L’esercito israeliano in crisi raccoglie reclute fra gli arabi, Piccini su Libero

L’esercito israeliano in crisi raccoglie reclute fra gli arabi, Piccini su Libero

ROMA – “L’esercito israeliano per la prima volta nella sua storia,apre le porte agli arabi cristiani – scrive Leonardo Piccini su Libero –  Una svolta storica e una rottura simbolica con il passato, visto che fino a oggi i ranghi di Tsahalerano rimasti pressoché chiusi – tranne pochissimi volontari – ai membri di una popolazione sospettata a torto o a ragione di nutrire eccessive simpatie per la causa palestinese”.

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Al di là delle questioni politiche, una cosa però appare certa: l’esercito israeliano da qualche anno sembra attraversare una vera e propria crisi di identità. Poco più del 70% delle nuove reclute sceglie infatti di prestare servizio nelle unità di combattimento. A lanciare per prima l’allarme è stata un generale in gonnella, Orna Barbay che attribuisce la colpa «alla diffusa convinzione che tanto ormai Israele non sia più in pericolo. Il maggior numero dei volontari per le unità combattenti- prosegue il generale – non proviene dalle grandi città come Tel Aviv o Gerusalemme, ma da paesini come Ashdod e Bnel Berak». A questo si aggiunga che solo il 43% delle ragazze sceglie il serviziomilitareper assolvere gliobblighi di leva e che sono sempre più numerosi i giovani che usano la religione come pretesto per evitare di imbracciare le armi. Per questo, il governo israeliano, nel luglio del 2013 ha approvato una riforma che obbliga al serviziomilitare o civile anche gliebreiultraortodossipur garantendo loro l’arruolamento a 21 anni anziché a 18, e l’esonero per 1.800 studenti della Torah particolarmentemeritevoli. Una crisi che è anche di budget, visto i i tagli per 1,2 miliardi di dollari nelbiennio2013-2014 per ilcompartoDifesa e il congedo di 4.500 militari professionisti.