Dirigenti pubblici, a tempo e super-flessibili

A tempo e super-flessibile, ecco il nuovo dirigente pubblico
A tempo e super-flessibile, ecco il nuovo dirigente pubblico

ROMA – Chiamateli pure “dirigenti della Repubblica” e dimenticate le divisioni per classi sociali e per appartenenza a ministeri e amministrazioni. La riforma della Pa annunciata da Marianna Madia è una specie di livella che introduce il ruolo unico destinato a far sparire la separazione tra prima e seconda fascia che attualmente caratterizza i 5 mila manager di Stato.

Mai più assunzioni fatte dai singoli dicasteri, si entra con un concorsone. Via alla mobilità, licenziamenti più facili, stop agli incarichi a vita. E addio ai premi distribuiti a pioggia.

Scrive Michele Di Branco sul Messaggero:

Insomma, il governo punta a voltare pagina radicalmente. A cominciare dai contratti. I dirigenti (ai quali non potranno più essere conferiti incarichi di studio) non potranno rimanere in carica per più di tre anni e alla scadenza potranno tentare di essere confermati solo dopo aver superato un nuovo esame.

Per i dirigenti che non superano l’esame di conferma è previsto «l’eventuale ritorno alla qualifica di funzionario».

In ogni caso un dirigente, nel corso della carriera, non potrà ricoprire lo stesso incarico per più di due mandati. Come a dire che, trascorsi 6 anni anche non consecutivi, non si potrà continuare a far parte di un ufficio e sarà necessario passare la mano.
Il lavoro dei dirigenti sarà sottoposto ad una «valutazione dei rendimenti dei pubblici uffici». Inoltre, per quanto riguarda la durata del mandato, il governo dovrà prevedere «la definizione di presupposti oggettivi per la revoca degli incarichi dirigenziali, anche in relazione del mancato raggiungimento degli obiettivi». Come a dire che il mantenimento della poltrona, nel corso dei tre anni di contratto, non è certo blindato ma condizionato dai risultati ottenuti. Tra le novità in arrivo è prevista anche la possibilità di licenziamento per il dirigente che rimane privo di incarico «oltre un determinato termine».

Un termine che però, al momento, non è stato ancora fissato. Nello schema di riforma che Palazzo Chigi ha messo a punto è previsto un ridimensionamento degli organici. Si ipotizzano infatti interventi sulla dimensione della dirigenza presso le Pa: così, per ciascuna amministrazione, il numero dei dirigenti dovrà rispettare un determinato rapporto rispetto al numero complessivo dei dipendenti.

Nascerà l’albo unico dei dirigenti. Questo significa che lo Stato farà scattare concorsi per dirigenti ministeriali e solo successivamente si deciderà presso quale amministrazione indirizzare i vincitori. Un dossier sul quale il ministero della Funzione pubblica è determinato a intervenire con energia è quello degli ambiti premi. O, più tecnicamente, le indennità di risultato (…)

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