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“Chi ha svuotato la spending review”, Tito Boeri dal Corriere della Sera

di Warsamé Dini Casali |1 Agosto 2014 14:21

“Chi ha svuotato la spending review”, Tito Boeri dal Corriere della Sera

ROMA – “Chi ha svuotato la spending review”, Tito Boeri dal Corriere della Sera. Il commissario Carlo Cottarelli è a un passo dall’addio. Si vedrà, ma intanto il classico stagno gettato nello stagno ha provocato un mezzo tsunami: si taglia la spesa per fare altra spesa, è il succo della costatazione, amara, del commissario. Il provvedimento con cui si è ancora una volta derogato dalla Legge Fornero, il salvataggio delle pensioni dei 4mila insegnanti cosiddetti “intrappolati” è solo l’ultimo, più evidente, caso che dimostra la tesi.

La pensa così anche l’economista Tito Boeri che, in un  articolo sul Corriere della Sera, parte dalla premessa che in un paese con un debito fuori controllo come il nostro, ogni auspicabile intervento di alleggerimento della stratosferica pressione fiscale, deve essere accompagnato da un taglio di spesa equivalente. Cosa non successa, per esempio, con il lodevole taglio Irpef, il famoso bonus Renzi da 80 euro, cui non ha corrisposto un taglio di spesa conseguente. Se, come ha dichiarato Renzi, si può fare a meno di Cottarelli, può essere l’occasione giusta perché sia il presidente del Consiglio, non altri, ad assumere in toto la responsabilità politica dei tagli alla spesa pubblica.

In un Paese senza memoria storica bene ricordare che ci sono stati, dal 2006 in poi, ben tre tentativi di passare in rassegna la spesa pubblica cercando di ridurla, migliorandone l’efficacia e l’efficienza. La spending review era stata il cavallo di battaglia del ministro Padoa-Schioppa, che l’affidò alla Commissione tecnica per la spesa pubblica (Ctfp) attiva presso il ministero dell’Economia e delle Finanze tra l’aprile 2007 e il maggio 2008. Purtroppo al cambiamento di governo, il lavoro della Commissione fu bloccato. Rimase solo un voluminoso rapporto, che dopo ripetute pressioni su queste colonne, il ministro Tremonti si decise a rendere pubblico. Il secondo tentativo è stato compiuto con il governo Monti con l’affidamento Enrico Bondi del ruolo di commissario alla spending review. C’è stato in quella stagione anche un provvedimento di legge, il d. l. n. 95 del 6 luglio 2012, che ha ereditato il nome di spending review […]

Se oggi Renzi vuole essere preso sul serio quando dice di voler tagliare le tasse, andando ben oltre il finanziamento in modo strutturale degli 80 euro, bene che si assuma in prima persona, a tutti gli effetti, la responsabilità di condurre in porto la spending review. È il compito principale di un primo ministro in un Paese indebitato come il nostro. Deve essere lui a risponderne davanti al Paese, non un commissario. Non ci interessa leggere i documenti tecnici dei tavoli di lavoro. Ci interessa leggere i provvedimenti che il governo adotterà sulla base di questi materiali. Il vuoto di democrazia è nelle leggi annunciate senza che ci sia un testo, non nei documenti dei tavoli tecnici non resi pubblici.
I tecnici servono e vanno scelti i migliori, come Cottarelli, ma solo l’impegno diretto del presidente del Consiglio e quello collegiale dell’esecutivo nel suo complesso, può impedire che l’operazione fallisca, come in passato. La rassegna della spesa è un’operazione politica, che comporta scelte difficili e dolorose, anche tagli delle retribuzioni nominali, come quelli decisi in Spagna per i professori universitari. Queste scelte competono solo a chi ha ricevuto la fiducia degli elettori. (Tito Boeri, Corriere della Sera)

 

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