Bonus 80 euro Renzi, chi lavora troppo lo restituirà. Antonio Signorini, Giornale

Bonus 80 euro Renzi, chi lavora troppo lo restituirà. Antonio Signorini, Giornale
Bonus 80 euro Renzi, chi lavora troppo lo restituirà. Antonio Signorini, Giornale

ROMA – “Qualche cattiva certez­za e molti buchi neri – scrive Antonio Signorini del Giornale –  La circolare esplicati­va dell’Agenzia del­l’entrate sul bonus del governo Renzi ha fatto scricchiolare la «cura choc», tra conferme po­co gradite (non sono 80 euro, ma 53,3 euro e la penalizzazio­ne dei redditi più bassi) e diver­se incertezze. È nel «non detto» del documento che si nascon­dono le trappole che potrebbe­ro rovinare la festa agli italiani, fino all’ipotesi estrema e disa­strosa: la restituzione a fine an­no del bonus da parte di una buona fetta di contribuenti che l’hanno percepita”.

L’articolo completo:

A rischio i lavoratori che han­no fatto più e meglio o, comun­que, i dipendenti di aziende di­namiche che puntano sulla qualità e la produttività piutto­sto che sull’appiattimento. Op­pure quelli che hanno messo in pratica una flessiblità virtuo­sa, e hanno più di un datore di lavoro.
Questo ultimo bug è più che altro tecnico. In sostanza, chi lavora per due datori di lavoro e ha un reddito inferiore ai 26mila euro, dovrebbe ottene­re in automatico il bonus da en­trambi. Allo stato attuale toc­cherà a lui restituire uno dei due.
Decisamente più politico l’al­tro rischio restituzione bonus. Un disincentivo alla produttivi­tà, in controtendenza con le po­litiche del lavoro degli ultimi anni e con tutte le raccomanda­zioni delle organizzazioni in­ternazionali all’Italia. A ri­schio, i lavoratori che si trova­no al limite del tetto massimo dei 26mila euro con la retribu­zione ordinaria. Quelli che, nel corso dell’anno, incasseranno soldi extra per gli straordinari oppure per un premio di produ­zione, vedranno salire il loro imponibile. Visto che il bonus si calcola sullo stesso imponibi­le delle imposte e no­n sono pre­viste deduzioni per il salario va­riabile, il dipendente premiato rischia di dovere restituire i quasi mille euro al fisco.
In alternativa sarà invogliato a rinunciare a ogni extra nello stipendio. In controtendenza, dicevamo, con tutte le scelte fatte negli ultimi anni dai gover­ni italiani, che puntano a pre­miare e incentivare la produ­zione. E in contraddizione an­che con il rifinanziamento del salario di produttività, sblocca­to ieri dal governo, anche se do­po mesi di incertezze e pressio­ni fortissime, in particolare da parte della Cisl.
L’effetto non sarà certamen­te quello di un taglio del cuneo fiscale. «È una misura della quale – dice Rosario De Luca, presidente della Fondazione studi Consulenti del lavoro ­non si capisce bene la natura. Non riduzione del cuneo, ma un contributo concesso dal go­verno ad alcuni cittadini, con l’esclusione delle fasce più bas­se, che non è sicuramente una scelta impron­tata all’equi­tà ». Sulla soglia minima, ha protestato martedì For­za Italia attra­verso Il Matti­nale di Rena­to Brunetta, è stata fatta una precisa scelta politica che mira a esclu­dere i redditi molto bassi, tra i quali non rientrano molti elettori della sinistra. In più, il bonus non sarà di 80 euro, ma 53-54 euro al mese.
Sempre sul fronte dei consu­lenti del lavoro c’è il problema dei tempi tecnici e del possibi­le slittamento a giugno nel ca­so in cui le aziende non siano pronte. «Siamo nelle mani del­le software house», aggiunge De Luca. I programmi delle bu­ste paga devono essere aggior­nati alla luce della circolare uscita da pochi giorni. Con il ponte di mezzo, il rischio di uno slittamento è concreto. La circolare prevede comunque che la somma annua sia divisa in 7 mensilità invece che otto. Ieri il Senato ha confermato con 122 sì, 53 no e 7 astensioni il parere favorevole della com­missione Affari costituzionali sulla costituzionalità del decre­to Irpef. A richiedere il voto del­l’Aula sui presupposti di costi­tuzionalità i senatori di Forza Italia e della Lega.

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