Cortei a Roma, commercianti: “Lavoreremo con le serrande a lutto”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Aprile 2014 - 12:50 OLTRE 6 MESI FA
Cortei a Roma, commercianti: "Lavoreremo con le serrande a lutto"

Cortei a Roma, commercianti: “Lavoreremo con le serrande a lutto”

ROMA – La Roma di Ignazio Marino e Luigi Nieri, in mano a zingari (che Marino ha proibito di nominare), saltimbanchi di strada, scippatori e ciclisti contro mano, dove la illegalità è legge e la gente ha paura a uscire di casa anche di pomeriggio e anche in centro, un week end per l’altro diventa anche ostaggio di cortei, spesso più di uno, per mandano in tilt il traffico e a rotoli il commercio.

Un quadro degno di Blade runner lo ha tracciato sul Corriere della Sera Lilli Garrone, in occasione di un corteo che si annuncia fastidioso, sabato 12 aprile.

Parlano di «un calo degli incassi fra il 60 e l’80 per cento», di serrande abbassate o quanto meno «di lavoro a lutto, con l’ingresso a mezz’asta», di pesanti danni al turismo. I negozianti romani, soprattutto quelli che hanno le loro attività lungo le strade del percorso, guardano con rabbia e preoccupazione alla manifestazione dei Movimenti Sociali. E nonostante le misure di sicurezza perché tutto si svolga con tranquillità, chiedono un deciso cambio di attenzione a questa parte dell’economia romana. «Ogni anno vi sono centinaia di manifestazioni — afferma il presidente di Confcommercio Giuseppe Roscioli — anche ad alto rischio come quella di oggi: gli esercenti visto il pericolo saranno pronti a chiudere, anche se nessuno ha parlato di serrata. Ma in questi sabati per coloro che sono sul percorso vi è un danno incalcolabile, perdono più della metà dell’incasso: per questo chiediamo di cambiare le zone dei cortei e lontano dalle vie commerciali».

Parla invece di «contromanifestazione» Liborio Pepi, presidente di Fipe Confesercenti e titolare di un negozio di giocattoli su via del Tritone: «Oggi lavoreremo a lutto — afferma — con la serranda a mezz’asta. Apriremo ma tenendo tutto all’interno e pronti a chiudere. E faremo la nostra “contromanifestazione” spegnendo le luci delle vetrine anche la sera». Per il presidente di Confesercenti Valter Giammaria «molti negozi chiuderanno. Ma con la crisi attuale non è più possibile sopportare tutte queste manifestazioni: ci deve essere un tetto ed itinerari decentrati». «Se è libero il diritto di manifestare — è la battuta di Massimiliano De Toma, presidente di Federmoda Roma Confcommercio — altrettanto deve essere libero il diritto di lavorare: i negozi saranno costretti a chiudere anche nelle vie limitrofe alla manifestazione, perché non ci saranno clienti».

E coloro che sono più direttamente interessati a quanto accadrà come Gianfranco Contini, vicepresidente di Fipe Confcommercio e con la propria attività su via delle Fratte, ritiene che «con la strada blindata anche al traffico pedonale sarà difficile stare aperti. Noi siamo oltre a tutto vicino alla sede di un partito, il Pd, e quindi per timori di “assalti” saremo off limits. Mentre per noi lavorare è importante, soprattutto ora che le cose potrebbero andare meglio perché c’è una ripresa del turismo». Anche Francesco Trimani, un’enoteca in via Goito, teme quel che potrebbe accadere: «La precedente manifestazione è stata allucinante — dice — noi siamo proprio al centro del ciclone. Sicuramente non lavoreremo, ma sarà così messa in crisi tutta questa zona non lontano da Termini diventata a vocazione turistica e alberghiera; gli stranieri si troveranno assediati. Su via XX Settembre la Banca d’Italia ha già oscurato le sue vetrine e messo delle protezioni: qui nessuno è passato a dirci nulla».