Dario Fo: “Lucrezia Borgia non ha tramato e non ha ucciso. È stata una vittima”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Aprile 2014 - 11:25 OLTRE 6 MESI FA
Dario Fo: "Lucrezia Borgia non ha tramato e non ha ucciso. È stata una vittima"

Dario Fo: “Lucrezia Borgia non ha tramato e non ha ucciso. È stata una vittima”

ROMA – Lucrezia Borgia era una santa, è stata una ittima del suo tempo e del nome che portava, quello di uno dei peggiori Papi della storia del mondo e della Chiesa, Alessandro VI, nato in Spagna come Rodrigo Borgia.

Dario Fo, premio Nobel e spirito sempre contro corrente, a 88 anni ha scritto il suo primo romanzo, “La figlia del Papa” in cui conforta chi da tempo la pensava già così basandosi non sui pregiudizio, ma sull’evidenza. Figlia devota, madre e moglie fedele.

Nel presentare sul Corriere della Sera il romanzo, Giuseppina Manin ha scritto:

Ma quale avvelenatrice. Quale mangia uomini assatanata di sesso e di potere. «Lucrezia con i veleni non ha mai avuto a che fare. Lei non ha tramato, non ha ucciso nessuno. È stata soprattutto una vittima, bella e intelligente, nata per sua sventura con il marchio sciagurato dei Borgia». A sorpresa, cinque secoli dopo la sua morte, Lucrezia Borgia trova il suo difensore più strenuo e inatteso in Dario Fo, giullare della storia, premio Nobel per averla sempre raccontata oltre i cliché. A 88 anni Dario le dedica un libro e un ritratto, preso da Bartolomeo Veneto. Che ce la mostra giovane, bionda, lo sguardo deciso, un seno malizioso sgusciato dalla veste, sulla copertina di La figlia del papa , 190 pagine inframmezzate da bei disegni di Fo (Chiarelettere, e 13.90, in libreria da domani).

L’idea di ridare a Lucrezia quel che è di Lucrezia e ristabilire la verità dei fatti gli è venuta guardando in tv il famoso sceneggiato sui Borgia. «Fatto benissimo per carità. Grandi attori, grande pathos narrativo… Ma tutto falso. Un feuilleton che riprende altri feuilleton del passato. Dal seicentesco Peccato sia una puttana , dove John Ford s’ispira alla leggenda di una Lucrezia dark lady , al dramma a fosche tinte di Victor Hugo poi diventato opera lirica con Donizetti, al romanzo di Dumas padre».

Ricostruzioni scandalistiche, intrise di eros e morte, tanto più suggestive in quanto la protagonista era una donna, giovane, affascinante, al centro di mille crimini e misfatti. Ma la storia, quella autentica, assicura Fo, non è andata così. «Il Cinquecento italiano lo conosco bene, ho scritto dieci libri ambientati in quell’epoca. Per i Borgia mi sono documentato su vari testi, compreso quello di Maria Bellonci, ho cercato documenti nelle biblioteche di Cesena e Forlì. Alla fine, tutte le fonti più autorevoli concordano che quell’immagine di Messalina lussuriosa e sanguinaria non corrisponde affatto alla vera Lucrezia».

(…) In realtà, racconta Fo, a giustificare quell’aura nerissima erano i maschi di famiglia. A cominciare da Rodrigo Borgia, cardinale che teneva famiglia, padre clandestino di quattro figli illegittimi avuti con la fiorente Vannozza Cattanei, cui subito viene trovato un marito di convenienza. Anzi due, visto che il primo, Giorgio de Croce, professione scrittore apostolico, muore in fretta. E il secondo, Carlo Canale, un letterato, si adegua subito alle regole della casa: sempre presente di giorno, pronto a scomparire alla sera per lasciar posto a «zio» Rodrigo. Che puntuale arriva, così affettuoso con quei bimbetti, specie con Lucrezia. «Ma quando viene eletto al soglio pontificio con il nome di Alessandro VI, ecco che da vero Papa-padrone butta all’aria ogni riguardo, decide di non curarsi più delle apparenze, convoca la figliolanza e annuncia: da oggi non sono più il vostro zio ma il vostro padre».

Ma il Papa-papà non si ferma lì. I figli vanno bene, già ha in mente di usare ciascuno di loro per le sue manovre politiche e finanziarie. Vannozza però non è più quella di un tempo. Papa libertino, Rodrigo-Alessandro s’invaghisce di Giulia Farnese. Lui ha 58 anni, lei 14. Lucrezia, che ne ha appena qualcuno di meno, scopre così che lo zio-padre è ora l’amante di una sua amica, pure lei prontamente accasata con il solito nobile compiacente, Orso Orsini, orbo di un occhio e affetto da una furuncolosi deturpante che faceva di lui un marito al di sotto di ogni sospetto.

«Quello di inventarsi matrimoni ad hoc — ricorda Fo — era un vero talento in casa Borgia. Spalleggiato dal figlio Cesare (il futuro Principe di Machiavelli) papa Alessandro usa la bellezza e la cultura di Lucrezia come merce di scambio a seconda delle alleanze in vista. Per ingraziarsi gli Sforza contro l’imminente invasione francese, le fa sposare Giovanni, duca di Pesaro. Quando non gli serve più, dichiara il genero impotente e nullo il matrimonio. Dopotutto il Papa è lui».

Cortesie che gli Sforza ricambiano mettendo in giro la voce che tra padre e figlia ci fosse un legame più stretto del lecito. E così pure tra lei e il fratello. Ma Fo smentisce. «I Borgia le loro orge se le vivevano altrove, Lucrezia era da immolare in altri letti. Prima in quello di Alfonso d’Aragona, poi di Alfonso d’Este…».

Tre mariti, il secondo assassinato, qualche amante, molti figli, molti aborti, troppe faide familiari… Tutto sulla sua pelle. Lucrezia non ne può più. «Con grande dignità e coraggio si sfila da quel groviglio di vipere. Appassionata studiosa di San Bernardino e Santa Caterina, nel 1512 dà vita a un convento rivoluzionario, basato più sulle opere che sulla preghiera e a Ferrara fonda un Monte di Pietà per aiutare i più poveri. Si occupa persino delle carceri… Pierre Terrail de Bayard, il “cavaliere senza macchia e senza paura” disse di lei: “Ella era bella e gentile e dolce con tutti”». Tratti che, riferiti da Fo, non possono non far pensare a Franca Rame. «Mentre scrivevo certi passaggi del libro — confessa — dovevo fermarmi per l’emozione» (…)