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“Ma l’inciucio può avere delle virtù”: Luca Ricolfi sulla Stampa

di luiss_vcontursi |12 Aprile 2013 12:09

ROMA – Luca Ricolfi sulla Stampa spiega il perché Pier Luigi Bersani non vuole l’accordo con il Pdl di Berlusconi. E perché, secondo lui, “l’inciucio” non è da condannare.

Il problema non è la persona di Bersani, ma è la sua linea politica. Bersani vorrebbe governare da solo, ma con i voti degli altri. Bersani vorrebbe i voti del Pdl o della Lega (quelli di Grillo ha finalmente capito che non li avrà), ma senza fare un governo con ministri del centro-destra. Se, per una volta, usasse le sue famigerate metafore per parlare di se stesso, direbbe: voglio la botte piena (ministeri e poltrone) e la moglie ubriaca (Berlusconi che lo lascia fare).

Questa posizione è chiaramente irragionevole, non solo dal punto di vista del Pdl (perché gli «impresentabili» dovrebbero regalare i loro voti a chi così profondamente li disprezza?), ma anche dal punto di vista del Pd. Come possono pensare, i dirigenti di questo partito, di avviare una stagione «di cambiamento» con un governo di minoranza, che in ogni momento può essere condizionato, ricattato e affondato dai suoi sostenitori esterni? Come può pensare il Pd di governare l’Italia nella tempesta della crisi economica e sociale se la sopravvivenza del governo dipende fin dall’inizio dalla condiscendenza di altri, che non lo amano e possono in ogni momento staccargli la spina?

Eppure questo è stato fin dall’inizio, e resta tuttora, l’irragionevole schema politico di Bersani: costituire un governo di minoranza, o mediante un atto di sfida ai grillini (vengo in Parlamento, e vediamo se avete il coraggio di negarmi la fiducia) o mediante un accordo più o meno tecnico con Berlusconi (astensione, uscita dall’aula, non sfiducia, etc.).

Bersani, a quanto pare, ha paura dell’unica soluzione che potrebbe darci un governo non effimero: un accordo serio fra destra e sinistra.  Non è difficile indovinare i motivi di tale paura. Perché alla sola idea di un governo bipartisan la parola «inciucio» scatta automaticamente, prima di avere visto le carte, ossia i programmi e le intenzioni? Perché si riescono a immaginare solo compromessi al ribasso, quando quello di cui avremmo bisogno è, semmai, di selezionare le idee migliori dei due schieramenti, idee che pure esistono?

Ma soprattutto: siamo sicuri che, per il Pd, gli unici due modi di riconquistare la credibilità perduta siano guadagnare (umilmente) la benevolenza di Grillo e sottrarsi (con sdegno) all’abbraccio mortale del Pdl? []

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