ROMA – “Casotto, capanno, bungalow – scrive Paolo Granzotto del Giornale – in questi termini è stata chiamata la costruzione, annessa alla piscina olimpica con acqua di mare riscaldata e in vista d’un tratto dei tre chilometri e mezzo di spiaggia non contaminata da piede umano, dove la presidente Laura Boldrini si compiace di trascorrere, in quel di Castelporziano, i suoi weekend”.
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Forse, nel 1872, allorché il ministro delle Finanze Quintino Sella acquistò la tenuta ( 5.892 ettari pari a 59 chilometri quadrati) dalla famiglia Grazioli per poi darla in dotazione alla Corona, di casotto o capanno si trattava. Castelporziano, prima ancora di azienda agricola era, infatti, sontuosa riserva di caccia e di simili manufatti in legno, atti a dar riparo e riposo ai cacciatori, era disseminata.
Probabilmente restarono tali durante il regno, ma le cose cambiarono quando, nel 1948, la tenuta fu destinata- assieme a San Rossore e villa Rosebery – alla presidenza della Repubblica. Non subito, certo. Figuriamoci se un Luigi Einaudi si occupava di simili bagatelle. Però, in seguito, quell’angolo privilegiato fra bosco, prati, dune e mare, ben raggiungibile lungo un romantico viale alberato, non distante dal monumentale nucleo centrale della tenuta, fu appositamente ristrutturato e attrezzato (camere da letto, servizi, cucina, salotti) senza badar a spese per gli ozi estivi e le bagnature di mare dell’inquilino e dei suoi ospiti. L’ultima a metterci mano fu la figliola d’un presidente e il suo tocco elegante non potrebbe sfuggire alla vista del viandante che avesse la fortuna di inoltrarsi dalle parti del «casotto».
Castelporziano è una faccenda costosa, siamo sul milione e mezzo di euro all’anno anche se in modesta parte compensati dalla vendita di cinghiali e bovini. E nelle faccende costose si sta meglio, più a proprio agio, stato nel quale deve senza dubbio trovarsi la terza carica dello Stato nel corso delle sue permanenze. Immergersi in una smisurata oasi naturalistica esser serviti di tutto punto, ascoltare il bramito del cervo e il cinguettio della scolopax rusticola- privilegio per pochi, pochissimi happy fewdeve sicuramente far bene allo spirito.
Caso mai potrebbero essere certi ricordi del luogo, certi fantasmi a turbare il benessere spirituale di una sincera democratica, area Vendola, qual è Laura Boldrini. Di Grazioli abbiamo detto: fu lui a vendere allo Stato Castelporziano con tutto il «casotto ». E di Grazioli è anche il palazzo- palazzo Grazioli, appunto – dove ha casa e bottega Silvio Berlusconi. Imbarazzante coincidenza per un animo sensibilmente antiberlusconiano qual è quello della presidente della Camera. Per non dire del Duce del fascismo, che fu assiduo frequentatore del «casotto» e dintorni, convocandovi stuoli di figliole, di escort del tempo che fu, oltre ovviamente Claretta, praticamente una abbonata. E Mussolini chi non lo sa?- non era uomo da portare gonnelle in camporella per poi sfogliare margherite. Anche i figli vi conducevano le loro ragazze per allegre e cameratesche scapricciate. Perché a quello serviva il «casotto», a quello dedicavano il canto, così almeno affermano i vecchi guardiacaccia presidenziali, le scolopax rusticole.
Curioso che con un passato, con una eredità così politicamente scorretta e imbarazzante detto «casotto» sia stato eletto a sontuosa ancorché intermittente dimora da chi conduce memorabili «battaglie culturali» contro i privilegi e la mercificazione del corpo delle donne. Da chi vanta, come vanta Laura Boldrini, una tempra antifascista e antiberlusconiana adamantina. Sarà mica perché a Castelporziano è tutto gratis ( tanto paga il contribuente)?
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