Energia, un errore dopo l’altro. Fabrizio de Feo, Il Giornale

L'articolo del Giornale
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ROMA – “Don’t come knocking on my door . Non bussate alla mia porta – scrive Fabrizio de Feo del Giornale – La chiusa suona a metà tra un addio e una minaccia. L’articolo è quello pubblicato sul Wall Street Journal da Mi­chael Bonte- Friedheim, ammi­nistratore delegato della mer­chant bank NextEnergy Capital Group, che commenta il prov­vedimento spalma-incentivi sul fotovoltaico varato dal go­verno e augura a Matteo Renzi forse convinto che i mercati ab­biano la memoria corta, buona fortuna nell’attrarre investitori esteri in futuro”.

L’articolo completo:

Il messaggio è chiaro: il taglio retroattivo agli incentivi per le rinnovabili per alleggerire le bollette energetiche delle pmi rappresenta una «mossa capric­ciosa » in grado di allontanare gli investitori esteri «in qual­siasi settore in Italia». Sì, per­ché per prova­re a risponde­re a un proble­ma serio – la «sovraincenti­vazione » de­gli incentivi per le rinnova­bili – si rischia di imboccare una strada ri­schiosa, con controindica­zioni sia su­l piano della credibi­lità complessiva del sistema Ita­lia, sia sul piano giuridico visto che è facile prevedere una raffi­ca di ricorsi rispetto ad accordi già stipulati (il governo vorreb­be «spalmare» gli incentivi, con importi erogati per più anni).

In sintesi incertezza del diritto e disincentivazione degli inve­stimenti, in particolare quelli esteri. Come dire che, una volta di più, tra le slide e i fatti, c’è di mezzo il mare, oltre alla Corte costituzionale visto che il Presi­dente Emerito, Valerio Onida, ha espresso dubbi sulla legitti­mità costituzionale dello «spal­ma- incentivi». Una misura su cui anche Ermete Realacci nu­tre perplessità. «Capisco il se­gnale, ma ci sono controindica­zioni forti nel cambiare le rego­le del gioco in corsa. Credo sia necessario piuttosto liberaliz­zare il mercato che scambia energia sul posto».
Naturalmente bisognerà ve­de­re cosa resterà del decreto vi­sto che le cifre appaiono ancora ballerine. Di certo si parte dal desiderio di rispettare una del­le tante promesse renziane- «ri­durremo del 10% il costo delle bollette elettriche per le pmi» ­ma si rischia di finire nelle sab­bie mobili delle carte legali. Il provvedimento, in realtà, pro­va a rispondere a un problema reale, ormai percepito nella sua evidenza anche nelle file del Pd che pure ha contribuito a crearlo.I sussidi alle rinnovabi­li nell’ulti­mo quinquennio han­no raggiunto quota 50 miliardi.
Quest’anno, invece,la cifra do­vrebbe attestarsi attorno a 11,2 miliardi l’anno, in pratica un punto di Pil; 12,5 nel 2015. «So­no cifre enormi» commenta il senatore di Forza Italia, Lucio Malan. «Ricordo che nella scor­sa legislatura Guido Possa fece un accurato calcolo dal quale ri­sultava che ci costerebbe meno assoldare un plotone di ragazzi e metterli a pedalare su bici con dinamo piuttosto che sovven­zionare le rinnovabili. Andreb­be davvero fatta una analisi se­ria per verificare se questi soldi non siano un enorme costo inu­tile a carico del contribuente, un costo che paradossalmente non è calcolato nel totale della pressione fiscale». Come spie­gava Chicco Testa alcune setti­mane fa, di questi 11 miliardi circa 6,7 vanno al solo fotovol­taico. «Questo significa che il fo­tovoltaico assorbe il 60% degli incentivi. Peccato che con il so­le si arrivi a fare al massimo 23 miliardi di chilowattora all’an­no, mentre tutte le altre rinno­vabili messe insieme, (alcune delle quali, come l’idroelettri­co, non ricevono sussidi) valgo­no più di 90 miliardi di chilowat­tora. In sostanza un chilowatto­ra ottenuto con il sole costa ai consumatori più di 30 centesi­mi di incentivo più il valore di mercato, altri 6 centesimi; un chilowattora fatto con le altre rinnovabili costa solo 5 centesi­mi, oltre al valore di mercato».

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