Credit Suisse, l’africano Tidjame Thiam nuovo a.d. “Shock culturale in Svizzera”

Credit Suisse, l'africano Tidjame Thiam nuovo a.d. "Shock culturale in Svizzera"
Tidjame Thiam

LUGANO –  Un ivoriano a capo di Credit Suisse, la seconda banca della Svizzera. Uno “shock culturale”, come titolavano i tg, per un Paese il cui mercato, sfidando apertamente le sanzioni internazionali, per anni trafficò con il Sudafrica dell’apartheid, come ricorda Franco Zantonelli su Repubblica. Il nuovo amministratore delegato è Tidjame Thiam, ivoriano d’origine ma con passaporto francese. Si insedierà a giugno al posto dello statunitense Brady Dougan. 

Scrive Zantonelli:

“«Uno shock culturale», l’eloquente commento del Tg pubblico di lingua francese, alla designazione del cinquantaduenne Thiam. Una scelta, tuttavia, che piace alla Borsa, visto che ieri, a Zurigo, subito dopo quella notizia il titolo Credit Suisse si è impennato, guadagnando il 7,84 per cento. Questo perché il cinquantaseienne Dougan, figlio di un ferroviere dell’Illinois, aveva fatto il suo tempo, nonostante sia uno dei pochissimi banchieri sopravvissuti alla grande crisi del 2008/2009. Il che non ha impedito, a Credit Suisse, di finire nel mirino del fisco statunitense, con conseguente pagamento, lo scorso anno, di una multa di 2,8 miliardi di dollari.

Evidentemente il consiglio di amministrazione dell’istituto di credito non ha gradito e ha deciso di orientarsi su Tidjame Thiam, reduce da ottimi risultati alla testa del gruppo assicurativo britannico, Aviva. Dove era approdato nel 2002, perché a causa del colore della sua pelle, non era riuscito a trovare una degna sistemazione in Francia.

(…)  In Svizzera incontrerà resistenze di tipo razziale? «In quella di lingua tedesca e nel Canton Ticino, dove esiste un problema di accettazione dei neri, identificati con i richiedenti asilo provenienti dall’Africa, arriva nel momento sbagliato», spiega Sandro Cattacin, docente di sociologia all’università di Ginevra.

Quindi Credit Suisse ha fatto una scelta impopolare? «In Svizzera forse sì ma, essendo una banca globale, sa perfettamente che, nel mondo, un nero ai vertici di un’azienda passa inosservato». «Direi — aggiunge il sociologo — che siamo di fronte a una sorta di operazione di marketing, con una scelta che ha il sapore della modernità».
E poco importa se, ancora qualche anno fa, a dimostrazione dell’ostilità di molti svizzeri, nei confronti della gente di colore, la Lega dei Ticinesi insorse contro l’eccessiva presenza di neri nella nazionale di calcio.

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