Prete in jeans: “Ho 50 chiese, chi mi critica venga a Messa”

Don Pietro, 50 chiese. Contestato perché non veste da prete
Don Pietro, 50 chiese. Contestato perché non veste da prete

GENOVA – Si chiama Don Pietro Cazzulo, è parroco della Val Trebbia in Liguria, ha oltre 50 chiese e chiesette da seguire. E ha un problema. Nonostante sia un prete di quelli sempre attivi e infaticabili alcuni dei suoi parrocchiani mugugnano perché all’abito talare preferisce jeans, maglietta e croce. Per alcune persone che hanno scelto Facebook come luogo della lamentazione l’abito fa evidentemente il monaco. per don Pietro, invece, la “divisa” è qualcosa da portare quando si serve messa ma non quando si fanno 450 km ogni estate per poter dire almeno un messa in ogni cappella della valle e quando si lavora, cazzuola alla mano, per costruire una casa di riposo.

La vicenda di Don Pietro la racconta il Secolo XIX in un lungo articolo firmato Edoardo Meoli

Per tutti è il prete dei record, con una ventina di parrocchie da seguire e una cinquantina di chiesette, cappelle e oratori, in cui dir messa. Don Pietro Cazzulo, parroco della Val Trebbia, è adesso al centro di un caso di fine estate riguardo il suo abito talare: troppo spesso riposto nell’armadio della sacrestia di Torriglia, il paese dei canestrelli dove risiede, e quasi mai indosso. Qualche giorno fa alcuni fedeli si sono apertamente lamentati (anche sui social) del fatto che don Pietro è abitualmentevestito con abiti borghesi, come un qualsiasi laico. Pare che a scandalizzare alcuni fedeli sia stata la presenza del sacerdote a una messa in montagna, celebrata con indosso i jeans e una t-shirt.

L’interessato, ricordando che quando va in giro per le campagne e per i tanti paesi della Val Trebbia ha comunque sempre al collo una croce anche sul vestito borghese (solitamente pantalone grigio e maglietta blu), ha scelto di rispondere direttamente dal pulpito durante le celebrazioni per la patrona di Torriglia: «Chi si lamenta dovrebbe venire più spesso a messa, perché lì mi potrebbe trovare in abito talare tutti i giorni», ha tuonato dal pulpito ricordando come l’abito non faccia il monaco e neppure il prete di campagna.

(…) Io quest’estate ho fatto 450 chilometri per poter dire almeno una messa in ognuna delle capellette della vallata, che d’inverno poi sono irraggiungibili per la neve. Da un paio di settimane faccio il manovale per dare una mano all’apertura della casa di riposo di Marzano, ogni domenica dico messa in sei chiede diverse. Provate un po’ a farlo con l’abito talare? Io metto i jeans e continuerò a farlo, portando la parola di Dio così come sono».

(…)

Attualmente don Pietro si occupa delle parrocchie di Sant’Onorato in Torriglia, San Giacomo in Laccio, San Pietro Apostolo in Pentema, Santa Maria in Porto, Comune di Fascia, San Michele Arcangelo in Carpeneto, San Carlo in Cassingheno, Santissima Annunziata in Fascia, Comune di Rondanina, San Nicola da Bari in Rondanina, Comune di Propata, San Giacomo in Bavastrelli, San Lorenzo di Propata, Comune di Montebruno, Santa Maria Assunta in Montebruno. Unendo tutte le chiese su una cartina con una linea, si ottiene un itinerario lungo come il Giro d’Appennino: difficile percorrerlo con la veste ecclesiale.

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