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Enrico Zanetti: “Per baby pensioni e assegni alti stessi sacrifici sui rimborsi”

di Gianluca Pace |11 Maggio 2015 9:37

Enrico Zanetti: “Per baby pensioni e assegni alti stessi sacrifici sui rimborsi”

ROMA – “Per baby pensioni e assegni alti stessi sacrifici sui rimborsi” dice, intervistato dal Sole 24 Ore, il sottosegretario all’Economia e leader di Scelta civica, Enrico Zanetti.

Sottosegretario, la sentenza della Consulta se applicata integralmente impatterebbe sui conti pubblici per circa 1 punto di Pil, in che modo può essere resa compatibile con l’attuale quadro di finanza pubblica? 
Il punto di equilibrio compete al ministro Padoan anche sulla base di un’interlocuzione politica con le forze di maggioranza. Sul 2015 abbiamo uno spazio di deficit pari allo 0,5% del Pil che equivale a 8 miliardi. L’alternativa, puramente teorica, sarebbe sforare la soglia del 3% o agire con compensazioni, ma sicuramente per noi non c’è alcun intervento che possa essere finanziato con un aumento delle tasse.
Che cosa risponde a chi considera impraticabile la sua proposta di un tetto per i rimborsi sugli assegni superiori a 5mila euro? 
Ribadisco che il ricorso alla proporzionalità è in linea con la sentenza e l’adozione di questo criterio può portare a un tetto di fatto: oltre una certa soglia si esaurirebbero i rimborsi. Noi come Scelta civica abbiamo fatto riferimento a una nostra proposta che prevede un tetto a 5mila euro. Ma, ad esempio, la stessa Consulta in passato non ha bocciato il tetto di 8 volte il minimo, ovvero sopra i 3.500 euro.
Sacrifici modulati ma soprattutto per le pensioni più alte, dunque. 
La sostenibilità del sistema previdenziale è stata assicurata con gli interventi varati negli ultimi anni che hanno interessato tutti: i futuri pensionati, under 60 di oggi, che hanno rinunciato al più vantaggioso sistema retributivo; i quasi pensionandi che si sono visti improvvisamente spostare in alto l’asticella dell’uscita verso la pensione. Non può quindi apparire strano aver chiesto qualche sacrificio anche ai già pensionati, bisogna però farlo salvaguardando maggiormente chi si trova in una reale situazione disagiata.
Le restituzione piena del dovuto fino a quale fascia di pensioni andrebbe garantita? 
Per noi, la gradazione va fatta non solo sulla base dell’importo della pensione percepita ma anche degli anni di contributi versati. È un’opzione da verificare sul piano tecnico.
Sta dicendo che sarebbe giusto non adeguare le baby pensioni? 
Dico che non sarebbe affatto giusto penalizzare maggiormente un pensionato con un assegno di 3mila euro e 40 anni di contributi rispetto a un altro pensionato con un assegno anche di 1.500 euro ma però ha versato contributi per soli 18 anni.
Il Governo sembra orientato a varare un decreto non prima dell’inizio di giugno. Non rischia di essere troppo tardi per evitare un’eventuale valanga di ricorsi? 
La sentenza della Consulta è immediatamente applicabile ma offre anche al Governo la facoltà di adottare nuovi interventi. La soluzione migliore, per noi, sarebbe una norma procedurale che dia un paio di mesi all’Inps per fare i conteggi necessari per valutare un intervento anche, come dicevamo, sulla base degli anni di effettiva contribuzione di ciascuno.
C’è anche da turare la falla contabile del reverse charge su cui incombe il no di Bruxelles? 
Su reverse charge e split payment, fortemente voluti da alcuni, mi limito a dire che è la dimostrazione che le magie non esistono. Siamo convinti che in futuro ci sarà maggiore attenzione alle nostre proposte che non a quelle di chi ha sponsorizzato queste cose.
Ma con margini di manovra che rispetto al Def di aprile sono destinati a diventare più stretti non c’è il rischio che le clausole di salvaguardia non vengano sterilizzate? 
Disinnescare completamente tutte le clausole di salvaguardia è una priorità assoluta. L’Iva non può aumentare e non aumenterà. Per Scelta civica la strada da percorrere resta quella di una riduzione della pressione fiscale gestendo gli interventi sempre all’insegna dell’equità.
Tra le questioni aperte c’è anche quella delle riforme costituzionali. Dopo quanto accaduto sull’Italicum la partita al Senato non si annuncia in discesa… 
È una partita legata soprattutto ai problemi interni del Pd. Quanto ai possibili correttivi sulle riforme costituzionali per noi la priorità non è agire sull’elettività dei senatori ma sulle regole dell’elezione dei cosiddetti contrappesi costituzionali, ovvero presidente della Repubblica, Corte costituzionale e Csm.
Questa è la sola richiesta che rivolge a Renzi? 
La richiesta di Scelta civica a Renzi è di usare la stessa determinazione mostrata con l’Italicum contro i frenatori della sinistra del suo partito per far approvare nel più breve tempo possibile le riforme economiche, quelle che davvero servono al Paese per agganciare la ripresa. Al Senato l’alchimia è complessa, ma alla Camera i numeri sull’Italicum dicono che, se c’è il nostro sostegno, i provvedimenti passano anche con la sinistra Pd di traverso.
Quali sono le riforme economiche più urgenti? 
Le nostre proposte sono già sul tavolo del premier: riforma del fisco, delle partecipate e della giustizia civile e una sempre maggiore trasparenza nella pubblica amministrazione.

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