ROMA – “Quintultimi – scrive David Carretta del Messaggero – Davanti a Cipro, Grecia, Lituania e Malta. Anche in questa legislatura, l’Italia si trova nel fondo della classifica della partecipazione alle attività politiche dell’Europarlamento, che ha chiuso le sue porte giovedì scorso in attesa delle elezioni europee del 25 maggio”.
L’articolo completo:
Complessivamente, dalla prima sessione del luglio 2009 ad oggi, gli attuali 73 eurodeputati italiani hanno partecipato al 79,55% dei voti per appello nominale – uno dei parametri più importanti utilizzati dall’organizzazione VoteWatch per misurare l’impegno dei parlamentari a Strasburgo e Bruxelles.
Con l’Austria nettamente in testa al 91,12%, l’Italia si fa superare da tutti i grandi paesi, a cominciare dalla Germania, i cui parlamentari hanno partecipato al 86,78% delle votazioni. Solo ciprioti, greci, lituani e maltesi fanno peggio. Sui 766 deputati europei di 28 paesi, sono ben 17 gli italiani oltre il 700esimo posto. Tra quelli che hanno completato tutta la legislatura, in alta classifica c’è Sergio Silvestris, settimo con il 98,21% dei voti per appello nominale, mentre il peggiore è Ciriaco De Mita, 753esimo con appena il 49,23%.
LA QUALITÀ
«La quantità non fa la qualità», spiega un funzionario europeo, che da oltre 20 anni osserva gli europarlamentari italiani. Se c’è stato «un miglioramento» in termini di presenza alla “plenaria”, le buone intenzioni espresse cinque anni fa non sono state rispettate. I dati di VoteWatch sulle diverse attività degli europarlamentari – oltre al numero di voti per appello nominale, ci sono i rapporti, i pareri, gli emendamenti e le interrogazioni – aiutano a capire perché l’Italia conta meno di altri in un’assemblea sempre più importante per la vita dei cittadini.
Nel momento in cui il 75-85% della legislazione nazionale viene adottata attraverso il processo di co-decisione tra Europarlamento e governi, sono 22 i deputati italiani che non hanno scritto un solo «rapporto» legislativo o di iniziativa nei cinque anni della legislatura. Altri 27 italiani non hanno prodotto alcun «parere» delle commissioni competenti.
Per contro, l’Italia è campione d’Europa delle interrogazioni parlamentari, che però non influenzano il processo decisionale dell’UE: in cinque anni, gli italiani hanno posto 12.086 domande a Commissione e al Consiglio. Più di 6 al giorno, sabato e domenica inclusi.
I volti più noti al grande pubblico sono anche i meno assidui durante i voti a Strasburgo e Bruxelles. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, si piazza al 640esimo posto, superando l’ex aspirante candidato a sindaco di Napoli del Pd, Adrea Cozzolino (687esimo), e l’intramontabile Clemente Mastella (751esimo). Magdi Cristiano Allam, leader del partitino Io Amo l’Italia, ama molto meno rappresentare l’Italia in Europa: con il 75,99% dei voti arriva al 638esimo posto. L’ex anchorman del TG1 David Sassoli è 613esimo, nonostante il suo incarico di capo-delegazione del PD.
Fanno molto meglio altre ex star della televisione: Iva Zanicchi occupa la posizione 89, Barbara Matera la 211 e Elisabetta Gardini la 214. L’ex leader della Cgli, Sergio Cofferati, è invece al 104esimo posto. Il filosofo Gianni Vattimo, che avrebbe voluto ricandidarsi con il Movimento 5 Stelle prima di incappare nel veto di Beppe Grillo, è 699esimo. Gli impegni locali, spesso, fanno crollare la presenza: Francesca Balzani del Pd, diventata assessore al bilancio del comune di Milano, è al 678esimo posto con il 69,95% di voti per appello nominale.
Malgrado le assenze, Balzani è l’esempio di un deputato che conta anche se non è sempre a Strasburgo e Bruxelles. Relatrice per 12 volte in cinque anni, Balzani è stata tra gli italiani più influenti sul bilancio comunitario, collocandosi al 20esimo posto per numero di rapporti. Ma la vincitrice assoluta tra tutti i parlamentari europei di questa specifica classifica di VoteWatch è Barbara Matera: l’ex «signorina buona sera» ha firmato ben 54 rapporti. Solo che, con l’eccezione di un’iniziativa sulla «situazione delle madri single», scorrendo l’elenco si scopre che sono tutti su un unico tema: le autorizzazioni per finanziare la riqualificazione dei lavoratori licenziati da grandi aziende in difficoltà attraverso il Fondo di adattamento alla globalizzazione. «Quando Matera è arrivata in commissione Bilancio non sapevano cosa farle fare», spiega un’altra fonte dell’Europarlamento. «Così le hanno assegnato il dossier più facile: rapporti fotocopia per dare il via libera a tutte le proposte della Commissione Ue sul Fondo di adattamento alla globalizzazione». In compenso, Matera è molto invidiata dai colleghi, che la vedono proiettata in testa delle classifiche numeriche, anche se il suo compito è stato tra i più facili.