata di correo a tutti partiti sul finanziamento illegale: “Se gran parte di questa materia deve essere considerata puramente criminale, allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest’Aula che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo”. Nessuno si alzò. Ma nessuno ebbe neanche il coraggio di riconoscere che si trattava di un problema politico, da risolvere politicamente. Tutti sperarono che la campana suonasse solo per Craxi. E le cose andarono diversamente. Dieci mesi dopo, il 29 aprile del 1993, il leader socialista fu infatti costretto a ripetere quelle frasi in un contesto ben diverso: non più per salvare il sistema ma per salvare se stesso, per chiedere all’aula di Montecitorio di respingere le richieste di autorizzazione a procedere della Procura di Milano contro di lui. Ed è a quell’intervento, l’ultimo mai pronunciato da Craxi in un’aula parlamentare, che il discorso cui starebbe lavorando Berlusconi pericolosamente si avvicina.”

Letta fiducioso sulla tenuta del governo: alla fine non staccheranno la spina. L’articolo a firma di Marco Galluzzo:

“Enrico Letta si è concesso ieri un altro giorno di vacanza, tornerà al lavoro oggi, a Palazzo Chigi (è anche il suo compleanno), si ritufferà nella definizione dei prossimi provvedimenti, l’affinamento della riforma dell’Imu, i dettagli del nuovo decreto a favore delle imprese e, come nei giorni scorsi, cercherà di stare lontano dalle polemiche sulla decadenza di Berlusconi dalla carica di parlamentare. Un’apparente tranquillità dovuta a una convinzione che il presidente del Consiglio ha esternato nelle ultime ore ad alcuni deputati del suo partito: il Cavaliere, secondo il capo del governo, non ha mai deciso sull’onda dell’emozione, la sua carriera politica è sempre stata segnata da decisioni prese in modo razionale e motivato; per questi motivi il premier ritiene che Berlusconi alla fine non staccherà la spina al governo e deciderà che l’interesse del Paese è in primo luogo la stabilità e il ripristino delle condizioni di un ritrovato sviluppo economico. Del resto anche ieri l’ex premier ha ribadito che qualsiasi cosa farà in futuro sarà «nell’interesse del Paese». A questo proposito Letta resta convinto che al di là della ragioni personali e politiche di Berlusconi esiste un interesse generale che alla fine lo stesso Cavaliere non potrà non soppesare a fondo.”

«Via l’Imu a settembre, ora la crescita». L’articolo a firma di Valentina Santarpia:

“«Quando un malato non ha più la febbre, non è guarito, però ci sono segnali interessanti e bisogna continuare con le terapie che possono far guardare con maggiore fiducia ad un esito positivo della guarigione»: il ministro allo Sviluppo economico Flavio Zanonato si cala nei panni del medico del Paese Italia al meeting di Rimini. E assicura: considerato che «il calo del Pil si è via via ridotto in questi mesi – questi i sintomi di inizio guarigione – il Prodotto interno lordo italiano tornerà a crescere tra la fine dell’anno e l’inizio del 2014». Ma la terapia non è finita: e per chi avesse tentazioni di cambiare ospedale, quello attuale è l’unico governo, avverte Zanonato, «in grado di fare qualcosa di positivo per il Paese, e di mettere insieme l’idea di sviluppo con quella dell’equità». Quali sono quindi le cure? La più importante è la riforma della tassa sugli immobili: «C’è un impegno preciso, che è quello di togliere l’Imu sulla prima casa», assicura Zanonato. Ma la soluzione non arriverà dal prossimo Consiglio dei ministri (Cdm), fissato per venerdì 23: all’ordine del giorno ci sono la ratifica del trattato Italia-Usa sulla criminalità organizzata e un decreto sul federalismo fiscale, che renderà uniformi tutti i bilanci degli enti locali. L’Imu dovrebbe essere licenziata «entro fine mese o i primi 3-4 giorni di settembre»: anche perché, dopo la sentenza Berlusconi, la cabina di regia non si è più riunita. E non sarà convocata prima della prossima settimana, in attesa che si delinii lo scenario politico.”

Berlusconi: il capo resto io. La Stampa: “Silvio Berlusconi dice ai suoi, da Facebook, che non ha nessuna intenzione di lasciare. «Non mollo!». E poi: «Resto io il capo del centrodestra». Il Pdl si stringe attorno al leader, che sogna un grande bagno elettorale. È pressing sul Colle e sul Pd. Legge sul voto, democratici spaccati.”

Il giallo dei gemelli “rapiti” e ritrovati. L’articolo a firma di Guido Ruotolo:

“Una storia a lieto fine. Nessun sequestro, rapimento o peggio. Niente di tutto questo. Alexander e Sebastian C., i due gemellini romeni di sei anni, sono ricomparsi poco prima delle dieci di sera. Scesi da un pullman che li riportava dal litorale romano, da Ladispoli, dove il loro presunto «sequestratore», Constantin Alupohie, li aveva condotti. In nottata, nella caserma dei carabinieri di San Basilio, l’interrogatorio del muratore-pittore, campione di judo. Ma intanto i genitori dei due gemellini hanno deciso di ritirare la denuncia di scomparsa e dunque di sequestro dei due figli. Alla fine, lo stesso papà dei due bambini, Vassili, ha cercato di ridurre quello che era accaduto a un «equivoco», giustificando anche l’interminabile «silenzio» durato nove ore con il fatto che Constantin aveva lasciato il suo cellulare a casa.”

Allarme in Europa: treni veloci nel mirino. L’articolo a firma di Alessandro Alviani:

“Al Qaeda starebbe progettando attentati terroristici contro i treni ad alta velocità in Europa. A scriverlo è la «Bild», che cita fonti di sicurezza non meglio specificate e aggiunge che le autorità di sicurezza in Germania sarebbero in stato di allerta. Il ministero degli Interni tedesco, però, relativizza l’allarme. «La situazione in materia di sicurezza non è cambiata», ha commentato un portavoce, secondo il quale non ci sono indizi attuali che portino a un aggravamento del quadro. «Ci sono spesso segnalazioni, che vengono analizzate ma che non commentiamo», ha aggiunto il portavoce, che ha ricordato come in linea di principio la Germania rientri nello spettro degli obiettivi del terrorismo jihadista internazionale. Stando ad esperti di sicurezza sentiti dalla «Bild», sono ipotizzabili ad esempio atti di sabotaggio contro i binari e le linee elettriche aeree oppure attentati con bombe poste sui vagoni o lungo i tracciati dei treni veloci, incluse le gallerie. Sul suo sito il quotidiano aggiunge un secondo scenario: è possibile anche che Al Qaeda utilizzi lanciarazzi portatili, un’ipotesi legata al fatto che, secondo la polizia federale tedesca (BKA), dopo la caduta di Gheddafi in Libia sono scomparsi dai depositi del regime centinaia di lanciarazzi russi SA-7. Il timore delle autorità è che siano finiti nelle mani dei terroristi di Al Qaeda.”

La carica delle 262 scadenze fiscali. Il dossier a firma di Raffaello Masci:

“Pagherete tutto: fatevene una ragione. Ma il guaio, in tutto questo, è che pagare non è solo molesto, ma anche difficile, specie quando le scadenze fiscali arrivano a valanga. In questi giorni abbiamo beneficiato di una tregua ferragostana dopo l’ultimo balzello versato il 9 agosto (si trattava dell’imposta di bollo). Ma da oggi – 20 agosto – arriva l’alluvione delle incombenze fiscali, la maggior parte delle quali – va detto – toccano poco o nulla il singolo cittadino e molto il lavoro dei commercialisti. Tuttavia il numero delle scadenze fa impressione: ben 262. Di queste, 258 sono i pagamenti di varia natura e origine, una è la «comunicazione dovuta», e tre sono gli adempimenti contabili. Tutta questa selva di incombenze è tale da sempre e nessun adempimento è stato aggiunto negli ultimi due anni. Il problema è che pagare tutto il dovuto e nei tempi giusti non è operazione che si possa fare da soli, specie se si ha un’attività imprenditoriale o un lavoro autonomo. Di queste 262 scadenze, comunque, una decina solo quelle veramente rilevanti per il grande pubblico, e peraltro sono – nella maggioranza dei casi – rate di pagamenti periodici e dilazionati, altri sono saldi, altri ancora sono versamenti unici.”