Elezioni, conflitto Gaza-Israele, scontri 14 novembre: la rassegna stampa

ROMA – Si tratta sul voto a marzo. Il Corriere della Sera: “Monti da Napolitano per disinnescare le tensioni tra i partiti. Si apre la trattativa per il voto a marzo e per evitare la crisi. L’ipotesi: nuova legge elettorale e poi alle urne. Il premier Monti è salito al Quirinale.”

L’ipotesi di voto anticipato dopo la riforma del Porcellum. L’articolo a firma di Dino Martirano: “Così, dopo il «niet» di Angelino Alfano, che non vuole le elezioni Regionali separate da quelle Politiche come ipotizzato dal ministro dell’Interno, Palazzo Chigi si è messo in moto per evitare il diffondersi del vento di crisi di governo alimentato senza troppi giri di parole dal Pdl. E ieri, prima dell’incontro al Quirinale, un’apertura non piccola era arrivata anche da Pier Luigi Bersani: per lui l’election day non è un tabù assoluto perché, dopo aver fatto la legge elettorale, si potrebbe anche andare alle urne per le Regionali e le Politiche in una sola data. Però, per il segretario del Pd, in primavera (a metà marzo o all’inizio di aprile) tornando così all’ipotesi originaria maturata in consiglio dei ministri. Poi, dopo i colloqui di Monti con gli altri segretari di partito, avrebbe preso quota l’ipotesi di andare al voto all’inizio di marzo: una soluzione mediana, questa, che accontenta il Pdl e l’Udc, e sulla quale il Pd non si mette di traverso. Su una posizione non distante anche Casini: «Non possiamo permetterci 5 mesi di campagna elettorale».”

Cortesie e gag, ma fuori dal palco è gelo tra i leader. L’articolo a firma di Monica Guerzoni:

“Alle dieci e un quarto del mattino — il giorno dopo il terremoto sul mancato election day — sulla sala piena di artigiani e piccoli imprenditori piomba la notizia che Angelino Alfano darà forfait all’assemblea della Cna, dopo aver accusato Bersani di mettere a rischio il Paese per «capriccio». Entra il segretario democratico, gli dicono che il leader del Pdl non ci sarà e lui ironizza, gelido: «Avrà altro da fare… Io ci sono». E quando il presidente del Senato Renato Schifani lo prende da parte per convincerlo a sbloccare l’impasse sulla legge elettorale, l’ex ministro non assume impegni: «Noi siamo disponibili, ma bisogna che la soluzione sia ragionevole». Mezz’ora dopo ecco arrivare a sorpresa un aggrottatissimo Alfano, reduce da un vertice in via dell’Umiltà: «La crisi? Molto dipende da Bersani, se insiste a voler mettere una tassa di 100 milioni di euro sulle spalle degli italiani». Mentre parla Corrado Passera gli obiettivi dei fotografi si spostano verso la prima fila e, da sinistra, immortalano Alfano (che legge), Bersani (che scrive), Casini (che twitta). Lunghi minuti di incomunicabilità, poi i due «Pier» cominciano a parlare fitto, ridendo ed escludendo Alfano. Finché il segretario del Pd picchietta con la mano sulla spalla del leader del Pdl e prova a sciogliere il ghiaccio con frasi di circostanza. “

La difficile mediazione del Professore e il pressing perché formi una sua lista. L’articolo a firma di  Francesco Verderami:

“Monti non ha sciolto le proprie riserve, «non è nel suo Dna — riferisce un ministro a lui vicino — mettersi alla guida di un fronte che sarebbe partigiano», ma non c’è dubbio che rispetto ai mesi scorsi è mutato il suo atteggiamento: adesso riflette sul tema, in attesa di decidere. «Sarà questa — come rivela un esponente del governo — la storia delle prossime settimane». È una storia su cui al momento non è stata scritta nemmeno una riga dal protagonista, ma di cui già s’intuisce la trama. Una trama che non piace a Napolitano. L’obiezione del capo dello Stato è che, trasformandosi da figura super partes in figura di parte, il Professore si possa precludere in prospettiva ruoli di massimo rilievo, dovuti proprio alla sua terzietà.”

Renzi, la convention riparte da Serra. L’articolo a firma di Angela Frenda:

“Ma ieri è stata soprattutto la giornata di Davide Serra. Non ci sta, il finanziere italiano trapiantato a Londra, a passare per l’uomo dei fondi occulti. E così il fondatore di Algebris (finito qualche settimana fa al centro delle polemiche per la cena di Renzi, a porte chiuse, con alcuni finanzieri a Milano) ha deciso di metterci, nuovamente, la faccia e intervenire: «Perché non sono un bandito, paghiamo le tasse, siamo imprenditori. Lavoriamo alla luce del sole. Sono qui per spiegarvi cosa facciamo con la mia società». In realtà, il discorso di Serra è apparso molto più buonista di quanto ci si aspettava: nessun attacco diretto a Bersani, solo un’autopresentazione. Una strategia frutto (anche) di un lungo colloquio che lui e Renzi hanno avuto nel pomeriggio nello studio del sindaco. Dal finanziere, solo la spiegazione di perché ha deciso di appoggiare il primo cittadino: «Sarei fiero che fosse premier. L’ho scelto per il mio impegno civile. Matteo è una persona che, forse per l’esperienza scout, è disposta a servire gli italiani. Lo supporto da privato cittadino. Anzi, gli ho chiesto se aveva bisogno di fondi e mi ha detto: no grazie, solo di idee». “

L’Europa è tornata in recessione L’Italia frena la caduta. L’articolo a firma di Roberto Bagnoli:

“Rallenta la caduta del Pil. L’industria italiana nel trimestre luglio-settembre recupera ordinativi e il Prodotto interno lordo scende «solo» dello 0,2% rispetto allo 0,7% e allo 0,8% dei trimestri precedenti. Se negli ultimi mesi dell’anno ci sarà un andamento neutro, cioè uguale a zero, il calo del Pil su base annua si ridurrà al 2% rispetto al 2,4% previsto, e che ieri l’Istat ha confermato. Cauto ottimismo del ministro dell’Economia Vittorio Grilli che, da Londra, sottolinea: «Non potevamo aspettarci un impatto immediato ma la medicina sta funzionando». Se dal fronte macroeconomico finalmente arriva una buona notizia, pur restando il Pil in zona negativa da cinque trimestri consecutivi, continua l’agonia dell’accordo sulla produttività che anche ieri ha visto levarsi l’ennesima «fumata nera». È saltato un incontro previsto in serata tra le parti sociali per dare tempo al direttivo Cgil di esprimersi. Ma alla fine il sindacato ha comunicato di non essere in grado di decidere «in attesa di ricevere il nuovo testo».”

Razzi palestinesi fino a Tel Aviv A Gaza 250 raid. La Stampa: “Primi morti israeliani: 3 civili uccisi a Kiryat Malachi Mobilitati 30 mila riservisti. Nella Striscia 16 vittime.”

Botta e risposta: all’indomani dell’uccisione da parte di Israele del comandante militare di Hamas a Gaza Ahmed Jaabari, è stata la volta di Tel Aviv a essere raggiunta da un missile sparato dalla Striscia, un Fajr 5 iraniano.

“Il tempo in cui Gaza veniva colpita impunemente è finito per sempre. Adesso c’è una nuova equazione: se non c’è pace a Gaza, non ci sarà nemmeno a Tel Aviv», ha teorizzato ieri Ghazi Hammed, un dirigente di Hamas, mentre nella Striscia le immagini di una Tel Aviv sorpresa dal suono delle sirene di allarme destavano scene di incontenibile entusiasmo.”

La banalità del terrore Vivere sotto le bombe che cadono ogni giorno. L’articolo a firma di Elena Loewenthal:

“Più o meno è così. Da oltre il confine, potrebbe essere il Colle del Monginevro o la lacustre Chiasso o Mentone in riviera, sparano dei razzi. Quattro, cinque, anche più al giorno. I razzi hanno una gittata limitata. Forse. Arrivano a Chiomonte, Bussoleno. Oppure a Como, a Monza. Danneggiano case e lungomare di Ventimiglia, si vedono distintamente da Imperia. Qualcuno punta più in là, arriva fino all’hinterland milanese. Oppure Susa, dove la valle si apre verso la Pianura Padana, le città. O Savona, Sanremo. Lo stillicidio, che a volte ha proprio l’aspetto di un bombardamento, va avanti per mesi. Di fatto, con qualche interruzione, per anni e anni. I missili fanno ormai parte di una quotidianità sbalestrata per tutti gli abitanti della Valle di Susa, per la popolosa Brianza. Ovviamente il turismo è scomparso da quel tratto di Liguria dove i fuochi d’artificio sono all’ordine del giorno. Ma l’abitudine non significa rassegnazione, significa piuttosto una rabbia e una paura costanti. La convinzione che non si può andare avanti così.”

Obama chiede a Morsi di fermare il conflitto. L’articolo a firma di Maurizio Molinari:

“Nella crisi di Gaza Barack Obama si schiera con Israele per spingere l’Egitto a bloccare il lancio di razzi da parte di Hamas. Sono le telefonate del presidente americano a Benjamin Netanyahu e Mohammed Morsi a descrivere l’approccio di Washington. Al premier di Gerusalemme Obama assicura «sostegno nel diritto all’autodifesa dai massicci lanci di razzi contro i civili israeliani» dicendosi per «la fine degli attacchi di Hamas» e quando chiama il presidente del Cairo aggiunge: «L’Egitto ha un ruolo centrale nel preservare la sicurezza regionale, dobbiamo lavorare assieme per scongiurare l’escalation». Ciò significa che per la Casa Bianca la crisi è stata innescata dai razzi di Hamas e risolverla ora spetta all’Egitto, nella prima vera prova di leadership regionale per Morsi. «Resteremo in stretto contatto nei prossimi giorni» aggiunge Obama a Morsi al fine di sottolineare che seguirà da vicino gli sforzi egiziani per bloccare Hamas e scongiurare l’invasione israeliana della Striscia. E’ dopo la telefonata di Obama che Morsi annuncia l’invio del premier Hisham Kandil a Gaza, dove arriverà oggi per consultazioni con la leadership politica di Hamas.”

Cassano: “Quaquaraquà”. Conte: “Non sei da Juve”. La Gazzetta dello Sport: “Il barese dell’Inter risponde al tecnico della Juve: “Se lui viene a parlare di moralità a me è finito il mondo – dice a Sport Mediaset -, lui che è stato squalificato per omessa denuncia”. Istantanea la replica – via sito ufficiale – del bianconero: “Lui non ha requisiti quali impegno, rispetto di regole e ruoli…”

“La polemica Inter-Juve riprende più forte che mai. Riavvolgiamo il nastro. Antonio Cassano dà del “soldatini” ai giocatori bianconeri. Repliche stizzite da parte del popolo juventino e Antonio Conte risponde: “Chi parla troppo non è da Juve”. Non cita Cassano ma il riferimento appare ovvio. Fantantonio non si fa pregare e, in un’intervista a Sport Mediaset, risponde secco al tecnico pugliese: “Quaquaraquà non sono io, ma lui che è stato squalificato per omessa denuncia. Ho fatto tante cassanate nella mia carriera e per questo sono stato squalificato. Se lui viene a parlare di moralità a me è finito il mondo. Lui che è stato squalificato per omessa denuncia”.”

Gestione cookie