Csm, allarme: “500 nomine in un anno, così non ce la facciamo”

Csm, allarme: "500 nomine in un anno, così non ce la facciamo"
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ROMA – Il Csm è in emergenza: “Dobbiamo procedere entro un anno a circa 500 nomine per incarichi direttivi e semidirettivi, molti dei quali rilevanti o rilevantissimi, e con le procedure e le forze attuali sarà quasi impossibile farcela”, avverte il vicepresidente Giovanni Legnini. Una situazione che deriva dal taglio dell’età pensionabile dei magistrati, obbligati a lasciare la toga a 70 anni, senza possibilità di deroghe. L’allarme è rivolto all’esterno ma anche all’interno dell’organo di autogoverno dei giudici, al cui vertice siede il capo dello Stato.

L’intervista di Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera:

Che cosa chiedete a governo e Parlamento?
«Sarebbe necessario articolare in due anni le nomine, in modo da poter decidere senza accumulare ulteriori ritardi e con la necessaria ponderazione. La decisione spetta al legislatore, e noi ci adegueremo qualunque sarà, ma un sano principio di buona amministrazione consiglia questa soluzione. Avere un anno di tempo in più, fino al dicembre 2016, partendo dalla sostituzione dei magistrati più anziani, ci consentirebbe di lavorare meglio senza lasciare scoperti troppo a lungo uffici anche delicati. Non vogliamo rallentare il ricambio che pure è necessario, ma garantire la qualità delle scelte in una situazione che non ha precedenti nella storia del Csm».

E al vostro interno come vi state organizzando?
«Il plenum ha già deliberato di incaricare 10 magistrati, per i prossimi 11 mesi, che redigeranno le motivazioni dei provvedimenti, e stiamo progettando un sostegno ai consigli giudiziari affinché i pareri siano più celeri e puntuali. Ma soprattutto dobbiamo snellire e rendere più efficienti le procedure: mediamente la durata di una nomina, nelle ultime due consiliature, è stata di 383 giorni: un dato insostenibile sul quale occorre intervenire con misure drastiche».

A volte il rallentamento deriva anche dalla necessità delle correnti di prendere tempo per spartirsi meglio le nomine.
«Gli accordi tra le correnti possono rallentare o velocizzare i tempi, a seconda del grado di coesione. La mia aspirazione è di rendere ininfluente il dato dell’appartenenza dei candidati a questo o quel gruppo. Non vorrei essere velleitario, ma dobbiamo provarci tutti insieme».

Auguri. Tuttavia si sente dire che le due decisioni più importanti e imminenti — la scelta del procuratore di Palermo e la soluzione del conflitto alla Procura di Milano — vanno di pari passo perché una corrente non può vincere sia di qua che di là.
«Su questo punto voglio essere categorico: non c’è e non ci sarà alcuna relazione tra le due decisioni, tanto più per ragioni correntizie».

Staremo a vedere. Intanto per Palermo la commissione ha proposto tre candidati: ogni corrente ha votato il suo, e il «laico» indicato dal Pd s’è astenuto.
«La commissione ha fotografato l’orientamento dei gruppi. Su questa premessa ho già avviato un tentativo serio di mediazione, con togati e laici, perché il voto finale sia il più possibile condiviso. I candidati (Guido Lo Forte, Sergio Lari e Franco Lo Voi, ndr ) sono tutti di alto profilo, ma il dato della coesione del Csm nella scelta del procuratore di Palermo è destinata ad incidere sull’impatto che essa avrà sul lavoro importante e delicato di quella Procura, e sul clima che s’è determinato negli ultimi mesi. Se non ci riuscirò e si arriverà a una divisione del Consiglio, chiederò a tutti di non caricare l’esito del voto di significati impropri».

Vuol dire che non dev’essere letto come un voto sul processo relativo alla presunta trattativa Stato-mafia?
«Lo sta dicendo lei» (…)

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