Da oggi iniziano le vere sfide, Elisabetta Gualmini sulla Stampa

Da oggi iniziano le vere sfide, Elisabetta Gualmini sulla Stampa
Da oggi iniziano le vere sfide, Elisabetta Gualmini sulla Stampa

ROMA – Renzi ha vinto le primarie, si è preso il Pd e da oggi “iniziano le vere sfide”. L’editoriale di Elisabetta Gualmini sulla Stampa:

Renzi si è preso il Pd. Ne ha conquistato la leadership in un modo e in tempi assolutamente inusitati rispetto all’intera storia dei partiti dell’Italia repubblicana.
Con oltre il 65% dei voti, nel giro di un anno dalle primarie del 2012, ha fatto piazza pulita di un’intera generazione di dirigenti, ha ridimensionato i capibastone ed è diventato segretario.
Un trionfo, se si pensa che ha superato il 70% proprio nelle regioni rosse (Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche), quelle in cui la tradizione post-comunista sembrava inscalfibile (dove Cuperlo paradossalmente va peggio che nelle altre regioni).

Si tratta di un evento dirompente nell’Italia delle classi politiche inamovibili e aggrappate con le unghie alle rendite di posizione. Nell’Italia in cui nessuno va mai a casa. Basti pensare ai leader del Pci segretari a vita, ad Andreotti che era sottosegretario alla presidenza del consiglio nel 1947 e primo ministro nel 1990 (43 anni dopo!), o alla longevità politica di Berlusconi. Questa volta qualcuno ha perso. Senza ombra di dubbio.
Un cambiamento simile è stato possibile solo grazie alla particolare democrazia interna che si è dato il Pd nella fase fondativa: alle primarie, in senso lato, che prima hanno consentito al “ragazzo” di emergere come sindaco di Firenze, poi di affermarsi come leader nazionale nella sfida a Bersani e infine di insediarsi alla guida del partito. Per un lungo tratto, contro tutto l’establishment interno.
Il partito aperto ha aiutato Renzi e Renzi ha aiutato il partito aperto. Ha “conquistato” (nella doppia accezione) il Pd grazie all’enorme partecipazione del popolo degli elettori che ha travalicato di gran lunga il popolo degli iscritti. Gente di tutte le età pazientemente in coda ai gazebo, che vuole dire la sua, anche se ha ben poco in comune con i militanti delle sezioni e dei circoli, prevalentemente anziani. I quali, circoli, a loro volta, dimostrano quanto siano, soprattutto in alcune aree, troppo chiusi per essere rappresentativi anche solo della base elettorale più identificata. La media dell’età non sarà in linea con quella della popolazione, ma ieri si è abbassata parecchio rispetto al “primo turno”. Negli anni drammatici della sfiducia totale nella politica, di una credibilità dei partiti ormai sotto i piedi, oltre due milioni di persone si sono messe in fila per scegliere il segretario di un partito che si candida anche a governare il paese.
Ma ora il punto è questo. Renzi si è preso la leadership del Pd, ma per fare cosa? Ora inizia la partita vera. Perché le resistenze saranno fortissime. Il primo scoglio lo ha posto la Corte Costituzionale con una (discutibile) sentenza che ha imposto il ritorno a un sistema elettorale puramente proporzionale (addirittura con le preferenze in circoscrizioni enormi), facendo tabula rasa di 20 anni di bipolarismo. E in parlamento sono già apparse varie tentazioni di approfittarne, assecondate dall’incapacità dei partiti dopo anni e anni di cambiare la legge elettorale. Ora ne va del destino del nostro paese, nel caso in cui rimanesse un sistema proporzionale, saremmo condannati alla ingovernabilità. Renzi che da oggi è a capo del partito più grande in Italia e del partito più forte nel governo non può aspettare nemmeno un giorno. L’unica soluzione, più che spostare la discussione alla Camera, è trovare subito al Senato una maggioranza per ripristinare il sistema elettorale precedente. Quello voluto dalla quasi totalità dei molti cittadini che votarono il referendum Segni del 1993 e che in più di un milione avevano chiesto di far rivivere firmando per il referendum nel 2011 che un’altra sentenza della Corte Costituzionale ha impedito si svolgesse. Ma lo deve fare ora, subito, adesso! Prima al Senato (dove il Pd non ha la maggioranza), cercando gli accordi necessari con chi ci sta e poi alla Camera (dove il testo potrebbe andare liscio). Senza traccheggiare, andando subito a segno.
Questa è la prima vera partita in cui non sarà in gioco solo la sua personale traiettoria: fin qui Renzi di strada ne ha fatta, la bicicletta del partito aperto che ha trovato sembrava fatta apposta per lui. Ora ci sarà ancora parecchio da pedalare e la strada sarà in salita, ma la missione potrebbe non essere impossibile.

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