ROMA – Il Cnel deve chiudere ma vuole assumere, paradosso di un ente inutile prossimo a estinzione dopo 60 anni di soldi sprecati. Claudio Marincola, nel rivelare il titpico paradosso italiano sul Messaggero, chiede ai suoi lettori:
“Fareste un pieno di benzina all’auto che state per rottamare? Il “no” è scontato ma al Cnel non tutti la pensano così. Al Cnel c’è chi chiede di andare avanti come se nulla fosse bandendo un concorso per assumere nuovo personale. L’unico modo per imbarcare gli ultimi precari storici rimasti fuori. Un salvataggio in extremis. Ma non è finita: a dicembre verranno pagati anche i premi di produzione, una delle tre voci dello stipendio ai dirigenti”.
Claudio Marincola non riesce a trattenere un commento, una sola parola:
“Meraviglioso”.
Finito su un binario morto da quando il Senato ne ha decretato la fine, l’ente è destinato a scomparire. È scritto nel ddl di riforma costituzionale che metterà fine al Bicameralismo. Nell’attesa sarebbe lecito attendersi che il manovratore spegnesse il motore e l’ultimo le luci prima di uscire. Ma Villa Lubin, cuore Liberty di Villa Borghese, è illuminata a giorno. Nella legge di Stabilità è previsto l’azzereremo di tutte le indennità ai membri del consiglio e al presidente a partire dal gennaio prossimo. un gruppo di consiglieri vuole impugnare la norma.
Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro fu un’idea dei padri costituenti, un organo di mediazione e di consulenza per governo e Parlamento. Per 60 anni il Cnel ha emesso pareri presentando 14 disegni di legge (mai arrivati n fondo). Per farlo nascere ci vollero 10 anni. E ora forse qualcuno spera che per morire impieghi lo stesso tempo. Il presidente Antonio Marzano, ex ministro alle Attività produttive del governo Berlusconi, giunto alla soglia degli 80 anni, respinge l’accusa di volere allungare la vita all’ente. E smentisce anche le voci di volersi dimettere ora che verrà soppressa la sua indennità. «Non è lì per lo stipendio e onorerà fino all’ultimo l’impegno assunto», fanno sapere i suoi collaboratori. Marzano ha scritto al premier Renzi per ricordargli che 9 mesi prima della scadenza del mandato dei membri del consiglio la presidenza del Consiglio deve dare avviso di tale scadenza con pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale: il termine per stabilire le procedura di nomina decorre dal prossimo 27 ottobre. Lo prevede una legge ordinaria del 1986.
Insomma addio Cnel ma nessuno che stacchi la spina. «Il principio al quale ci siamo ispirati è il rispetto della legge, al di fuori di questo principio c’è l’arbitrio», si spiega in un comunicato diffuso dall’ente.
Che continuerà ad erogare ai circa 90 dipendenti gli stipendi dovuti. Vero è che negli ultimi anni il Cnel è stato molto ridimensionato: risparmi per 27 milioni di euro. I consiglieri che prima erano 120 e ora sono 65 provengono da mondi o diversi; sindacalisti, imprenditori, liberi professionisti, esperti nominati dal Quirinale e dalla presidenza del consiglio, rappresentanti del Terzo settore. Fino a dicembre prossimo percepiranno circa 26 mila euro l’anno lordi, i vice presidenti 40 mila. Nella lista ci sono anche i big del sindacato, Carla Cantone (Cgil), Luigi Angeletti, (Cisl) e Raffaele Bonanni (Uil) e di Confindustria Marcella Panucci e Danie Kraus. La triplice ha scritto una lettera al presidente della Repubblica Napolitano e per chiedere che il Cnel non venga soppresso ma riformato.
Da almeno 3 anni e mezzo è in corso un garbato braccio di ferro tra il segretario generale Franco Massi e i sindacalisti, affiancati dagli “esperti”. Massi, magistrato della Corte dei conti, ha contribuito snellire i conti del Cnel. Da un costo di 18,2 milioni di euro si è passati nell’arco di un trienni a a 12,7 milioni. Sarà per questo che il segretario generale è stato “sfiduciato” dai consiglieri ben 4 volte. La prima con Berlusconi premier, l’ultima con Renzi. tte le volte è rimasto al suo posto.
Nel frattempo la Procura di roma è la Corte dei conti hanno avviato negli ultimi anni due inchieste parallele sui rimborsi e sulle consulenze esterne. Quando (e se) scomparirà i dipendenti verranno spalmanti all’interno della Corte dei conti, compresi i 7 dirigenti (con una retribuzione che oscilla tra i centomila e i 200 mila euro.)
All’uscita di scena manca solo l’ultimo miglio. Eppure all’ente continuano ad arrivare centinaia di curriculum. Il voto del Senato sulla cancellazione dell’articolo 99 non è bastato. Tre sindacalisti, un consigliere di Confindustria ed un “esperto” hanno scritto al presidente Marzano suggeriendogli , «nell’attuale situazione», di non intrattenere rapporti, «anche ove richiesti» con «i mass media» in quanto «non opportuni», poiché spetta essenzialmente alle parti sociali esprimersi sul futuro della nostra istituzione» (…)
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