Emanuela Orlandi: Banda della Magliana? Ci fosse Dostoevskij

Emanuela Orlandi: Banda della Magliana? Ci fosse Dostoevskij
Marco Fassoni Accetti resta l’unico imputato per la scomparsa di Emanuela Orlandi: calunnia e autocalunnia

ROMA – La Banda della Magliana è uscita di scena dal trentennale teatro del mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Teatro tragico, si deve dire, perché al centro c’è la scomparsa, probabilmente la morte, di due ragazze che avevano 15 anni. Teatro, si deve dire, per la derivata spettacolare che la vicenda ha avuto in questi anni, con colpi di scena, supertestimoni, vere e proprie fantasie e la presenza costante in una trasmissione tv, “Chi l’ha visto?”, che deve un pochetto della sua share anche all’attenzione mantenuta alta sul mistero delle due ragazze, la Orlandi in particolare.

L’avvocato Marina Condoleo, legale di due della Banda della Magliana, non ha usato perifrasi:

“Per oltre sei anni la vita dei miei clienti è stata appesa ad un filo tirato da mitomani che non hanno avuto nessuna remora sia per i vivi che per chi non forse non c’è più”.

La Banda della Magliana, un nome una garanzia di audience e di traffico internet, è stata uno dei filoni forti del copione, specialmente negli ultimi anni,  dopo il 2008

“con la chiamata in causa di alcuni elementi della banda della Magliana ritenuti coinvolti nel sequestro delle due ragazzine”,

come ricorda Adelaide Pierucci sul Messaggero di Roma. Il titolo stesso che presenta l’articolo di Adelaide Pierucci ha un tono definitivo:

“I boss della Magliana non rapirono la Orlandi. Archiviata l’inchiesta. Il gip mette la parola fine anche al caso di Mirella Gregori”.

Sono infatti stati scagionati tutti quelli che avevano avuto a che fare con l’accusa del coinvolgimento della Banda della Magliana, sia l’accusatrice, Sabrina Minardi, ex amante del boss della Banda della Magliana Enrico Renatino De Pedis, sia i tre fiancheggiatori della banda Sergio Virtù, che fu autista di De Pedis, Angelo Cassani, detto Ciletto, e Gianfranco Cerboni, noto come Giggetto. Prosciolti anche monsignor Pietro Vergari, a lungo rettore della basilica di Sant’Apollinare dove per anni restò sepolto De Pedis (la salma fu trasferita, dopo che ossa che riposavano in pace anche da secoli nella cripta della basilica vennero riesumate a seguito di una gazzarra mediatica, cui aderì persino, incredibilmente, Walter Veltroni, il quale invece di trasferirsi in Africa come promesso si occupava di petizioni) e Marco Fassoni Accetti,  fotografo e regista di genio, autoaccusatosi del duplice rapimento come complice “di una fazione ecclesiastica contraria alla politica di Papa Wojtyla”.

Marco Fassoni Accetti è rimasto però impigliato nella sua stessa rete e è ora imputato, in un altro procedimento penale, per calunnia ed autocalunnia. La personalità di Marco Fassoni Accetti, scrive il Gip, appare

“caratterizzata da smania di protagonismo”, che lo porta «” inventarsi storie e situazioni”.

Si può quasi scommettere che Marco Fassoni Accetti sarà il nuovo plinto su cui il circo mediatico baserà il palo principale del suo tendone. Senza scomodare Fëdor Dostoevskij e il suo Raskòl’nikov, ci sono delle inquietanti similitudini che anche una recente puntata di Chi l’ha visto? ha contribito a mettere a fuoco.

Adelaide Pierucci spiega che

“la decisione del giudice, valutato «l’imponente materiale investigativo» accumulato in oltre trent’anni, è stata motivata con la mancanza di sufficiente «precisione, coerenza e concordanza» in grado di reggere l’accusa”.

Il Gip, aggiunge Adelaide Pierucci, ha ritenuto inutili

“ulteriori approfondimenti investigativi […e ha] ha respinto l’opposizione alla richiesta di archiviazione fatta dai familiari delle due giovani scomparse. Come sottolineato nelle 63 pagine di ordinanza «tutte le segnalazioni, anche quelle fondate su meri sospetti, sono state accuratamente verificate». E molte di esse si sarebbero rilevate in qualche modo manipolate, ha sottolineato, riferendosi in particolare all’attendibilità dei soggetti che hanno parlato della sparizione delle ragazze, ossia Marco Accetti, che rimane indagato in un altro procedimento  e Sabrina Minardi”.

Il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, avverte Adelaide Pierucci, ha

“però annunciato nuove iniziative: «Non ci arrendiamo, vogliamo la verità. Valuteremo con i nostri legali le azioni da intraprendere, anche il ricorso in Cassazione. Rinnovo quindi l’appello a Papa Francesco perché ci possa aiutare ad arrivare alla verità»”.

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