Danone chiude tre stabilimenti, in Italia 100 posti a rischio

Danone chiude tre stabilimenti, in Italia 100 posti a rischio
Danone chiude tre stabilimenti, in Italia 100 posti a rischio

ROMA – Dano­ne, il più grande produttore mondiale dei derivati del latte, mercoledì 11 giugno ha annunciato la chiusura di tre stabilimenti, di cui uno in Italia. Alla base della decisione, una spe­sa alimentare ridotta ai minimi termini a causa della crisi e le restrizioni parziali su­gli heath claims (il riferimento ai benefici per la salute in etichetta) da parte dell’Ef­sa ( European Food Safety Authority ), non­ché una forte competizione con competi­tor più bilanciati sui mercati extra Ue.

Scrive Sofia Fraschini sul Giornale:

Da Nestlè e Unilever, questi player di settore possono beneficiare dello sbocco nel mercato americano: qui, negli ultimi mesi, si sono concentrate anche le atten­zioni di un colosso extra settore come Pep­si che ha investito 206 milioni di dollari per un nuovo impianto da sviluppare con Müller per il lancio di prodotti innovativi.

Una sfida, quella sui nuovi prodotti, che al momento Danone sembra aver per­so, soprattutto su marchi co­me Danacol e Actimel dove aveva più investito e ora non può vantare nemmeno gli al­legati nutrizionali. Poi, certo, la parte del leone la fanno le vendite che in Italia nel 2013 sono diminuite del 4,6% per volume e del 6,4% in valore. Conti alla mano, lo storico gruppo francese ha così an­nunciato che chiuderà tre sta­bilimenti in Europa, uno dei quali è quel­lo italiano di Casale Cremasco (Cremo­na) dove lavorano 100 persone. Gli altri si­ti che andrà a tagliare, entro un anno (me­tà 2015), sono quello tedesco di Hagenow e ungherese di Budapest, per un taglio complessivo di 325 posti. Il piano di chiu­sure prevede, infatti, oltre ai 100 esuberi stabiliti per l’Italia, 70 in Germania e 155 in Ungheria.

La multinazionale sta co­munque «lavorando con i rappresentanti sindacali e intende prendere le misure per trovare soluzioni alter­native per i dipendenti coin­volti ». La programmata chiusura dei tre impianti vedrà il conte­stuale e graduale spostamento della pro­duzione in siti vicini in Belgio, Polonia e Francia.

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