ROMA – Ecco cosa si deve fare per dare la disdetta del Canone Rai. Il Giornale, nel 2010, lanciò la sfida a Viale Mazzini e soprattutto al Parlamento per chiedere di abolire la legge sul canone Rai, ferma a un regio decreto del 1938. Da allora sono passati quattro anni e non è cambiato nulla, anzi qualcosa sì.
Come scrive il Giornale,
centinaia di lettori, seguendo le istruzioni pubblicate sul quotidiano, sono riusciti a disdire legalmente il canone Rai. Come? Semplice: la legge prevede che si debba fare una richiesta di disdetta accompagnata da una lettera in cui si acconsente al «suggellamento» della tv in un sacco di juta (una pratica in disuso dagli anni Ottanta) su cui ruota un vero e proprio giallo. Se non si risponde la disdetta non è valida. Se si risponde, invece, scatta la disdetta ma nessuno può suggellare la tv perché così la Rai lederebbe un diritto costituzionalmente garantito perché impedirebbe di vedere tutti gli altri canali.
Allora alla valanga di richieste la Rai rispose con una missiva inviata per posta ordinaria che minacciosamente suonava più o meno così: “Diteci dove abitate e quanti televisori avete e fissiamo un appuntamento per suggellare le tv. Avete solo 15 giorni”. E ancora: la mancata restituzione della dichiarazione renderà inefficace la disdetta. Alcuni, spaventati dall’ipotesi di vedere la propria tv in un sacco di juta, hanno preferito pagare. Ma in realtà non è così. È vero che la lettera fissa un termine di 15 giorni entro i quali rispondere, ma è anche vero che la lettera è ordinaria. E come ha confermato al Giornale Alessandro Drei, legale di una delle associazioni dei consumatori, “sono almeno trent’anni che nessuno suggella più le tv. E comunque la richiesta di rescissione del canone vive di vita propria e non è necessariamente subordinata all’effettivo suggellamento della tv”.
Ma anche se così fosse, per colpa della legge dopo l’ok al suggellamento non succede nulla, tranne l’arrivo di una missiva in cui si dice che la disdetta è valida.
I commenti sono chiusi.