Conclave, Berlusconi, Marò e Barcellona-Milan: rassegna stampa e prime pagine

ROMA – Giustizia, la marcia del Pdl. Il Corriere della Sera: “Protesta per le visite fiscali a Silvio Berlusconi da parte dei parlamentari del Pdl prima con una marcia su Palazzo di Giustizia di Milano e poi fino all’aula del processo Ruby. Ma i giudici hanno accolto il legittimo impedimento dell’ex premier.”

“Violate le leggi del mare”. I marò non tornano in India. L’articolo a firma di Valentina Santarpia:

“Restano in Italia i due marò accusati dal governo indiano di aver ucciso, il 15 febbraio dell’anno scorso, due pescatori al largo delle coste del Sud dell’India. Ad annunciarlo a sorpresa è stato ieri pomeriggio il ministro degli Esteri Giulio Terzi: «I fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non faranno rientro in India alla scadenza del permesso loro concesso», cioè il 22 marzo. I due marò erano ritornati in Italia il 23 febbraio, dopo che la Corte suprema indiana, il giorno prima, aveva concesso loro una licenza di quattro settimane per il voto e per incontrare le famiglie. Non è una decisione presa di comune accordo con l’India: con la scelta di non far rientrare in India i marò c’è la «formale instaurazione di una controversia internazionale tra i due Stati», scrive la Farnesina. La reazione del governo indiano per ora è cauta: il ministro degli Esteri indiano Salman Kurshid ha dichiarato che esamineranno la posizione italiana e che «non sarebbe bene reagire ora». Meno diplomatica una fonte diplomatica all’Onu: «I due marò italiani devono essere processati in India secondo le leggi indiane».”

Lo stop tre mesi fa, poi il via libera. L’articolo a firma di Maurizio Caprara:

“Il secondo permesso di rimpatrio, il 22 febbraio, è stato concesso ai marò in occasione delle elezioni. Più lungo del primo: quattro settimane. Una data spartiacque è stata il 18 gennaio. In risposta alle istanze dell’Italia, interessata a difendere Latorre e Girone per dimostrare ai propri militari di non lasciare soli quanti possono incontrare difficoltà in missioni all’estero, quel giorno la Corte Suprema dell’India ha stabilito: 1) che la giurisdizione sulla morte dei pescatori sarebbe stata indiana, mentre l’Italia la rivendica; 2) che la corte competente del giudizio sarebbe stata indicata da un tribunale ad hoc da costituire; 3) che la Lexie e il peschereccio di Jalestine e Binki non si trovavano in acque internazionali quando dalla nave si era sparato. La difesa italiana aveva sostenuto che ciò era avvenuto a oltre dodici miglia dalla costa, dunque fuori dalle acque territoriali indiane. A New Delhi si è fatta strada la tesi che il caso rientra nella giurisdizione indiana non soltanto perché le vittime erano su un’imbarcazione di questo Paese (secondo l’Italia spetta allo Stato della nave dalla quale si è sparato, tesi non al riparo da obiezioni), ma perché le acque da considerare erano quelle della zona economica esclusiva, più ampie del tratto di mare a dodici miglia dalla terraferma.”

La porta si chiude, scelta sul dopo Ratzinger. L’articolo a firma di Gian Guido Vecchi:

“Del resto si tratta solo di un riscaldamento, si fa per dire: questo pomeriggio i 115 elettori entrano nella Sistina e il primo scrutinio in realtà è molto importante perché mette in gioco i candidati veri, dopo giorni di studio reciproco e «congregazioni generali» e incontri informali. Da domani le votazioni procederanno, come da regola, a ritmo serrato: quattro scrutini al giorno, due al mattino e due al pomeriggio, fumate previste intorno a mezzogiorno e alle sette di sera. Se però il Papa fosse eletto nel primo degli scrutini del mattino o del pomeriggio, la fumata (necessariamente bianca) verrebbe anticipata: rispettivamente alle 10.30-11 e alle 17.30-18. La regola del Conclave è rigida, tutto è previsto. Oggi primo scrutinio, domani gli scrutini dal secondo al quinto, giovedì dal sesto al nono, venerdì dal decimo al tredicesimo. È quasi certo non ci si arrivi, l’elezione è attesa tra domani e giovedì. Però, nel caso, dopo venerdì scatterebbe un giorno di pausa per la «preghiera e il libero colloquio dei cardinali». Poi altri due giorni e otto scrutini. Pausa. Ancora due giorni. Pausa. Finché, dopo altri otto scrutini a vuoto, si arriverebbe al fatidico undicesimo giorno: se andasse a vuoto il trentaquattresimo scrutinio, si procederebbe al ballottaggio tra i due cardinali più votati, ma sempre con la maggioranza di due terzi degli elettori per eleggere il Papa.”

Scola ha già cinquanta voti. Corsa con Dolan e Scherer. L’articolo a firma di Gian Guido Vecchi:

“Niente è meno scontato di un Conclave, la sorpresa è sempre dietro l’angolo e le (presunte) regole ingannano, del resto pure il detto che «chi entra Papa esce cardinale» non è vero: Paolo VI, per dire, era il favorito. Non resta che fissare il comignolo della Sistina: da oggi, e finché il cardinale protodiacono non pronuncerà l’habemus Papam! dalla loggia di San Pietro, sarà il fattore tempo a indicare al mondo come stanno andando le cose nel segreto assoluto del Conclave. Primo e unico scrutinio questo pomeriggio, altri quattro domani, nel caso i due di giovedì mattina: se per allora non ci sarà ancora stata la fumata bianca, aumenteranno le possibilità degli outsider. Ma nei primi cinque-sette scrutini, se la vedranno anzitutto (almeno) quattro nomi favoriti della vigilia, gli stessi che apparivano più «solidi» fin dal momento della rinuncia di Benedetto XVI, un mese fa: a cominciare dal cardinale Angelo Scola, 70 anni, arcivescovo di Milano, che gode di un forte sostegno fra gli europei e per il quale negli ultimi giorni hanno lavorato gli «ambasciatori», come il cardinale di Bologna Carlo Caffarra, impegnati a recuperare consensi anche fra i connazionali. Chi lo sostiene è fiducioso, si arriva a calcolare sia cresciuto da una trentina a «45-50» voti potenziali. Le riunioni informali sono proseguite anche ieri sera, «ormai gli elettori si sono chiariti le idee», si dice, però c’è da considerare che diversi porporati custodiscono due o tre opzioni. Così, nel primo scrutinio di oggi, al nome di Scola si aggiungeranno almeno altri tre papabili: il canadese Marc Ouellet, teologo «raztingeriano» come Scola; uno dei tre statunitensi più in vista — dovrebbero scegliere di puntare subito su Timothy Dolan, New York, anch’egli in crescita nei consensi, ma ci sono pure il cappuccino di Boston Sean O’Malley e Donald Wuerl, Washington —; e il brasiliano Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo, il candidato latinoamericano che è sostenuto anche dal «partito» molto influente dei diplomatici, ma per questo (la Curia non è al massimo della popolarità, di questi tempi) rischia di affrontare l’opposizione di chi tende a etichettarlo come «curiale».”

I dieci punti (irrinunciabili) per l’agenda del nuovo Pontefice. La collegialità, il Vangelo, l’Islam, la Cina: le sfide che lo attendono. L’articolo a firma di Alberto Melloni:

“Il totopapa ha le ore contate. Gli accordi noti e quelli non noti sono fatti. I tanti non impegnati decideranno solo martedì notte se far valere altri nomi e ragioni. Poi sapremo chi è il successore di Benedetto XVI. Già adesso sappiamo che chiunque uscirà eletto porterà sul trono di Pietro lo stile che lo ha formato — una congregazione, un movimento, un ordine, un collegio. Sappiamo che davanti a lui c’è un’agenda delineata in questi giorni: che si può provare ad ordinare, partendo dai problemi più facili fino a quelli più sostanziali.”

“Berlusconi subito a giudizio” E il Pdl invade il tribunale. La Stampa: “L’accelerazione dei procedimenti penali a carico di Silvio Berlusconi ha provocato la reazione plateale dei parlamentari del Pdl che ieri hanno inscenato una protesta sulla scalinata del Palazzo di Giustizia a Milano invadendo il tribunale. A Napoli i pm che indagano sul caso De Gregorio hanno chiesto il giudizio immediato per il Cavaliere che ha ottenuto il legittimo impedimento per il processo Ruby. Oggi Alfano vede Napolitano: pronti a disertare le Camere.”

Sì all’impedimento per Berlusconi. L’articolo a firma di Paolo Colonello:

“Vittima di uno «scompenso pressorio» causato dai medicinali assunti per l’infiammazione agli occhi, ma più probabilmente dall’insopportabile pressione giudiziaria che ieri ha infiammato le polveri della politica con l’annuncio di una richiesta di giudizio immediato da Napoli per la corruzione dell’ex senatore De Gregorio, Silvio Berlusconi anche questa volta ha ottenuto che il processo Ruby venisse rinviato per legittimo impedimento. E che dunque la temuta requisitoria finale del pm Ilda Boccassini, slittasse ulteriormente almeno al 18 marzo: vero obiettivo non dichiarato – delle difese. In mezzo infatti ci saranno le consultazioni per il governo e per la presidenza di Camera e Senato, cui sembra Berlusconi non volesse arrivare gravato dal marchio d’infamia di un’accusa, prostituzione minorile e concussione che, dopo le premesse del pm Antonio Sangermano («Ad Arcore funzionava un sistema prostitutivo»), potrebbe diventare mediaticamente devastante con il conto che presenterà Ilda Boccassini. Tanto che la motivazione ufficiale della richiesta di rinvio dell’udienza per legittimo impedimento, secondo gli avvocati, è dovuta al desiderio del Cavaliere di replicare con dichiarazioni spontanee proprio alle requisitorie dei pm, cui quindi «ha intenzione di assistere».”

Il Pdl marcia sul tribunale “Basta con la persecuzione”. L’articolo a firma di Fabio Poletti:

“La marcia sul Tribunale di Milano finisce con il poropompompò a riempire le strofe dimenticate dell’inno di Mameli. Centocinquanta e passa deputati e senatori del Pdl, si mettono in posa come per una foto di gruppo sulla scalinata, sotto la grande immagine di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Alessandra Mussolini in prima fila sventola una fascia tricolore. Daniela Santanchè guida la rivolta: «A Milano contro Silvio Berlusconi si sta consumando un braccio di ferro privo di umanità. Il Capo dello Stato dovrebbe farsi sentire». Al suo fianco, pure Angelino Alfano si rivolge al Quirinale e minaccia l’Aventino di tutti i parlamentari: «Il tentativo di eliminare per via giudiziaria Silvio Berlusconi non andrà in porto. Difenderemo lui, la sua storia, la nostra storia, con tutte le nostre forze». L’ora è solenne si capisce, una cosa così si era mai vista. Più di un passante come se non bastasse questo oceano di telecamere immortala l’evento col telefonino. Uno giovane inizia a gridare: «Silvio, Silvio…». Non lo segue nessuno, solo una signora bionda fa la commossa: «Povero Silvio…». Ma come in ogni partita – e questa per Silvio Berlusconi sembra quella decisiva – ci sono pure i tifosi contro. Una donna col cappottino grigio urla più forte: «Vergogna… Andate a casa». I carabinieri in servizio davanti al Palazzo di giustizia sono spiazzati. La manifestazione improvvisata dei parlamentari non è nemmeno autorizzata ma come si fa a dirgli di no.”

La prova del fuoco. L’articolo a firma di Marco Ansaldo:

“Ad ascoltare le discussioni nei bar e a leggere i giornali sembra di tornare indietro di tre anni. Gli argomenti e i titoli sono gli stessi di quando a Barcellona ci si preparava alla rimonta, poi fallita, sull’Inter di Mourinho. Solo che adesso si percepisce più inquietudine come dimostra una frase di Piquè. «I tifosi devono ripagarci per cosa hanno visto in questi anni – ha detto il difensore Chi non ha più fiducia lasci la tessera a un parente o a un amico». Nel 2010 il Barça era la gioiosa macchina da guerra di Guardiola cui tutti si dovevano inchinare. Oggi è una squadra ancora grandissima ma senza allenatore e con qualche ruga nei giocatori che l’hanno resa unica. In Spagna domina più di prima perchè il Real Madrid ha pagato lo scollamento con Mourinho e le altre si sono afflosciate nell’impoverimento tecnico e nel dissesto economico. In Europa il discorso è più complicato e il Milan può assestare una mazzata al mito, imporgli l’accelerazione dei progetti di rinnovamento, a cominciare dall’acquisto, per ora congelato, di Neymar.”

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