Draghi, segnale all’Italia: “Subito la riforma del mercato del lavoro”

Draghi, segnale all’Italia: "Subito la riforma del mercato del lavoro"
Draghi (LaPresse)

ROMA – C’è anche un messaggio per l’Italia nelle parole di Mario Draghi, che chiede ai governi di fare la loro parte in termini di riforme per contrastare l’ondata di disoccupazione. Il Paese più citato nel discorso del numero uno della Bce è in realtà la Spagna, quello in cui i numeri della crisi del lavoro restano in assoluto più gravi.

Ma le ricette indicate, minore rigidità dei salari, flessibilità per favorire l’incontro tra domanda e offerta, formazione dei lavoratori meno qualificati, si applicano perfettamente al caso italiano. E il governo Renzi ne dovrà tenere conto quando a settembre riprenderà la discussione sul Job act.

Scrive il Messaggero:

Insomma l’indicazione è chiara: la disoccupazione è un problema anche per la banca centrale europea, perché condiziona l’inflazione a breve e medio-termine, ma i politici non possono contare troppo sull’aiuto della leva monetaria. E da soli non bastano nemmeno gli interventi per stimolare la domanda, che pure sono una parte importante della strategia complessiva.

I suggerimenti di Draghi appaiono piuttosto dettagliati. La premessa è che la disoccupazione pur se rilevantissima a livello continentale non ha colpito ovunque allo stesso modo. La Germania ad esempio è riuscita a resistere piuttosto bene, grazie alle riforme messe in cantiere intorno alla metà del decennio scorso e ad un assetto organizzativo che permette alle imprese – quando è necessario – di ridurre senza eccessivi problemi le ore effettivamente lavorate.

Ma c’è un altro modello positivo ed è quello dell’Irlanda, la cui evoluzione dal 2011 in poi viene seguita in parallelo a quella della Spagna. Entrambi i Paesi erano stati penalizzati a partire dal 2008 dagli effetti occupazionali della crisi dell’edilizia e del settore immobiliare. Ma poi i loro percorsi si sono divisi, proprio mentre si scatenava la tempesta sui debiti sovrani. Dal 2011 al 2013 la disoccupazione strutturale è cresciuta di appena lo 0,5 per cento in Irlanda e di oltre il 2,5 in Spagna. Una divergenza spiegata da vari fattori tra cui la diversa incidenza dell’immigrazione, ma che certamente è anche connessa alla struttura del mercato del lavoro più flessibile, molto più flessibile in partenza a Dublino, dove poi sono state anche portate a termine ulteriori riforme. Così l’Irlanda ha potuto fronteggiare la situazione riducendo le retribuzioni, mentre in Spagna la recessione si è tradotta essenzialmente in licenziamenti, che hanno colpito soprattutto fascia più debole dei lavoratori, quelli con contratto a termine: da allora però Madrid ha iniziato a reagire con riforme che hanno avuto effetti positivi.

Ecco allora l’agenda indicata dal presidente della Bce. In una situazione in cui è cresciuta pericolosamente la disoccupazione di lunga durata, la prima priorità è fare in modo che si accorcino i periodi in cui un lavoratore è costretto a restare a casa: si tratta quindi di fare in modo che si possa passare più facilmente da un posto di lavoro all’altro. Questo richiede secondo Draghi di dare impulso alla contrattazione di secondo livello e per questa via alla differenziazione salariale tra lavoratori e tra settori diversi; vanno anche ridotte le rigidità a partire dal pericoloso dualismo tra protetti e non. L’altro grande tema è la riqualificazione della forza lavoro, che a sua volta si collega al tema dell’istruzione, cruciale anche nel nostro Paese (…)

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie