Eurobond: se sarà sì, la Merkel porterà la Germania uber alles in Europa

Il terremoto continua, ma gli emiliani (concetto che ingloba gli immigrati dal Sud Italia e dal Sud del mondo oltre ai residenti da un paio di mila anni) sono gente dura, capace, e organizzata, non chiedono soldi ma meno vincoli e burocrazia. Ormai le scosse fanno “paura in tutto il Nord” (Corriere della Sera), crolla qualche vecchia torre, ma si vigila e si lavora per ricominciare daccapo.

L’Imu domina i cattivi pensieri di quella metà di italiani che hanno una casa e anche di più e Italia Oggi e il Corriere della Sera offrono aiuto: “Imu, dolorosissima Imu”; “Guida facile ai versamenti. Tutti i consigli per non sbagliare” (inserto Corriere economia). Il Sole 24 Ore, che di guide e vademecum ne ha fatte già tante, alza il tiro, dando voce al malessere degli imprenditori italiani e ha questo titolo in apertura: “Imu e Irpef spinte al massimo”, con relativo sommario: “Monitoraggio sulle città capoluogo di regione: cresce la pressione tributaria. Salvi in parte i redditi bassi e le abitazioni principali. Più colpite seconde case e immobili commerciali: aliquota allo 0,91%”. Risponde a pag. 3 questo altro: “Su Imu e Irpef il sindaco non fa sconti. Nelle città l’aliquota media sulle seconde case supera del 25% il livello base e sale anche l’addizionale”.

Il Sole 24 Ore va oltre e pubblica un commento di Alberto Zanardi su “Gli errori di una politica fiscale a senso unico”.

C’è un po’ di confusione nell’aria dalle parti del Governo, dove il Ministro Corrado Passera si esibisce in acrobazie aritmetiche per calcolare gli italiani che soffrono per la crisi (Stampa, che ci apre, Corriere della Sera, Repubblica), è in corso una “marcia a tappe forzate per la prima fase della spending review” per un pugnetto di miliardi, 4 (Sole 24 Ore), e mancano le idee chiare persino su come spendere gli 8 miliardi di euro di fondi europei tanto sbandierati in uno degli innumerevoli annunci con destinazione giovani (Sole 24 Ore).

Vediamo cosa succederà mercoledì, quando è previsto il “primo decreto del Governo” (Messaggero). Sembra una fiaba, anche se sono passati sei mesi dall’insediamento di Mario Monti a palazzo Chigi: “Sviluppo, pronti gli incentivi. Rilancio dei cantieri, riforma dei fallimenti e detrazioni per l’edilizia” (Messaggero). Sembra una riedizione meno megalomane del mai attuato piano casa di Berlusconi e Tremonti per rilanciare l’edilizia. Speriamo bene.

Ieri deve essere stata una intensa domenica di lavoro per gli uffici stampa del Governo a giudicare dai titoli di oggi. Corriere della Sera: “Minibond e fondo per le imprese” (Corriere della Sera). Spiega Antonella Baccaro: i minibond sono “obbligazioni e cambiali che le imprese non quotate, medie e piccole, possono emettere per finanziarsi”. Sì, bellissimo, ma i soldi chi ce li mette?

Repubblica: “Crisi, arriva il fondo salva banche. Bce pronta a tagliare i tassi. Ipotesi di fare slittare il voto sul fiscal compact in Italia”. Lo chiedono molti economisti da tempo, Repubblica però si sorprende dell’idea, lanciata ieri domenica da Maurizio Gasparri (Pdl): “Fiscal compact, slitta la ratifica. la strana intesa Pd-Pdl: non c’è fretta”.

Forse a spingere Pd e Pdl al rinvio è stata la lettura del sondaggio pubblicato ieri da Repubblica. Oltre al dato inquietante che i due più popolari sono due outsider, Beppe Grillo e Luca Montezemolo (sono preceduti nella graduatoria da Monti e Elsa Fornero, ma nei sondaggi conta anche la ripetizione dei nomi in tv), i dati di ieri la dicono lunga su quanto la inadeguatezza di Monti, le sue promesse non mantenute (glielo ha detto anche il papa a Milano, accomunandolo al gran Bugiardo Promettitore Berlusconi, di smetterla di fare promesse a vuoto), non nuoccia solo a lui Monti, che ha perso metà dei consensi da quando si è insediato, ma anche ai maggiori partiti che lo tengono in piedi. E se nello stesso periodo il Pdl ha perso quasi sette punti nelle intenzioni di voto, il Pd ne ha persi due e così, chi più chi meno, ne hanno perso tutti a vantaggio solo dell’odiato Grillo e della Federazione della Sinistra.

Intanto a Berlino qualcosa bolle in pentola, ma il bollito che c’è dentro non è del genere che piacerebbe ai nostri politici e tecnici, i famosi eurobond destinati (Wall Street Journal) a scaricare sulle spalle dei tedeschi  e pochi altri i risultati di tanti anni di tentennamenti e errori (Berlusconi, tanto, Prodi da non sottovalutare e ora anche Monti).

Andrea Tarquini su Repubblica, Paolo Lepri sul Corriere della Sera, Alessandro Alviani sulla Stampa e David Carretta sul Messaggero spiegano infatti che “Il superpiano Bce-Ue per salvare l’euro (Corriere) non sarà gratis: in cambio gli stati europei dovranno rinunciare a un bel po’ di sovranità in materia fiscale e di budget. Intervistato da federico Fubini per il Corriere della Sera George Soros avverte: “Rischiamo un nuovo impero tedesco con una periferia povera e indebitata”.

Non c’è stata velina da palazzo Chigi, anche perché Monti non ne esce proprio da eroe, dopo che aveva fatto dell’imminente epifania degli eurobond un leit motiv con ultima cantata sabato 2 (“Gli eurobond  arriveranno, in una forma o nell’altra” e i giornali italiani confinano la notizia nelle pagine interne. Ma il Wall Street Journal ci apre: se ne comincerà a parlare il 22 giugno al vertice europeo, ma nei termini tedeschi, non italiani. Volete gli eurobond? Ve li diamo, ma alle nostre condizioni e poi comandiamo noi. Fa meditare il doppio grafico a pag. 6 del Wsj sulle “tetre” prospettive della occupazione in Europa: solo per Germania e Austria la linea della disoccupazione è in discesa. Per gli altri paesi “core”, cioè quelli fondamentali per l’europa, nella visione degli americani, Francia, Belgio e Olanda, la disoccupazione nel 2012 è in salita. A parte ci sono i “Paesi della periferia”: in Spagna, Grecia, Portogallo e Italia la curva si impenna, solo in Irlanda mostra una inversione di tendenza.

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