“Cara Kyenge, la nostra colpa è di esserci fidati di lei”, lettera dei genitori bloccati in Congo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Dicembre 2013 - 13:55 OLTRE 6 MESI FA
Cara Kyenge, la nostra colpa è di esserci fidati di lei, la lettera dei genitori bloccati in Congo

Cara Kyenge, la nostra colpa è di esserci fidati di lei, la lettera dei genitori bloccati in Congo

ROMA – “Cara Kyenge, la nostra colpa è di esserci fidati di lei”, i genitori bloccati in Congo (ventiquattro coppie italiane fermate nel paese africano, dove si erano recate per adottare dei bambini) scrivono una lettera aperta al ministro dell’Integrazione: “Non abbiamo seguito voci ma creduto nel sistema di adozioni da lei presieduto. Non possiamo lasciar qui i nostri bimbi: deve aiutarci”.

La lettera pubblica da Libero:

Cara Ministra Kyenge, in merito a quanto da Lei riferito in Parlamento in data venerdì 13 us a seguito dell’interrogazione parlamentare, noi, famiglie adottive italiane in Repubblica Democratica del Congo, desideriamo fare alcune precisazioni. Può solo immaginare quale tristezza e sconforto abbiano suscitato le sue parole in merito alle modalità con cui ci troviamo in RDC. Che colpa abbiamo noi genitori, cara Sig.ra Ministra? Forse di esserci fidati del sistema di adozione italiana da Lei stessa presieduto per coronare il nostro sogno di famiglia e poter finalmente conoscere ed abbracciare i nostri figli, strappandoli ad una realtà difficile per dar loro un papà e una mamma? Noi tutti abbiamo creduto in coloro che per istituzione avrebbero dovuto tutelare i nostri diritti di genitori, abbiamo con sofferenza atteso, dopo un lungo e sofferto percorso, che i nostri Enti autorizzati ci dessero il via libera per recarci in RDC, e non certo a seguito di una «voce » non meglio precisata come i «topolini con il pifferaio magico »! Pensi a come ci sentivamo fortunati ad avere una Ministra della Repubblica Italiana di origine congolese, la stessa dei nostri figli.

Noi genitori, obbligati a restare in RDC, giammai come singoli cittadini, ma indiscutibilmente come famiglia, avremmo apprezzato enormemente un suo nuovo intervento qui in RDC, di persona. Non avremmo mai preteso da Lei una risoluzione incondizionata della nostra difficile situazione, essendo consapevoli, dopo oltre un mese di permanenza in RDC, delle difficoltà intrinseche di questo Paese di cui rispettiamo senza limitazione la propria Sovranità. Purtroppo nonostante la comprovata regolarità e completezza della nostra documentazione, la situazione sembra attualmente in una fase di stallo, che non ci consente un rientro in Patria con i nostri figli. Con che cuore si può dire a dei bambini che hanno già subito un lutto o un abbandono che mamma e papà se ne andranno senza di loro, dopo che si è finalmente creato un legame affettivo e un rapporto di fiducia indissolubile? Se siamo qui è perché siamo stati autorizzati da qualcuno in cui abbiamo riposto pienamente la nostra fiducia e non per una nostra decisione. Se si è trattato di un errore o di un fraintendimento e di chi ne sia la colpa, a questo punto ha però poca importanza. L’unica cosa che conta è che ormai siamo delle famiglie in difficoltà e ci aspettiamo che tutti i Vostri sforzi si concentrino sulla risoluzione del problema affinché possiate richiedere al Governo e Presidenza della RDC, come atto umanitario, di consentirci di rientrare in Italia per festeggiare degnamente il SantoNatale con le nostrefamiglie al completo. Certi del suo impegno e sostegno, cordiali saluti.