Concordia, ipotesi della sfida all’inchino

Concordia, ipotesi della sfida all’inchino
Francesco Schettino (LaPresse)

ROMA – Una stessa nave, la Costa Concordia, due crociere e due rotte molto simili, se non identiche, nell’avvicinamento all’Isola del Giglio, per un saluto da brividi, di notte, con le luci accese.

Riuscito “miracolosamente” il 14 agosto 2011 al comandante Massimo Garbarino (con tanto di resoconti giornalistici e lettera di congratulazioni del sindaco del Giglio); fallito il 13 gennaio da Francesco Schettino.

Scrive Marco Gasperetti sul Corriere della Sera:

(…) ieri al processo per il naufragio hanno prodotto un documento dei Lloyd’s di Londra in cui sono tracciate le due rotte. Per dimostrare cosa? “Che gli inchini erano pratica consueta e nota alla società — spiega l’avvocato Massimiliano Gabrielli — e che c’era una gara a fare il saluto più ravvicinato. Nel 2011 non ci fu naufragio perché la nave si raddrizzò in tempo, ma la distanza era simile”.

Gabrielli ha ricordato anche un presunto incidente accaduto nel 2005 alla Costa Fortuna, danneggiata alla chiglia per un inchino a Sorrento. Ipotesi in parte smentite in un comunicato da Costa Concordia. «È falso che la società fosse a conoscenza della pratica dell’inchino. La società indica la rotta da seguire, ma è responsabilità del comandante decidere eventuali variazioni».

Costa ammette invece che «in alcuni casi, viene deciso di seguire la “navigazione turistica”, un avvicinamento alla costa per offrire un’attrazione in più», ma queste rotte «sono seguite a velocità ridotta, in sicurezza e informando i passeggeri».

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