ROMA – Vecchie carceri, scuole inutilizzabili, ospedali chiusi. Quanto può ricavare lo Stato se facesse fruttare, coinvolgendo i privati, il suo immenso patrimonio? Il ministero dell’Economia ci sta provando: qualche mese fa ha istituito una speciale società di gestione del risparmio, Invimit, che possa valorizzare, o cedere a privati, pezzi del patrimonio pubblico. Se l’operazione funzionasse si potrebbe così dare una sostanziosa sforbiciata al nostro debito. Ecco cosa scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera:
Ecco perché, dopo averle pensate tutte, il ministero dell’Economia si è risolto a giocare l’ultima carta, quella del fondo dei fondi. Qualche mese fa ha costituito una Sgr, Società di gestione del risparmio, battezzata Invimit, e l’ha affidata all’ex direttrice dell’Agenzia del Demanio Elisabetta Spitz con il ruolo di amministratore delegato, affiancata da una vecchia conoscenza del ministero con l’incarico di presidente: Vincenzo Fortunato, per dodici anni consecutivi capo di gabinetto del Tesoro di Giulio Tremonti, Domenico Siniscalco, Mario Monti e Vittorio Grilli con un breve intermezzo biennale alle Infrastrutture di Antonio Di Pietro. Obiettivo, far risparmiare un po’ di soldi ai contribuenti e magari dare un colpettino al nostro immenso debito pubblico. In che modo? Gestendo direttamente, o anche attraverso altre Sgr (magari private) una serie di fondi immobiliari nei quali lo Stato, o magari le Regioni e gli enti locali, riversano pezzi del loro patrimonio perché venga o valorizzato oppure ceduto.
Il piano d’azione della Invimit, che ha avuto dieci giorni fa il benestare della Banca d’Italia, prevede soprattutto, che la Sgr, oltre a gestire direttamente questi fondi, possa trovare sul mercato soggetti privati disponibili a investirvi. E per soggetti privati s’intende non soltanto italiani. Il piano cita espressamente le casse di previdenza private, le compagnie di assicurazioni ma anche gli investitori finanziari esteri. Le dimensioni cui pensano i responsabili dell’operazione lo giustificherebbero.
E a questo punto è d’obbligo dare risposta a una domanda: che cosa ci guadagnerà in concreto lo Stato? Si è parlato di una riduzione del debito pubblico conseguente alle cessioni. Il destino di molti immobili contenuti in quei fondi, come per esempio le carceri senza detenuti o le caserme senza soldati, saranno vendute e il ricavato dovrà abbattere il debito pubblico. Difficile valutare ora il reale impatto di tale capitolo, come non è semplice calcolare di quanto questa iniziativa potrà alleggerire il deficit pubblico. Ma fra gli obiettivi c’è anche questo. Aumentare la redditività del patrimonio di un ente previdenziale, per fare un esempio, avrebbe come conseguenza la corrispondente riduzione dei trasferimenti pubblici. Così come trasferire un ufficio pubblico da un immobile di proprietà privata a un palazzo demaniale farà risparmiare la spesa dell’affitto. Senza poi considerare gli effetti sui costi di manutenzione e delle utenze della riduzione del numero dei contratti di fornitura, già sperimentati recentemente al Consiglio nazionale delle ricerche dove si sono ottenuti risparmi considerevoli. Ma a guadagnarci saranno anche i privati. Un simile affare prevede non soltanto l’acquisizione di quote di questi fondi da parte di investitori italiani ed esteri, e l’affidamento della loro gestione tramite gara a Sgr terze, ma pure il coinvolgimento di professionisti del ramo immobiliare. Staremo a vedere se le previsioni contenute nel piano saranno rispettate.
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