ROMA – Vladimir Putin è giunto in Italia sull’onda di due successi diplomatici, su Siria e Iran, che lo proiettano al centro della partita geostrategica in corso nel Grande Medio Oriente.
Di più, approfittando del vuoto di potere apertosi in Egitto, Putin ha anche lanciato un’offensiva dello charme in grande stile verso l’antico cliente, sperando di lucrare qualche vantaggio dalla riduzione, forse temporanea ma pur sempre riduzione, dell’impegno americano verso il Cairo.
Scrive Paolo Valentino sul Corriere della Sera:
Il nuovo protagonismo della Russia, il primo non subìto ma sollecitato dalla comunità internazionale dalla caduta dell’Unione Sovietica, è quindi il paradigma con cui coniugare correttamente la visita in Italia. La tappa romana di ieri e l’odierno vertice di Trieste illuminano infatti molto bene il nuovo volto di Vladimir Vladimirovich, le sue necessità, le sue ambizioni politiche. Che in primo luogo si riassumono nell’eterna riconferma dell’uvazhenije , il rispetto che ogni leader russo pretende come bisogno esistenziale da partner e interlocutori stranieri. Più concretamente, al soglio di Pietro, davanti a papa Francesco, lo Zar ortodosso ha speso l’unico «soft power» di cui dispone, presentandosi come difensore della cristianità nel mondo islamico.
Oggi, nella città più mitteleuropea d’Italia, Putin vuole raccogliere frutti meno impalpabili di quelli a suo tempo riassunti nello slogan, tanto pomposo quanto vuoto, dello «spirito di Pratica di Mare». Frutti economici, con i 20 accordi commerciali che saranno siglati tra le due delegazioni (…)
L’Italia è pronta al dialogo. Ma, come ha spiegato il ministro degli Esteri Emma Bonino, sarà un dialogo critico. Dove verranno dette anche cose spiacevoli e dove, nelle opportune forme, verrà sollevato tutte le volte che sarà necessario anche il tema dei diritti umani. Che poi lo Zar e il suo Cremlino ascoltino questa campana, sarà tutto da dimostrare.
I commenti sono chiusi.