Cinema Festival di Venezia: Italia sempre scarsa, i giornali esultano ma si vede

Cinema Festival di Venezia: Italia sempre scarsa, i giornali esultano ma si vede
Venezia. Roy Anderson bacia il Leone d’oro

VENEZIA – Il Festival di Venezia si è concluso, come al solito, premi incomprensibili e contestati a film che poi pochi andranno a vedere.

Sintetizza il Messaggero di Roma:
“Il Leone d’oro è svedese, la migliore attrice italiana. Vince la 71ma Mostra A pidgeon sat on a branch reflecting on existence, la commedia surreale in 39 “quadri” diretta dal regista Roy Andersson. Alba Rohrwacher, commossa fino alle lacrime, ritira la Coppa Volpi della migliore interpretazione femminile per il ruolo della mamma vegana in Hungry Hearts, il film di Saverio Costanzo che si aggiudica anche la Coppa Volpi maschile: va all’altro protagonista Adam Driver, vera sorpresa della Mostra.
L’attore americano, già al festival di Toronto dove Hungry Hearts è atteso, ha ringraziato con un messaggio. Il riconoscimento doppio, che ha un solo precedente nella storia della Mostra, premia dunque il film di Costanzo («è un autore internazionale», sottolinea l’ad di RaiCinema Paolo Del Brocco) mentre gli altri due concorrenti italiani, Anime nere di Munzi e Il giovane favoloso di Martone, rimangono a bocca a asciutta. «Tutti e tre i film italiani erano buoni ma ci siamo soffermati su quello che ci ha emozionato di più, abbiamo cercato di fare una scelta di qualità», rivela Carlo Verdone, membro della giuria guidata dal musicista francese Alexandre Desplat.
Quanto agli altri premi, poche sono le sorprese se si eccettua l’incredibile esclusione di Birdman, un film che aveva entusiasmato critici e pubblico. Nel palmarès finiscono Le notti bianche di un postino del maestro Russo Andrei Konchalowskij (Leone d’argento per la regia) mentre lo sconvolgente documentario di Joshua Oppenheimer The look of silence, sul genocidio commesso in Indonesia, è Gran premio della Giuria. Premio speciale della Giuria al turco Sivas, migliore sceneggiatura all’iraniano Tales.
Un’ovazione accoglie il giovanissimo attore francese Romain Paul che per Le dernier coup de marteau si porta a casa il Premio Mastroianni destinato alle promesse del cinema. Lo svedese Andersson, classe 1943, un premio della giuria vinto a Cannes nel 2000, ha ritirato il Leone d’oro rendendo omaggio al neorealismo italiano, quanto di più lontano dal suo cinema sofisticato che nei lunghi piano-sequenza mescola riferimenti letterari e pittorici. «Adoro Ladri di biciclette», ha detto il regista, «e mi commuove l’intensa umanità di quel capolavoro. Così dovrebbe essere il cinema e io continuerò a farlo pensando a De Sica». Oppenheimer, bloccato a Chicago da una tempesta, ha mandato un toccante videomessaggio in cui spiega che The Look of Silence «è stato fatto perché i responsabili del genocidio ammettessero le proprie colpe e le vittime potessero perdonarli e vivere in pace: un esempio di dignità per noi occidentali».
Molto applaudita la vittoria di Konchalowskij, 77 anni, ancora maestoso ed elegante. «Questo Leone d’argento mi emoziona, mi sento un bambino che ha appena scartato i regali di Natale», ha detto il maestro russo. «E pensare che non mi aspettavo nemmeno di venire con il mio piccolo film girato senza soldi, con videocamere digitali e perfino con un i-phone. Solo con le nuove tecnologie si può fare un cinema davvero libero e indipendente. Nel 1991 ho lasciato Hollywood perché gli studios cominciavano a produrre film per ragazzini e pensavano soltanto agli incassi, ma il business uccide l’arte».
 Su Repubblica, Maria Pia Fusco ha chiosato:
“Esultano i cinefili per il Leone d’oro a Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza dello svedese Roy Andersson, perché “un film da festival” non deve essere popolare, mentre è fortemente deluso chi crede che attirare il pubblico in sala sia tutt’altro che oltraggioso. È un verdetto a sorpresa, che esclude dal palmarès un film come Birdman, il più quotato della vigilia.
Al Palazzo del Cinema il pubblico applaude tutti, e si commuove quando Andersson evoca l’umanità di Ladri di biciclette ed esalta De Sica: il suo cinema lo ha indotto a diventare regista. Ma tra la stampa internazionale agli applausi s’intreccia il disappunto. I primi “buuu” arrivano al premio speciale a Sivas del turco Kaan Müjdeci, che resterà nella storia di Venezia 71 non solo per la crudeltà nei confronti dei cani, ma per l’assenza assoluta dell’elemento femminile a parte le mani e le braccia della madre che lava il figlio.
Ancora più contestata la Coppa Volpi ad Adam Driver per la sua interpretazione in Hungry hearts, se si confronta con il lavoro di Elio Germano in Il giovane favoloso , o con quello di Willem Dafoe Pasolini o anche la grandiosa maestria di Michael Keaton di Birdman.
Se la buona notizia è che almeno il film di Saverio Costanzo ha avuto la meritata attenzione — applaudita la Coppa Volpi ad Alba Rohrwacher — quella cattiva è che il cinema italiano, una volta tanto accolto con favore generale nel suo complesso, sia stato escluso dai premi principali. E meno male che il premio speciale di Orizzonti è per Maresco e il suo Belluscone.
Passa senza contestazioni il Leone d’argento per la regia ad Andrej Konchalovskij. Il regista russo ringrazia e ricorda «la sensazione che provai 53 anni fa quando fui qui per la prima volta, felice come un bambino con i doni sotto l’albero di Natale, la stessa di stasera. In tutti noi che facciamo cinema resta nel cuore un bambino. Da domani ci risveglieremo adulti ».
Ma uno degli applausi più convinti, del pubblico e della sala stampa, è per The look of silence di Joshua Oppenheimer che ringrazia da Chicago, bloccato da una tormenta ricordando le ragioni del film: quelle di Adi, che voleva che gli assassini di suo fratello nel genocidio in Indonesia riconoscessero le loro colpe per vivere meglio insieme. L’intervento appassionato e commosso del giurato Tim Roth, che definisce il film un capolavoro, lascia supporre che non tutti siano stati d’accordo sul verdetto finale.
Uno degli applausi più fragorosi ha salutato Una giornata particolare , il film perfetto di Ettore Scola, premiato per il miglior restauro”.
Gestione cookie