Bernardo Valli su Repubblica: “L’anti Europa. Francia: nel laboratorio dell’eurofobia”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Ottobre 2013 - 05:00 OLTRE 6 MESI FA
Bernardo Valli su Repubblica: "L'anti Europa. Francia: nel laboratorio dell'eurofobia"

Marine Le Pen

ROMA – Cosa succederebbe se il parlamento europeo fosse composto da anti-europeisti? Uno scenario non del tutto improbabile come spiega Bernardo Valli su Repubblica nel suo editoriale: “L’anti Europa, nel laboratorio dell’eurofobia”.

Valli scrive:
In maggio, il parlamento europeo appena eletto potrebbe essere composto in buona parte da deputati anti-europeisti. Non da euro-scettici, politicamente anemici, indifferenti, poco convinti del loro fresco mandato, come ce ne sono già tanti: ma da aperti, dichiarati avversari della moneta unica o addirittura decisi, qualora se ne presentasse l’occasione, a provocare attraverso dei referendum l’abbandono dell’Unione da parte dei loro rispettivi paesi. Questo scenario, un po’ paradossale, ma non poi tanto, è suggerito dalle indagini d’opinione che rilevano in vari paesi dell’eurozona la robusta e sorprendente crescita dei consensi raccolti dai partiti eurofobi.
Il caso più vistoso è quello del francese Front National, versione populista rinnovata da Marine Le Pen, figlia ed erede politica del vecchio Jean-Marie, al qualevengono attribuite più intenzioni di voto che ai grandi partiti democratici alle prossime elezioni europee di primavera. Già nel 2002, in seguito all’assenteismo della gente di sinistra, Le Pen padre superò ed eliminò al primo turno delle presidenziali il socialista Lionel Jospin. Ma al ballottaggio il tardo gollista Jacques Chirac, campione del centro destra, raccolse poi i suffraggi della Francia democratica e rimandò al suo posto il leader del Front National.
Undici anni dopo la situazione è cambiata perché il Front National di Marine Le Pen raccoglierebbe, sia pure nel meno impegnativo scrutinio europeo, più voti dell’Ump (Unione per un movimento popolare) e del Partito socialista, i due grandi partiti, di centrodestra e di sinistra. L’Fn figura oggi virtualmente come il primo partito di Francia. Un primato effimero, ma inquietante.
Il risultato del sondaggio fa sognare l’energica Marine, che si vede nel Palazzo dell’Eliseo al posto di François Hollande, quando il meno popolare (almeno per ora) dei presidenti della Quinta Repubblica terminerà il quinquennio. La sua fantasia galoppa. La democrazia d’opinione le dà alla testa. In altri può sollecitare un incubo: l’autoaffondamento dell’Europa. Per ora un fantasma.
La democrazia d’opinione sommerge puntualmente, sempre più di frequente, la democrazia rappresentativa. La quale risulta spesso appannata dalla lenta marcia cui è costretta. Nella civiltà dominata dalle immagini e dalla velocità i riti parlamentari dai quali dipende il funzionamento della vita democratica appaiono frustranti per la loro lunghezza. Con la moltiplicazione dei blog il populismo trionfa. Si impone in una società d’opinione segnata dalla volontà di affermarsi, con i suoi umori del momento, su quella politica, basata sulle convinzioni. Capita che l’opinione sia in disaccordo col voto. E’ frequente che il movimento d’opinione abbia la meglio, ossia influenzi o addirittura determini l’espressione del suffragio universale. La convinzione di essere sulla cresta dell’onda, che rende euforica Marine Le Pen, non è dunque poi tanto campata per aria. Il vento dell’opinione soffia in suo favore. E perora annuncia la minaccia che pesa sulla democrazia europea.
Lei ha inforcato il populismo come un destriero. L’Europa equivale al bersaglio in un antico torneo. Sono in molti a spezzarvi sopra le lance. L’ideologia tradizionale dell’estrema destra, neofascista o neonazista, appartiene ormai al passato o sopravvive a stento. I movimenti con la vecchia impronta sono ridotti a gruppuscoli. Il modello più industriale (come l’ha chiamato Pietro Ignazi) ha conosciuto invece un’espansione significativa. Favorita dal tempo e anzitutto dalla crisi economica e finanziaria.
Il fenomeno populista, nelle sua forma attuale, ha grande successo. L’Europa è presa di mira. E’ associata all’apertura delle frontiere e dunque all’immigrazione e all’Islam. La ristrutturazione industriale, la paura di molti di fronte alla crescita dei paesi emergenti e l’invecchiamento della popolazione contribuiscono ad alimentare la paura. La xenofobia diventa una trincea. L’Europa sta dominando, sia pure a fatica, la crisi finanziaria, e l’euro è per ora sopravvissuto, ma il populismo ha puntato tutto sulla denuncia dell’austerità prolungata che risana i conti ma dissangua la società. E’stato più facile descrivere l’euro come un cappio, come una galera monetaria, che ricordare il suo ruolo di diga alla selvaggia concorrenza delle monete abbandonate a un’inflazione, equivalente al suicidio di redditi e risparmi. Il timore del declino europeo di fronte alla paventata minaccia della mondializzazione ha fatto dimenticare che l’Europa resta l’area economica più importante del mondo. Resta però anche una società senza lavoroper i giovani e con la vita lavorativa dimezzata per gli anziani.