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Enti inutili. Ora si sa quali sono. Manlio Edoardi, Italia Oggi

di Gianluca Pace |15 Settembre 2014 12:13

Enti inutili. Ora si sa quali sono. Manlio Edoardi, Italia Oggi

ROMA – “Ci si accapiglia sui soldi per sbloccare gli stipendi del pubblico impiego – scrive Manlio Edoardi di Italia Oggi – Ma poi si tiene in vita l’Istituto regionale ville tuscolane e la Cassa conguaglio gas petrolio liquefatto. Paradossi di un’Italia in cui basta scorrere le pagine della Gazzetta Ufficiale. E un ente che sostiene i programmi gibutini per la salute della donna”.

L’articolo completo:

Chi ha avuto la ventura di leggere il numero di mercoledì 10 settembre 2014, tra i documenti pubblicati, avrà notato un comunicato che avvisa dell’avvenuta redazione, da parte dell’Istat, dell’elenco delle Pubbliche Amministrazioni inserite nel conto consolidato dello Stato. Detto in soldoni, l’Istat, in ossequio ad una disposizione di legge (la n.196 del 2009), ogni anno stila un elenco di amministrazioni ed enti che, a vario titolo e in diversa misura, hanno un costo per lo Stato, ovvero per tutti noi.

Per carità, nell’elenco ci sono nomi che dicono molto al cittadino comune per la mission istituzionale che svolgono, ma altri appartengono all’alveo degli «illustri sconosciuti» che, però, hanno un costo per le casse statali. Il cittadino deve dunque sapere che alimenta con le sue tasse anche la Cassa conguaglio gas petrolio liquefatto. Si tratta, leggendo la mission sul loro sito internet, di un ente pubblico non economico che gestisce i fondi per la razionalizzazione della rete di distribuzione dei carburanti e nel cui consiglio di amministrazione siedono componenti designati sia dal Ministero dell’Economia sia dal Ministero dello Sviluppo Economico. Online si trova anche il decreto di dodici anni fa con cui si fissano i compensi per i componenti del CdA. Se in questo lasso di tempo non sono stati aggiornati, al Presidente spettano diciotto mila euro annui, poco meno al vicepresidente e 15 mila euro ciascuno ai semplici componenti.

E che dire dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (Inmp)? Lo presiede l’ex Ministro della sanità Livia Turco e si prefigge «di fronteggiare, all’interno del servizio sanitario nazionale, le sfide sanitarie delle popolazioni più vulnerabili, attraverso un approccio transculturale, olistico e orientato alla persona». Lo scorso anno (dati ricavabili dalla sezione amministrazione trasparente del sito internet), i ventuno dirigenti hanno incassato, tra stipendio tabellare ed un imprecisato «altro», poco più di 1,4 milioni di euro. Tra le attività svolte, l’avvio dei progetti di vaccinazione della popolazione Rom e Sinti in Italia e il «sostegno ai programmi gibutini per la salute della donna».

L’elenco redatto dall’Istat è un vero e proprio ginepraio che contiene decine di svariate sigle di associazioni, enti e fondazioni più o meno note. Il cittadino contribuisce, per esempio, all’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano dalmata, all’Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana, all’Istituto regionale ville tuscolane, di quelle venete e alla Residenza valle dei Laghi. Secondo il Codacons, gli enti inutili in Italia sono 500. Renzi ha detto di voler mettere mano alla questione. Aspettiamo.

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