Cabella Ligure, bimbi maltratti nel collegio abusivo della comunità Yoga

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Aprile 2015 - 10:51 OLTRE 6 MESI FA
Cabella Ligure, bimbi maltratti nel collegio abusivo della comunità Yoga

Shri Mataji Nirmala Devi

ALESSANDRIA – A Cabella Ligure, sulle montagne del basso Alessandrino, sessanta bimbi da ogni parte d’Europa in una scuola-convitto ispirata ai principi del “Sahaja Yoga” saranno dati in adozione: secondo la Procura torinese erano in “condizioni di degrado” e senza alcuna autorizzazione. La difesa: “Nessun degrado, i bimbi erano accuditi benissimo”.

Come racconta Federica Cravero su Repubblica,

la bufera sulla comunità di Cabella si è abbattuta il 9 marzo, quando, il procuratore Baldelli si è presentata nella comunità accompagnata da carabinieri del Nas, assistenti sociali, personale delcanto l’Asl e ispettori del lavoro. A dare lo spunto alle verifiche è stato il caso di un bambino tedesco, portato lì dalla madre e conteso dal padre che lo voleva far rimpatriare. Così si è fatta ufficialmente la scoperta dell’esistenza della comunità, che pure era nota nei dintorni e popolare, con sostenitori e detrattori, sul web.

Ma gli ispettori non immaginavano di trovarsi di fronte a ben 61 bambini, inclusi i due fratelli contesi: un numero altissimo, che ricorda i vecchi istituti per minori, chiusi da anni. Sia la scuola sia il convitto sorgevano in edifici privi delle autorizzazioni edilizie, sanitarie, impiantistiche (tanto che la scuola è stata chiusa da un’ordinanza del sindaco), ac- allo storico Palazzo Doria. Inoltre vi erano carenze nella didattica, che non rispetta i requisiti di legge per chi vuole educare i bambini fuori dalle scuole tradizionali. Ma soprattutto la magistratura contesta la mancanza di autorizzazioni e l’assenza di personale specializzato, mentre le comunità per minori devono prevedere educatori con specifici titoli di studio.

Infine il termostato del riscaldamento si fermava a 14 gradi e mezzo, mentre in camerate e corridoi è stata trovata della sporcizia. Non solo: diversi bambini avevano le mani screpolate dal freddo. «In quel periodo — precisano dalla comunità, che si è affidata alla difesa dell’avvocato Stefano Campanello — si stava insegnando la prevenzione e si lavavano le mani più spesso. Probabilmente il sapone era troppo aggressivo ma lo avevamo cambiato già prima dell’ispezione. Respingiamo qualunque ipotesi di maltrattamento: i bambini erano accuditi con cura in un luogo nient’affatto degradato».

Sotto accusa sono finite famiglie benestanti, che pagavano una retta di 6250 euro l’anno. Tra loro professionisti, giornalisti, registi, cantanti e funzionari delle Nazioni Unite, che hanno abbracciato lo “Sahaja Yoga”, il metodo della meditazione scoperto dalla “santona” indiana Shri Mataji Nirmala Devi (morta nel 2011). Volevano che i loro figli fossero educati secondo tale filosofia di vita, ma per la Procura dei minori hanno abbandonato i bimbi in una struttura fuorilegge e degradata, tanto da avviare la procedura di adottabilità. Su questo punto il Tribunale dei minori deciderà entro l’estate, intanto è stata aperta anche un’indagine penale.

“Siamo sconvolti: ciascuno di noi sa cos’è sbagliato per i propri figli e a Cabella non è stato fatto niente di sbagliato”. A parlare, a Repubblica, è una delle mamme che si è vista recapitare dalla procura dei minori di Torino il documento su cui compariva il nome dei suoi figli di 7 e 8 anni accanto alla sigla Mdda, minore da dichiarare adottabile.

Perché avete scelto quella “scuola parentale”?

«La scuola è di alto livello, in inglese, con un metodo che incentiva il bambino e non lo mortifica. Conosciamo persone adulte che hanno frequentato questa scuola nell’infanzia e adesso sono realizzati professionalmente e complete umanamente ».

Perché far fermare i figli a dormire invece di rincasare con loro la sera?

«Il convitto è importante, i bambini crescono tra coetanei con adulti che si occupano di loro con amore. Nella nostra società i bambini vivono tra quattro mura, mentre un tempo con le famiglie allargate e una maggiore apertura al mondo, c’erano tanti adulti, non per forza parenti, che li aiutavano a crescere in un modo completo».

Quanto conta l’aspetto spirituale?

«C’è un approccio olistico e i bambini meditano dieci minuti mattino e sera. Ma noi lo facevamo già a casa: io e mio marito abbiamo abbracciato vent’anni fa lo Sahaja yoga. In questo modo i nostri figli sviluppano non solo la conoscenza, ma anche la coscienza, la percezione del mondo».