Corriere della Sera e Sole 24 Ore contro Monti: “Poteri forti mi hanno lasciato”

Pubblicato il 7 Giugno 2012 - 18:29 OLTRE 6 MESI FA

Non è andata meglio a Monti su Il Sole 24 Ore, dove l’editoriale è stato affidato a Guido Gentili.

Dopo un brevissimo excursus in cui spiega che cos’è un allarme rosso, Gentili affonda: “Oggi la condizione dell’Italia è da allarme rosso. Non è quello che detonò (allora a colpi devastanti di spread) nel novembre scorso ma la situazione è comunque grave e insidiosa, e non inganni il saliscendi giornaliero delle Borse e degli spread (che resta molto alto e ben oltre la soglia di guardia)”.

Il Paese, spiega Gentili, ha il fiato corto, pressato com’è dal torchio fiscale, e corre sul filo di una pericolosa destrutturazione. Economica ma anche sociale, come dimostra l’angosciato avvicinarsi del “popolo dell’Imu” alla scadenza finale per il pagamento delle tasse per la casa. Consumi e produzione sono fermi, la domanda interna bloccata, la stretta del credito è violenta, i pagamenti non girano e le imprese non hanno liquidità (su di esse gravano anche, a causa delle mafie, costi diretti e indiretti pari al 2,6% del Pil nel Sud e dell’1% nel Centro-Nord), la cassa integrazione è in aumento.

Le spiegazioni di Gentili sono date di seguito: Bassa produttività e redditività, una burocrazia cervellotica, una giustizia civile-lumaca completano un quadro su cui aleggia un senso diffuso di incertezza. Non bastasse, ecco la fotografia scattata dal Centro studi Confindustria: negli ultimi quattro anni, la produzione manifatturiera italiana (cioè l’asse portante del nostro sviluppo industriale) ha perso l’1,2% della sua quota sui mercati mondiali, passando dal 4,5% al 3,3%.

Che significa questo? Che l’Italia passa dal quinto all’ottavo posto nella classifica delle venti nazioni più industrializzate del mondo. Non solo. La ricaduta in recessione, partendo già da livelli molto bassi di attività dopo il crollo del 2008 che in un solo anno ne ha annullati otto di crescita (ancorché bassa, in media +0,4% annuo), può tradursi in una stagione di vera e propria deindustrializzazione.

Secondo Gentili questa condizione porterebbe a un ulteriore arretramento di struttura che aprirebbe scenari inediti e drammatici. Questo non vuol dire che il Paese, peraltro non nuovo a repentini scatti d’orgoglio, sia condannato ad una deriva sistemica.