Berlusconi, Regionali Sicilia, uragano Sandy: la rassegna stampa

ROMA – Pdl spaccato su Berlusconi. Il Corriere della Sera: “Lo strappo di Berlusconi nei confronti del governo finisce per dilaniare il Pdl. Il vertice del partito prende le distanze dalle posizioni estreme del leader. Il capo dei deputati, Cicchitto, si preoccupa delle reazioni dei mercati; l’ex ministro Frattini chiede di lasciare a Grillo i propositi di abbattere Monti. Lapidario Casini (Udc): “Così Berlusconi resterà solo”..”

Il Pdl frena Berlusconi. Colombe contro falchi. L’articolo a firma di Monica Guerzoni.

“Sul cielo del Pdl tornano a volare le colombe, contrarie a prepensionare Monti e preoccupate per gli effetti che l’eterno ritorno del Cavaliere rischia di provocare sull’unione dei moderati. All’indomani del discorso di Villa Gernetto, dove sabato Silvio Berlusconi ha minacciato di staccare la spina al governo, il vertice del partito sembra prendere le distanze dai toni dell’ex premier e, se si esclude la questione giustizia, anche dai contenuti. Sul fronte opposto il leader del centrosinistra, Pier Luigi Bersani, si dice «più preoccupato» da Berlusconi che dal suo sfidante alle primarie, Matteo Renzi. «Di populismo ne abbiamo avuto già un bel po’ e un centrodestra su queste posizioni non farebbe bene al Paese — attacca il segretario del Pd a Domenica In —. È da 19 anni che è in giro, ha governato più di De Gasperi… Potrebbe accontentarsi». Ma è il Pdl che vive il travaglio più forte dopo lo strappo del Cavaliere. Fabrizio Cicchitto era stato il primo a lanciare l’allarme e ieri, fermo restando l’impegno per una «grande riforma» della giustizia, ha di nuovo ammonito i tifosi della crisi di governo. Per il capogruppo del Pdl alla Camera la questione Monti va «esaminata in modo serio». Bisognerà apportare «correzioni significative» alla legge di Stabilità, contro la recessione e la pressione fiscale, ma la preoccupazione che più lo assilla è un’altra: «Evitare che una crisi politica provochi una esplosione degli spread, realizzata anche strumentalmente». E un’altra cosa da scongiurare, secondo Cicchitto, è «ogni contraddizione» che possa far saltare l’aggregazione dei moderati: «La richiesta di dimissioni di Alfano è un atto di irresponsabilità politica, per di più fatto alla vigilia delle elezioni siciliane». La tela del segretario è stata disfatta un’altra volta e a Cicchitto non resta che appellarsi ai «centristi di vario tipo», perché aprano un «confronto serio con il Pdl» e uniscano le forze contro la vittoria della sinistra.”

Il Cavaliere non vuole cedere. L’articolo a firma di Paola Di Caro.

“Che il Cavaliere abbia ormai varcato il Rubicone, e deciso che l’esecutivo vada affossato presto, magari sulla legge di Stabilità, questo non se la sente nessuno di giurarlo. La cautela che gli suggeriscono consiglieri come Letta, Ferrara ma anche come Confalonieri e Doris, sommati alle grida di allarme che si levano da gran parte del Pdl sul rischio che si correrebbe a precipitare la situazione non solo per il quasi scontato impazzimento dello spread, ma anche perché «potrebbe risolversi tutto in un enorme favore al Pd» come dice Cicchitto, rendono la situazione molto fluida.”

La linea di Schifani: la legge elettorale deve andare in Aula. L’articolo a firma di Dino Martirano.

“Un signore, giacca nera e capelli bianchi, si avvicina lungo il marciapiede per salutare l’illustre concittadino, ma Schifani prima di congedarsi fa capire che, nonostante tutto, il presidente del Senato terrà la barra al centro sulla legge elettorale perché, è sottinteso, con l’antipolitica montante e questo astensionismo non si può andare a votare con il Porcellum: «Una cosa è certa, tra due settimane la legge elettorale deve andare in aula. Il Senato non può restare con il cerino in mano». Schifani sa bene che il calendario dell’aula è una prerogativa dei capigruppo ma non può tacere quello che tutti sanno e che molti si aspettano: «Non è da escludere un messaggio (alle Camere, ndr) del capo dello Stato perché la Corte costituzionale, seppure in via incidentale, ci ha detto che l’attuale premio di maggioranza così come è concepito non va bene». Non va bene perché chi vince, senza considerare una soglia minima di voti effettivamente presi, porta comunque a casa il 55% dei seggi. E questo meccanismo, che nel 2006 ha premiato Prodi e nel 2008 Berlusconi, senza contare le liste bloccate compilate dai segretari dei partiti, fa dire alla seconda carica dello Stato: «La situazione è davvero pesante. Per questo dobbiamo subito andare in aula con la nuova legge elettorale».”

Il sistema-Italia costa alle imprese due terzi degli utili. La Stampa: “Confronto con la redditività che avrebbero all’estero L’handicap si deve a tasse, salari e valore dei servizi.”

L’handicap dell’impresa-Italia. L’articolo a firma di Luca Ricolfi.

“Per capirlo, immaginiamo un’impresa che opera in Italia e che, dopo aver pagato tutte le tasse, realizza un utile netto pari a 100. Per ottenere questo risultato l’impresa ha pagato un certo prezzo per gli input, ossia i beni e servizi che entrano nel processo produttivo: energia, semilavorati, affitti, servizi finanziari contratti assicurativi, etc. Ha pagato ai lavoratori un certo salario direttamente in busta paga. Ha trattenuto parte della retribuzione, consegnandola al fisco o agli enti previdenziali. Ha pagato i contributi sociali a carico del datore di lavoro. Ha pagato varie imposte e tasse direttamente gravanti sull’impresa. Alla fine di questo processo le resta, appunto, un ammontare pari a 100. Ora ci chiediamo: se l’impresa, con la medesima tecnologia e organizzazione, avesse operato in Finlandia, in Spagna, nel Regno Unito, o in un qualsiasi altro paese europeo avanzato (appartenente all’Ocse, l’organizzazione delle economie sviluppate) quel suo utile di 100 quanto sarebbe diventato? Ebbene la risposta è 312.”

“Manca il tempo Imu da rinviare”. L’articolo a firma di Rosaria Talarico.

“Probabilmente ai cittadini non dispiacerebbe posticipare il saldo dell’Imu. Ma a chiederlo a gran voce sono i centri di assistenza fiscale (Caf) e per una ragione tecnica: non ci sarebbe il tempo sufficiente per calcolare gli importi entro la data del 17 dicembre. La Consulta dei Caf parla molto esplicitamente di «criticità evidenti» per la proroga concessa ai Comuni per fissare le aliquote definitive. Per questo chiedono di spostare la scadenza al 31 dicembre. I Comuni infatti hanno tempo fino al 31 ottobre per deliberare le aliquote sulle quali ricalcolare l’imposta relativa al 2012 (l’acconto è stato pagato sulle aliquote base). Sono necessari poi altri 30 giorni di tempo per pubblicare la delibera. In questo modo si arriverebbe quasi al limite della scadenza.”

New York si barrica aspettando l’uragano. L’articolo a firma di Paolo Mastrolilli.

“Evacuazioni obbligatorie, stato d’emergenza in diverse regioni, metropolitana e scuole chiuse anche a New York. L’uragano Sandy, che ha ucciso già oltre sessanta persone ai Caraibi, fa paura. «Frankenstorm», com’è stato soprannominato per la sua potenza straordinaria, dovrebbe toccare terra stanotte, in una zona che si estende potenzialmente dalla Delmarva Peninsula in Maryland fino a Long Island, e l’America non vuole correre rischi. Le misure che colpiscono di più sono quelle annunciate a New York dal governatore Cuomo e dal sindaco Bloomberg. La città si prepara all’impatto che minaccia di essere molto peggiore di quello per l’uragano Irene dell’agosto 2011. La metropolitana, che trasporta 4,3 milioni di passeggeri al giorno, è stata fermata alle 7 di ieri sera. Cuomo ha spiegato che lo ha fatto per il rischio di inondazioni, ma anche per scoraggiare la gente ad uscire di casa. Bloomberg ha deciso che le scuole resteranno chiuse, e ha ordinato l’evacuazione dalla Zona A di New York, dove vivono 375.000 persone. Sarà chiuso l’Onu, ma Wall Street resta aperta. Il comune ha aperto 72 rifugi, gli aeroporti stanno chiudendo: l’American Airlines ha cancellato 1.431 voli da lunedì a mercoledì, quando si spera che Sandy avrà smesso di fare paura.”

Velenoso al Cibali. L’articolo a firma di Marco Ansaldo.

“Nella settimana che precede JuveInter tutto ci sarebbe voluto tranne un pasticcio del genere. Il problema è che nei due erroracci di Gervasoni e compagnia a favore dei bianconeri si è confermato come la moltiplicazione degli arbitri piaccia a Platini ma non sia un antidoto sicuro ai loro sfondoni. Ci eravamo illusi che due addetti in più, piazzati a fondo campo vicino alla porta, avrebbero ridotto gli sbagli soprattutto per i gol fantasma e proprio in JuveParma se ne era evitato uno. Ma ora tutto è tornato come prima. Anzi è stato uno dei due «arbitri addizionali» (dove hanno partorito la definizione?) a innescare la decisione sul gol annullato a Bergessio: senza l’intervento di Rizzoli tutto sarebbe filato liscio e il maxiconsulto cui abbiamo assistito con quattro arbitri impegnati a dirimere la vicenda non avrebbe partorito l’errore. Dice il saggio: 12 occhi (di sei arbitri) vedono meglio di 2 ma qualche volta anche peggio. Perciò se invece di aggiungere testimoni oculari si introducessero le tecnologie si avrebbero più dati certi e comunque meno sensazioni umane in base alle quali giudicare: nel minuto impiegato nelle valutazioni a bordo campo si sarebbe potuta rivedere l’azione alla moviola con ben altro profitto. Si è sbagliato molto a Catania (e i siciliani erano già stati scottati domenica scorsa dal rigore non visto su Gomez contro l’Inter), ma anche il gol del Milan con il Genoa era irregolare per non dire della rete annullata nel pomeriggio a Mauri e del “penalty” non fischiato contro Cuadrado in Fiorentina-Lazio. La realtà è che il calcio non è morto, è rimasto colpevolmente quello imperfetto di sempre. Come sa Abramovich.”

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