“Errori e sviste nel sito della Polizia Postale”, Gian Antonio Stella sul Corriere

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Il sito della Polizia Postale

ROMA – “Il sito dei poliziotti della Rete dov’è impossibile fare denuncia”, questo il titolo dell’articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera del 6 novembre:

“(…) Non c’è settimana che la nostra posta non sia invasa dalla stessa email copia-incolla. L’ultima, uguale a tutte le altre, è di Anna Maria (omissis) che batte soldi lamentando la stessa disavventura e, tradendosi subito, scrive al maschile: «Sono stato a Birmingham (United Kingdom) e durante il mio soggiorno i miei documenti sono stati rubati insieme al mio passaporto…»

E giù lacrimevoli dettagli sul furto anche della carta di credito: «L’ambasciata è disposta ad aiutarmi permettendomi di prendere il volo per il ritorno senza il passaporto perciò me ne hanno consegnato uno di breve durata; soltanto che devo pagarmi il biglietto e le spese inerenti il soggiorno in hotel» ma…

Ma? «Con mio grande dispiacere ho scoperto di non poter accedere al mio conto per prelevare il fabbisogno monetario di cui necessito poiché non dispongo della carta di credito; per ovviare a tale problema, la mia banca ha bisogno di tempo per elaborare tutti i dati che mi servono per ripristinare il tutto. In tutto ciò ho pensato di ricorrere al tuo aiuto per far sì che io possa quanto meno tornare in patria : pensavo di chiederti un modico prestito che ovviamente ti restituirò non appena sarò tornato. Devo assolutamente essere a bordo del prossimo volo. Se puoi mandarmi i soldi, via Western Union sarebbe ottimo poiché è il modo più veloce…».

È un’amica che esiste davvero, Anna Maria (omissis). Come esistono davvero (e ovviamente sono all’oscuro della pirateria) tutti gli altri che risultano aver mandato quei falsi messaggi tutti identici da Birmingham. Quanti italiani hanno ricevuto messaggi simili? Cerchiamo online, gironzolando tra i siti, notizie della truffa. Troviamo questa e tante altre. C’è anche un comunicato con il logo di Western Union (…) che invita a stare in guardia: «Ricorda, Western Union sconsiglia l’utilizzo del servizio Western Union Money Transfer® per il pagamento di articoli acquistati mediante aste online. È importante notare che Western Union non offre alcun tipo di protezione degli acquisti o servizio di deposito a garanzia e non si assume responsabilità in merito al mancato ricevimento o alla qualità di merci o servizi…».

Sul sito della polizia postale spicca in testa un articolo. Il titolo è: «In guardia contro le frodi online con “Occhio alla truff@”». Spiega: «Le truffe sul web sono in aumento, ce lo dicono le statistiche della polizia postale e delle telecomunicazioni. Al 30 settembre le denunce per illecito utilizzo di strumenti elettronici di pagamento erano più di 28 mila, in netto aumento rispetto agli anni precedenti. Tante le iniziative messe in campo dagli specialisti della postale con l’obiettivo di sensibilizzare gli utenti del web sui pericoli a cui vanno incontro…».

Basta. All’arrivo di un altro messaggio truffaldino mandato da «Poste ltaliane (BPOL@poste.lt)», dove non è facile accorgersi che si tratta di un imbroglio perché il dominio finale non è «.it» (Italia) ma «.lt» (elle ti: Lituania), decidiamo di girare tutto alla polizia postale. E comincia un piccolo calvario digitale.

Inseriamo su Google le seguenti parole: «Come denunciare alla polizia una truffa online». In cima alla lista svetta il sito della Polizia di Stato dal titolo: «Come posso segnalare online alla Polizia un reato informatico?». Ci clicchiamo sopra e all’indirizzo www.poliziadistato.it/articolo/16586/ esce in primo piano il seguente articolo del 22 settembre del 2009, cioè vecchio di quattro anni fa. Un’altra era geologica: Twitter aveva 50 milioni di utenti contro i 500 di oggi.

«La Polizia di Stato, per venire incontro alle esigenze dei cittadini», spiega il pezzo, «ha realizzato un servizio specifico, all’interno del Commissariato di P.S. online, all’indirizzo:http://www.commissariatodips.it/stanze.php?strparent=10. Tramite questa pagina si potranno effettuare: 1) Segnalazioni; cioè segnalare siti che effettuano spam, phishing e pedopornografia; 2) Denunce di reato telematico…». Clicchiamo sul link proposto. Macché: «Pagina non trovata. Siamo spiacenti, la richiesta effettuata non può essere servita. Vi preghiamo di segnalare il problema riscontrato cliccando “qui”». Clicchiamo sul link «qui». E ci troviamo davanti: «Segnala un errore».

D’accordo, ma per segnalare una truffa? Dai e dai, ecco www.denunceviaweb.poliziadistato.it/polposta/wfintro.aspxlink. Avanti avanti, arriviamo a una mappa dell’Italia (https://www.denunceviaweb.poliziadistato.it/polposta/wfsceltasede.aspx) dove scegliere l’ufficio della polizia postale più vicino per presentare le denunce. Scorriamo l’elenco e restiamo senza fiato: cosa ci fa, tra Firenze e Foggia, la città di Fiume? Non l’abbiamo persa quando fu occupata dalla Jugoslavia titina il 3 maggio del 1945 e cioè 24 anni prima del primo collegamento Arpanet fra quattro università americane e 37 anni prima della prima e rudimentale rete internet? E cosa ci fa, in questo elenco di commissariati virtuali compilato nei tempi della banda larga l’amata Pola cantata dopo l’esodo da Sergio Endrigo? E Zara: che ci fa in quella lista negli Anni 2.0 (aggiornata con le ultime province, tipo Barletta-Bari-Andria) anche Zara «sì bella e perduta»? È uno scherzo, una insulsa provocazione verso i croati (ai quali ora bisognerebbe chiedere scusa) o la sbadataggine di un somaro? È vero che quando apri la finestrella su quelle città il commissariato non compare ma in un Paese serio l’autore di strafalcioni simili sarebbe licenziato in tronco. (…)”

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