Edison, scommessa sull’energia verde “Il consolidamento? Ormai inevitabile”

Edison, scommessa sull’energia verde "Il consolidamento? Ormai inevitabile"
Edison, scommessa sull’energia verde “Il consolidamento? Ormai inevitabile”

ROMA – Bruno Lescoeur, ingegnere nato a Parigi 60 anni or sono, scrive Stefano Agnoli del Corriere della Sera, è al suo terzo anno alla guida di Edison. In questo periodo, non lunghissimo, ha comunque vissuto diversi passaggi cruciali per il gruppo. Dall’addio all’alleanza con i soci lombardi fino alla crisi del mercato dell’energia italiano e internazionale. Da pochi giorni ha concluso con F2i un’operazione che fa di Foro Buonaparte il terzo operatore nazionale nelle energie rinnovabili.

Sarete però in minoranza. Qual è il senso di questa mossa?

«Intanto introduciamo un nuovo modello di business, articolato su tre società. La prima, proprietaria di 600 Megawatt prevalentemente eolici, sarà al 70% di F2i, al 25% di Edison mentre il restante 5% sarà di Edf Energies Nouvelles. Siamo in minoranza, vero, ma grazie ad una governance che ci attribuisce la nomina del presidente indirizzeremo e gestiamo le strategie. In più consolidiamo integralmente i risultati. La seconda è una “management company”, appositamente costituita da Edison ed Edf Energies Nouvelles, che garantisce la disponibilità tecnica degli impianti. Infine, ritiriamo a prezzo fisso e commercializziamo tutta l’energia prodotta. Un insieme importante, visto che l’attività gestita dalle tre società viene valutata un milione di euro per megawatt».

Altri effetti collaterali?

«Edison riduce il suo debito e si assicura nuove risorse per lo sviluppo del terzo polo delle rinnovabili in Italia. E lo fa con un partner strategico forte come F2i. Speriamo poi di essere in grado di attrarre altri operatori, e di diventare protagonisti del consolidamento del mercato italiano».
L ’ Italia sta però tagliando gli incentivi al fotovoltaico, cambiando le regole dei precedenti (e grassi) sistemi di incentivazione. Cambia anche la vostra percezione del mercato? Si profilano ricorsi e richieste di danni…

«Guardi, nonostante le incertezze che sono derivate dalla distorsiva incentivazione del passato, l’operazione che abbiamo annunciato dimostra che noi crediamo nello sviluppo delle fonti rinnovabili. E’ vero che il precedente livello dei sussidi ha portato non pochi problemi al mercato elettrico italiano: ha favorito una situazione di sovraccapacità che ha sconvolto la concorrenza e ha pesato non poco sulle bollette. Il risultato è che ora molti operatori stanno cedendo le loro attività in Italia. Malgrado ciò riteniamo che ci sia un futuro nel settore, purché a operare siano player competenti e con prospettive di lungo termine. Noi abbiamo queste caratteristiche».

Edison cambia modello di business? E cambia il suo ruolo nel gruppo Edf?

«Precisiamo: il nostro è un modello di business integrato. E continuiamo ad essere la piattaforma del gas di tutto il gruppo Edf. Ma restiamo anche una società italiana con una forte presenza nel settore elettrico e in generale contribuiamo alla sicurezza del sistema energetico nazionale, attraverso la diversificazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento di gas. Non dimentichi che abbiamo relazioni di lungo periodo con alcuni dei principali Paesi produttori di gas — Algeria, Libia Russia, Qatar — e siamo impegnati in progetti infrastrutturali importanti come i gasdotti Itgi e Galsi».

Ma alla luce degli eventi mediorientali (siete, ad esempio, in Egitto e Israele) è possibile una vostra uscita o un ridimensionamento nella produzione di petrolio e gas in quell’area?

«Lì le scelte sono sempre di lungo periodo e i cicli di investimento durano decine di anni. E’ ovvio che dovremo seguire le evoluzioni geopolitiche, ma come ricorda lei non solo siamo già presenti in Egitto e Israele, ma stiamo cogliendo le opportunità che si presentano in altri Paesi-chiave come la Turchia. Questa rimane la nostra strategia e l’Italia è parte essenziale di questo quadro: siamo convinti non debba perdere l’occasione di valorizzare le risorse del suo sottosuolo. Potrebbe raddoppiare la sua produzione entro il 2020 risparmiando 5 miliardi di euro sulla bolletta energetica, lanciando nuovi investimenti e creando 25 mila nuovi posti di lavoro».

In Italia prevedete difficoltà questo inverno a causa della situazione russo-ucraina? Le sanzioni colpirebbero in qualche misura Edf impegnata in South Stream, o Edison che ha contratti “take or pay” con Gazprom?

«Per esplicita dichiarazione dei leader europei, le sanzioni adottate non colpiscono ad oggi il trasporto e la vendita di gas. Riguardano il settore petrolifero, soprattutto gli investimenti e le collaborazioni industriali ad alto tenore tecnologico. Certamente, però, il quadro politico di questi giorni è una variabile importantissima per il futuro del settore energetico europeo. La Federazione russa gioca un ruolo determinante nelle forniture di gas all’Europa e l’Italia è oggi la sola grande economia manifatturiera europea che dipende dalla rotta ucraina. Anche la Libia sta attraversando un periodo complesso. Bisognerà mantenere un livello elevato di vigilanza, così come l’Unione Europea, oggi sotto presidenza italiana, sta facendo, ad esempio con gli stress test annunciati per l’autunno».

Resta l’urgenza di un consolidamento sul mercato elettrico italiano. Sorgenia alle banche, Eon in vendita. La vostra generica disponibilità ad osservare si tramuterà in acquisti? Si parla molto degli asset italiani di Eon…

«Credo che il processo di concentrazione, non solo in Italia, ma in tutta Europa, sia inevitabile, soprattutto con il perdurare della crisi. Siamo tra i maggiori operatori di energia del Paese e intendiamo rimanere un player di riferimento. L’accordo nelle rinnovabili con F2i sintetizza il nostro interesse per il settore elettrico e il nostro modo di operare: abbiamo una visione di lungo termine e portiamo progresso, anche attraverso un business model innovativo».

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