ROMA – Viale Mazzini è pubblica o privata? Quanto costa il varietà? Quanto incassa l’informazione? Come vengono spesi i milioni del canone? Che proporzioni ci sono tra entrate e uscite? Quali sono gli stipendi? Luigi Gubitosi, il direttore generale della Rai, sollecitato da Renato Brunetta in Commissione di Vigilanza, non ha voluto chiarire: niente stipendi nei titoli di coda o nei siti ufficiali. Lo stesso Brunetta che pochi giorni fa ha discusso con Fazio proprio sugli stipendi Rai.
Il Consiglio d’amministrazione è ancora d’emanazione politica – scrive Tecce – nominato dai partiti, ma il direttore generale e il presidente possono sottoscrivere contratti sino a 10 milioni di euro. Il milione e 800 mila euro l’anno di Fazio, rispetto ai due del precedente, non ha bisogno di un voto in cda: Gubitosi ha dato la notizia ai consiglieri, ma per completare la transazione occorre soltanto la firma di Anna Maria Tarantola. In cda, però, c’è un magistrato della Corte del conti, Luciano Calamaro, che può sindacare qualsiasi decisione finanziaria perché la Rai fornisce, per definizione, un servizio pubblico e un interno può causare un danno erariale. La Commissione di Vigilanza, oltre la veemenza di Brunetta, non ha raccolto nulla.
Certo, Gubitosi ha comunicato gli stipendi dirigenziali per fasce, anonimi. In questo groviglio di articoli e sentenze, c’è un precedente. Il Fatto chiese all’ex dg Mauro Masi di conoscere appalti e ingaggi di viale Mazzini applicando, semplicemente, la legge 241 / 90 che disciplina l’accesso agli atti pubblici. L’allora direttore generale sollecitò un parere del-l’Autorità di garanzia per la privacy che diede al Fatto il proprio nullaosta: non ci sono problemi di riservatezza, la Rai è pubblica. Come Palazzo Chigi o i ministeri che rivelano consulenze e bandi di gara. Sono passati tre anni, zero risultati. ADESSO BRUNETTA presenta un’interrogazione parlamentare su Fazio, oltre al ricorso del Codacons: “Il contratto non era in scadenza: perché viene rinnovato in anticipo?”. Gubitosi ripete spesso che la Rai opera in un mercato con rivali (privati) che aspettano, con evidente appetito, che viale Mazzini diffonda i dati sui propri investimenti: per agire di conseguenza. La trasparenza totale, però, senza spifferi che lasciano trapelare solo lo stipendio di Benigni o quello di Littizzetto, potrebbe garantire gli abbonati. Per sapere: quel programma quanto costa? “Fa guadagnare l’azienda”, come dice Fazio, o si tratta di uno spreco qualunque?