ROMA – “La capitale del debito” titola Libero. “Eterno pure il salva Roma. Ci costerà altri 15 miliardi” scrive Fosca Bincher:
Roma sarà salvata a puntate, ma il copione è già scritto, e il conto della spesa pure: 15 miliardi di euro. Ora è arrivata la tranche da 600 milioni di euro (570 +30) con il decreto legge di Matteo Renzi che pur borbottando si è piegato alle minacce del sindaco capitolino Ignazio Marino Ma il conto della spesa è ancora lungo, e facendo veni- re un brivido sulla schiena dei contribuenti italiani l’ha ben spiegato ieri sul quotidiano Il Messaggero il professore Mas- simo Varazzani, che da metà 2010 guida la gestione com- missariale del debito pregres- so di Roma. Il manager (e banchiere: ha maturato esperienze in Ban- kitalia, al Credito italiano e al- la Cassa depositi e prestiti), quando arrivò il 26 luglio 2010 si trovò di fronte un vero e proprio muro del debito: 22 miliardi e 400 milioni di euro. In gran parte erano debiti fi- nanziari (prestiti e mutui bancari) che ammontavano a 13,8 miliardi di euro. Ma c’erano anche debiti non fi- nanziari per 8,6 miliardi di euro (dalle multe a quelli commerciali). Varazzani si mise al lavoro.
Ottenne una entrata certa da parte del Te- soro: un contributo annuale perpetuo da 500 milioni di euro. Il governo poi si fa rida- re dal Comune di Roma 200 milioni di euro, che per 180 milioni sono pagati dai citta- dini della Capitale grazie a un aumento ad hoc dell’Irpef co- munale, e per 20 milioni sono assicurati dai viaggiatori di tutto il mondo costretti a pa- gare una sovrattassa di im- barco agli aeroporti di Fiumi- cino e Ciampino. Varazzani a quel punto ha la certezza di avere in tasca ogni anno 500 milioni di euro «per sempre». Si mette al lavoro. Scopre che alcuni debiti sono inesigibili, e semplicemente li cancella. Al Comune di Roma avevano svuotato come si di- ce tutti i cassetti senza nem- meno guardare. Salta fuori ad esempio che continuavano a inseguire 360 milioni di euro di vecchie multe ormai estin- te perché da anni era interve- nuto un condono. Un credito inesigibile che quindi viene cancellato. Per fortuna accade pure con qualche vecchio debito. Che risulta al primo controllo già saldato. Varazzani dice al go- verno allora in carica: «Per i debiti finanziari dove posso ricontratterò. Cercherò di fare in fretta e pagare tutti i debiti non finanziari. Quando avrò saldato l’ultimo cent di que- sta partita però me ne andrò, e la gestione commissariale dovrà esser chiusa». Grazie al contributo perpetuo da 500 milioni è andato dalle ban- che, e ha scontato con varie operazioni che vengono rin- novate già 30 anni di contri- buti. E cioè 15 miliardi di euro futuri, che verranno presi per 6 miliardi dalle tasche dei ro- mani e per 9 miliardi da quel- le di tutti gli italiani. Man ma- no ha pagato i debiti, con un lavoro che ha fatto risparmia- re centinaia di milioni di euro di interessi passivi.
Al 31 di- cembre scorso ne sono restati in tutto 14,9 miliardi, la gran parte finanziari. Secondo il suo ruolino di marcia nel 2017 avrà pagato tutti i debiti non finanziari, a patto che Marino si dia da fa- re e regoli debiti fuori bilan- cio, contenziosi ed espropri che in tutto valgono un mi- liardo di euro. A quel punto Varazzani se ne andrà, e la ge- stione commissariale sarà chiusa. Ma attenzione, non per le ta- sche degli italiani. Perché – ed è lui stesso a spiegarlo – a quel punto resterebbero i mutui. Quanto? «Qualcosa più di 5 miliardi di euro». Nove già scontati in banca per il futuro, qualcosa più di 5 miliardi alla fine, e 600 milioni di euro ora nella prima tranche: ecco fat- to il conto finale di 15 miliardi prelevati dalle tasche degli italiani (più altri 6 miliardi che verranno da quelle degli abitanti e viaggiatori di Ro- ma). Se vuole restare in sella fino alla fine della legislatura – dunque – Renzi è meglio che metta da parte risorse per Ro- ma. Perché fra 3 anni gli ar- riverà un conto dieci volte su- periore a quello pagato con- trovoglia oggi. «Lo Stato deci- derà che fare. O versa un nuovo contributo annuale per pagare le rate di quegli ol- tre 5 miliardi di mutui, oppu- re salda la cifra subito e li chiude tutti risparmiando su- gli interessi e spalmandosi la spesa su più anni, cosa che la gestione commissariale non può fare…».