ROMA – Corrado Passera torna in campo italianizzando il motto Yes we can, lo slogan della prima campagna elettorale di Barak Obama per la corsa alla Casa Bianca.
Il nuovo movimento politico dell’ex ministro dello Sviluppo economico del governo Monti è ormai pronto. “Lo annuncerò nei prossimi giorni”, ha anticipato ieri l’ex ministro illustrando il suo progetto a un gruppo selezionato di manager, imprenditori, economisti, banchieri riuniti a porte chiuse dal club Ambrosetti in un grande albergo del centro di Milano. La cornice era quella degli incontri del ciclo Economic Indicator.
Scrive Andrea Montanari su Repubblica:
(…) Ad ascoltare la conferenza dell’ex banchiere e manager, poi ministro con Monti, ci sono nomi dell’economia e della finanza. Tra gli altri, l’amministratore delegato del gruppo Hewlett-Packard Stefano Venturi. Il presidente e ad di Guala Closures Marco Giovannini. Il numero uno del gruppo editoriale De Agostini Alessandro Belloni. L’amministratore delegato di General Electric Italia Sandro De Poli. Ma anche banchieri come Andrea Soro, responsabile per l’Italia e il Sud Europa di Royal Bank of Scotland. Il direttore generale di Visa Europa Davide Stefanini. Quello della sede italiana del colosso bancario britannico Hsbc, Marzio Perelli, e John Stewart Crowe, dell’omonimo studio di consulenza contabile.
L’uscita dalla recessione è lenta. I volti dei manager sono preoccupati. Passera sfoderasubito il suo programma choc per dare una scossa all’economia. La prima missione è quella di riportare in Italia gli investimenti stranieri fuggiti all’estero. Per colpa delle troppe regole, del peso della burocrazia, dell’instabilità politica. La parola chiave, però, sembra essere qualità. A cominciare dai nomi dei candidati da mettere in lista. «Un grande lavoro per mettere insieme proposte che rimettano in moto questo Paese, che non sono né di destra né di sinistra», aveva detto Passeradue mesi fa al forum organizzato dalla Coldiretti a Cernobbio, sul lago di Como. Nel quale aveva annunciato: «La squadra è ormai pronta» (…)
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