Elezioni Gran Bretagna. “Io scozzese di sinistra ho tradito il Labour”, John Loyd

Elezioni Gran Bretagna. "Io scozzese di sinistra ho tradito il Labour", John Loyd
Elezioni Gran Bretagna. “Io scozzese di sinistra ho tradito il Labour”, John Loyd

ROMA – Per capire una delle ragioni principali che spiegano l’inattesa conferma di David Cameron in Gran Bretagna bisogna spostarsi in Scozia. Qui i laburisti hanno da sempre dominato,  qui praticamente non esistono più: 56 seggi su 59 sono andati ai nazionalisti scozzesi di Snp. John Loyd, storico editorialista che si occupa di lavoro sul Financial Times, racconta su Repubblica perché anche lui, di sinistra, ha tradito il Labour e Miliband: non ha votato per i nazionalisti che detesta, ma un ex jihadista pentito di origine pachistana che si presentava per i liberal-democratici.

La fedeltà nei confronti dei due partiti principali – movimenti, quello laburista e quello conservatore, che esistono da buona parte del XX secolo — sta venendo meno, mentre in Scozia, la nazione nella quale sono nato, interamente dominata dal partito Labour, si prevede che il partito nazionalista faccia piazza pulita di laburisti e chiunque altro, conquistando l’80-90 per cento dei seggi.

Io, uno scozzese che vive a Londra, appartengo alla schiera di coloro che non sono più fedeli: dacché sono adulto ho sempre votato per i laburisti, a ogni elezione, addirittura per posta quando vivevo all’estero, in Europa centrale e in Russia. Fino a oggi: questa volta ho votato per il “terzo partito”, il giovane partito che forma la coalizione di governo, i liberaldemocratici.

Ho deciso così perché volevo dare il mio voto a un uomo di nome Majid Nawaz, figlio di immigrati pachistani nato in Gran Bretagna, musulmano ed ex estremista (non terrorista, però). Il candidato per il quale avrei dovuto votare, da elettore laburista, era Tulip Siddiqui, laburista e probabile vincitrice, il cui nonno era primo presidente del Bangladesh, lo sceicco Mujibar Rahman (assassinato nel corso di un colpo di stato nel 1975), e il cui zio è l’attuale primo ministro del paese, lo sceicco Hasina.

La Londra del XXI secolo è questa. Pachistani e bengalesi britannici si disputano il seggio di Hampstead e Kilburn; il candidato conservatore, figlio di immigrati ebrei, è nato a Hampstead. E una studiosa italiana ci dice che siamo instabili. Tutto ciò mi colpisce perché dignitoso, intelligente, impegnato. Non ci troverei nulla di male se uno qualsiasi di loro diventasse il mio primo ministro, e se così accadrà mi sentirò fortunato. Se vivessi ancora in Scozia, detesterei essere rappresentato da un nazionalista.

[…] Il seggio era frequentato come al solito e come al solito si respirava un clima di efficienza e cordialità. Quando ho apposto una “X” accanto al nome di Nawaz mi sono sentito un po’ un traditore. Ma soltanto un po’. Più tardi, verso sera, ho preso parte a un ricevimento di un’organizzazione che si chiama Full Fact e alla cui nascita ho dato una mano. Si tratta di una piccola associazione, sostenuta da fondi, che si occupa di rettificare le inesattezze e le menzogne esplicite in discorsi, dichiarazioni ufficiali e telegiornali.

È dunque la voce della ragione, un’altra di cui abbiamo bisogno, specialmente in un paese come il Regno Unito nel quale predomina la cultura dei tabloid. Come ben si conviene a tale organizzazione, nei suoi locali non è consentito bere alcolici, e quindi da lì, con una bottiglia di Chianti in mano, sono andato a seguire i risultati elettorali a casa dei miei ospitali vicini di casa. (John Loyd, La Repubblica).

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